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Data: 15/03/2018 -

​L’esempio di Javier Zanetti e un sogno che si chiama play-off: Pistoiese, questo Viviano va forte... "come una Minardi"

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La prima immagine è quella di una famiglia (la sua) tutta nerazzurra che quando lo guarda giocare indossa la sciarpa della Pistoiese e la maglia di Zanetti. Eppure con quel cognome avrebbe dovuto fare il pilota... Più di qualcuno ci scherza su e Viviano Minardi sorride. Invece la benzina, lui, ce l'ha nelle gambe ed il tracciato su cui corre è quello del girone A della Serie C, dove c’è una città che sta sognando. Una squadra di uomini veri e forti che, partita dopo partita, ha agganciato con fatica il decimo posto, l’ultimo utile per partecipare ai play-off. Quella città si chiama Pistoia e i suoi giocatori vengono chiamati ‘Gli Arancioni’, un gruppo costruito per ottenere una salvezza tranquilla che si sta rivelando, invece, un duro ostacolo per ogni avversario e che fa della grinta e della costanza le sue armi vincenti. L’ultima convincente prova di questa tesi, che ormai è certezza, è arrivata sabato scorso, quando ‘Gli Arancioni’ di Paolo Indiani si sono imposti con un secco 3 – 0 nel derby casalingo contro il Pontedera. Una partita tutt’altro che semplice sulla carta, ma superata dalla Pistoiese con relativa facilità e chiusa addirittura già nel primo tempo.

Ad aprire le danze è stato proprio quel giovane centrocampista, Viviano Minardi, classe ’98, tra le scoperte più interessanti e sorprendenti di questa stagione di Serie C. “Sabato è stata una giornata davvero importante – racconta Minardi ai microfoni di gianlucadimarzio.com - I derby nascondono sempre molte insidie, ma siamo scesi in campo con la giusta concentrazione ed abbiamo dominato la partita. Una vittoria fondamentale che ci ha consentito un bel balzo in classifica, dove adesso occupiamo un’ottima posizione”. La costanza della Pistoiese ha consentito infatti agli uomini di Indiani di poter guardare la classifica con una certa tranquillità e non porre limiti ai propri obiettivi stagionali. “Innanzitutto dobbiamo guardarci le spalle, perché la salvezza resta comunque il primo obiettivo. Ma la squadra è forte, il gruppo lavora bene ed il nostro pubblico si merita di sognare: perciò ci godiamo questo decimo posto e lotteremo con le unghie e con i denti per mantenerlo sino alla fine del campionato”.

Basta veder giocare la Pistoiese per rendersi conto dell’attenzione ai dettagli e la carica agonistica trasmessa dal coach Paolo Indiani, vero valore aggiunto del team toscano. “Quando ho scelto Pistoia – continua Minardi – l’ho fatto soprattutto per Paolo Indiani. Non lo conoscevo personalmente, ma la sua fama lo aveva preceduto. Sapevo delle sue spiccate doti caratteriali, della sua grinta e della sua particolare attenzione verso i giovani, per cui è solito diventare un vero e proprio punto di riferimento. Sono arrivato per guadagnarmi una maglia da titolare e sono stato ripagato con una fiducia assoluta, che mi rende orgoglioso e mi responsabilizza molto, nonostante la mia giovane età. Grazie a lui ho trovato continuità di prestazioni e rendimento, dal punto di vista personale non potevo chiedere di meglio”. E la continuità, Minardi, la sta trovando anche sotto il punto di vista realizzativo, perché quello di sabato contro il Pontedera è il suo terzo gol stagionale. “Soprattutto è l’unico segnato in una partita che abbiamo vinto: negli altri due casi in cui ho segnato, siamo stati rimontati e non abbiamo mai portato a casa i tre punti. Comunque sono molto contento di aver trovato in più occasioni la via del gol, non sono mai stato un bomber, ma le mie caratteristiche mi portano spesso a seguire l’azione ed inserirmi, sono convinto di poter segnare ancora e migliorare ulteriormente”. Il giovane Minardi ha proprio cambiato passo e, visto il suo cognome, non ci si poteva aspettare diversamente. “Molti scherzano e ironizzano sul mio cognome, associandomi alla storica macchina di Formula 1 e dicendomi che ho sbagliato sport, che avrei dovuto fare il pilota. Non hanno tutti i torti – sorride – in macchina mi piace veramente spingere l’acceleratore fino al limite e sono piuttosto bravo”.

Anche con il pallone tra i piedi il ragazzo non se la cava male. L’entusiasmo e lo spirito di sacrificio certamente non gli mancano, così come le basi calcistiche, acquisite in un settore giovanile prestigioso come quello del Genoa. “Quelli di Genova sono stati anni importanti, in cui ho imparato e sono cresciuto molto, sia come giocatore che come uomo. Nella Primavera rossoblu ho avuto la possibilità di condividere lo spogliatoio con giocatori di livello assoluto e raggiungere il prestigioso traguardo dei play-off nazionali sotto la guida di mister Cristian Stellini, un vero maestro di calcio”. Ancor prima del campionato Primavera, il giovanissimo Minardi aveva già avuto l’opportunità di affacciarsi al calcio dei 'grandi', grazie ad una stagione vissuta in Serie C nel Cosenza Calcio, la squadra della sua città. “L’emozione più grande di quell’anno, e di tutta la mia carriera fino ad ora, fu l’esordio tra i professionisti. Non era una partita qualsiasi: allo stadio Massimino Cibali si giocava Catania – Cosenza, una sfida sentitissima, con oltre 10mila spettatori sugli spalti. Il mio allenatore di allora, Giorgio Roselli, decise di buttarmi nella mischia proprio nella fase più accesa del match. Ricordo ancora quella splendida sensazione. Mi tremavano le gambe dall’emozione, fu bellissimo”.

E a Cosenza tutti lo ricordano ancora con affetto e lo seguono. Soprattutto la sua famiglia, originaria di Figline Vegliaturo, a cui Viviano è legatissimo. “Sono andato via di casa a quattordici anni per inseguire il mio sogno e la mia famiglia mi ha sempre appoggiato in ogni mia scelta. Hanno seguito passo passo la mia carriera ed hanno gioito insieme a me di ogni traguardo raggiunto. Ogni fine settimana, a casa mia, si riuniscono per vedere le partite della Pistoiese: mio zio, mia mamma e perfino la mia piccola cuginetta. Tutti rigorosamente con sciarpa arancione al collo e maglia numero 27 (la mia) addosso, oppure quella del capitano Javier Zanetti, il mio esempio, l’eroe calcistico della mia famiglia, unita da una profonda fede interista. Penso a loro e mi riempio di orgoglio, penso a loro e sogno di renderli ancora più felici lavorando e sacrificandomi tutti i giorni per raggiungere obiettivi sempre più importanti”.

di Giacomo Bernardi

Tags: Lega Pro



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