Venti anni dal suo arrivo a Milano. Ne aveva 28 Leonardo Nascimento de Araújo, quando arrivò al Milan dopo aver vinto in Brasile con San Paolo e Flamengo, con il Valencia e il Paris Saint Germain: “Sono arrivato in Italia con l’idea di rimanere un paio di anni e poi via verso nuove avventure. Se non mi fossi trovato bene sarei sempre potuto tornare a casa in Brasile, non ci avrei mai scommesso” ha detto l’ex centrocampista del rossonero al Sole 24 ore.
Leonardo poi ripercorre la propria carriera e il suo post come dirigente prima e commentatore televisivo poi: “Qui mi sono costruito la mia vita, cinque anni con la maglia del Milan, sei da dirigente e poi l’esperienza da allenatore".
“Lavorare insieme a Galliani è come andare all’università, sono stato sei anni dirigente e poi due al Paris Saint-Germani, due scuole in cui ho imparato molto”. Poi sull’esperienza da allenatore: “La cosa importante è saper comunicare, essere concentrati e superare le polemiche che non mancano mai”. Sul suo passaggio all’Inter invece: “A Moratti dissi: ‘Lei sta scherzando?!?’ e poi riuscii a costruire un’avventura fantastica. Non mi pento di nulla di quel passaggio dal Milan all’Inter, ci furono delle polemiche ma tutto si è risolto".
Poi ritorna sull’esperienza manageriale della sua carriera. Per Leonardo la ricetta è semplice: una linea societaria chiara chiara zero screzi e tanto lavoro: “L’Italia si è fermata dieci anni fa ad esclusione della Juventus dove c’è programmazione e si investono i soldi solo se ne vale la pena. In Italia il calcio funzionava perché c’erano le fortune dei Berlusconi, Moratti e Agnelli che staccavano assegni per prendere giocatori forti. Oggi gli stadi sono obsoleti e manca una struttura socio-politica - ha continuato l’ex dirigente del PSG - mentre in Inghilterra, Germania e Spagna si sono dati regole e modelli, canalizzando i soldi dei diritti tv verso lo sviluppo di politiche di marketing negli altri continenti. Mi sembra complicato l’attivo di investimenti stranieri, se si mettono i soldi sui giocatori e non sulla programmazione si va lontano” ha concluso Leonardo.