“Mi trovo in Messico, ma facciamo presto che tra poco mi alleno”. Esordisce così l’ex Milan, Leonel Vangioni a Gianlucadimarzio.com. È carico e va di fretta l’argentino che si allena da solo in vista della prossima avventura, dopo la fine di quella al Monterrey. Tre anni ai Rayados nei quali ha vinto tutto quello che c’era da vincere. “È stata la decisione migliore per me: quando lasciai il Milan ricordo che mi chiamarono anche alcuni club italiani, ma non mi pento. È un calcio molto bello ma poco conosciuto e con poca visibilità”.
Quello che hanno visto tutti però è il gol segnato al Mondiale per Club lo scorso dicembre. “Abbiamo vinto la Concacaf Champions League e al Mondiale per Club ho segnato un gran gol. In semifinale stavamo per battere il Liverpool ed è stata un’esperienza molto positiva”.
Mercado, Pezzella o Maidana, Funes Mori e Vangioni. Questa la difesa con cui il River Plate nel 2015 ha vinto Copa Libertadores e Sudamericana. Tutti giocatori che poi si sono affermati tra Spagna e Italia. E a gennaio 2016 Galliani colse l’opportunità di prelevare il terzino sinistro a parametro zero, in vista della stagione successiva. “Quando firmai con il Milan avevo ancora sei mesi di contratto. Parlai con Rocco Maiorino e fu semplice trovare un accordo. Volevo giocare in Europa e non ci ho pensato tanto: era qualcosa di importante per la mia carriera. Arrivavo da un club grande come il River e credevo che il Milan potesse essere perfetto per me”.
L’arrivo nel calcio europeo a 29 anni, ma in passato non erano mancate le richieste. “Ricordo che nel 2012 quando giocavo al Newell’s, mi aveva cercato il Parma. Non credo di essere arrivato tardi, ma di esserci arrivato con la giusta esperienza”.
TRA SPERANZE E RIMPIANTI ROSSONERI
I sogni e le aspettative del Piri, soprannome ereditato dal padre, si scontrarono presto con le difficoltà della realtà rossonera. Neanche era arrivato a Milano e già c’erano le prime voci su un suo possibile addio. “In quel momento mi chiamò Galliani per rassicurarmi sul mio futuro al Milan”.
Ci vollero sei mesi prima di vederlo esordire, nonostante Montella avesse in rosa solo Antonelli come mancino e De Sciglio come adattato. “Fu una decisione dell’allenatore preferirmi loro due, ma in quei mesi persi la fiducia. Mi dispiace aver lasciato una cattiva immagine, mi è rimasto questo rimpianto di non essere riuscito a mostrare il mio reale valore. Al River ed ero abituato a giocare in uno stadio con 50-60 mila persone, senza l’infortunio che mi impedì di prendere parte al ritiro probabilmente sarebbe andata diversamente. Ho sofferto tanto per la tribuna in Supercoppa contro la Juventus, ma soprattutto per giocare poco”.
A gennaio con zero minuti in campo, si ripresentarono puntualmente le voci su un suo trasferimento. Ma arrivò la svolta, con 15 presenze nel girone di ritorno. “Il rapporto con Montella era buono, anche se quando arrivai non mi conosceva. Io ho rispettato sempre le sue decisioni, nonostante volessi giocare. Nel secondo semestre, con l’infortunio di De Sciglio, mi diede un’opportunità e in quella partita vincemmo. Da quel momento cambiò la mia stagione, da non giocare mai a giocarle tutte”.
LO SPOGLIATOIO
Tredici sudamericani in rosa, tre spagnoli, l’ambientamento nello spogliatoio non fu difficile. “Era un buon gruppo, avevo un buon rapporto sia con gli italiani che con i sudamericani. C’erano giocatori come Ocampos e Suso, che adesso stanno facendo bene nel Siviglia. Lucas al Milan arrivò a gennaio e non giocò molto, ma non mi sorprende il suo rendimento attuale. Poi se trovi un allenatore che crede in te è più facile dimostrare il proprio valore… Di recente ho parlato con Paletta, che mi ha detto di trovarsi molto bene al Monza, ma sento spesso anche Sosa, Mauri, Bacca, Mati Fernandez e Suso”.
Al termine della stagione con la qualificazione in Europa League, ci fu il passaggio di proprietà. L’arrivo di Yonghong Li, Mirabelli e Fassone comportò anche un cambio massiccio della rosa. “Mi sarebbe piaciuto rimanere ancora, ma non ho reso come ci si aspettava. Io sono arrivato gratis, mentre quelli arrivati la stagione successiva sono stati pagati tanti soldi e non hanno rispettato le attese. Alcuni di loro sono stati ceduti anche l’anno dopo. Cambiare sempre molti giocatori non aiuta, sono tanti anni che il club non sta attraversando un buon momento, ma credo che tornerà tra i top al mondo. Quest’anno sarebbero potuti arrivare più in alto in classifica, ma hanno fatto una buona stagione”.
FUTURO
La scadenza del contratto e la pandemia hanno interrotto per qualche mese la sua carriera. Il 33enne santafesino però è pronto a ripartire, e chissà che non possa esserci una nuova occasione per lui in Italia, come per i suoi connazionali Denis, Maxi Lopez e Ruben Botta. “Non lo so cosa mi aspetta. Sto parlando con alcuni club. Mi piacerebbe avere un’altra possibilità in Italia per dimostrare il mio valore. Ora sto bene e se dovesse arrivare un’offerta la prenderei in considerazione”.