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Data: 15/01/2016 -

Le mani e i soldi della Cina sul calcio europeo: chi sono gli investitori che vogliono i 'nostri' giocatori

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Siete seduti al tavolo dell’asta di riparazione del fantacalcio, la vostra squadra ha urgente bisogno di nuovi innesti per risollevarsi da un’anonima posizione di classifica e il vostro fondo cassa conta un ammontare pressoché illimitato di crediti. Siete consapevoli che i top player di reparto sono già accasati in squadre più forti della vostra, così dovete necessariamente ripiegare su qualche vecchio mestierante di categoria nella speranza riesca a svernare per l’ennesima primavera. I vostri avversari iniziano a temervi, sanno che per quest’anno non potete cambiare più di tanto gli equilibri dell’asta, ma che per le prossime stagioni quel gap presente tra il loro e il vostro bilancio peserà sempre di più.

Ecco, i cinesi che vogliono i campioni dall’Europa somigliano molto al suddetto fantallenatore: hanno i soldi, tanti, hanno voglia di spenderli e non si fanno scrupoli a controllare gli esborsi, perché la disponibilità di liquidi è talmente alta che non è una manciata di milioni a fare la differenza sul bilancio.

In questo mercato di gennaio la potenza economica cinese è uscita più che mai allo scoperto, con le incredibili offerte milionarie dirette alla Serie A che hanno scoperchiato un vaso di Pandora finora mai seriamente preso in considerazione. I nuovi investitori cinesi si inseriscono difatti in un sistema calcistico dalle radici profonde ma cedevoli, con la crisi economica che ha spaccato irrimediabilmente il terreno su cui le società europee posavano i loro beni. In un calcio sempre più legato al business, è ormai impensabile per i club del vecchio continente un ritorno al passato che prescinda dagli innumerevoli aspetti economici e finanziari esistenti. In uno scenario simile, non resta che volgere lo sguardo a Est per trarre vigore dal sol levante.

In principio furono Anelka e Drogba, volati in Cina per rinforzare le fila dello Shanghai Shenhua, seguiti dal blocco italiano formato da Diamanti, Gilardino, Cannavaro e Lippi che trionfarono con il Guanghzhou Evergrande. Nel corso degli anni, i colossi cinesi della finanza mondiale hanno bussato alle porte dell’Europa, entrando come azionisti di maggioranza nei CdA di alcuni grandi club: lo scorso dicembre il China Media Capital, insieme alla banca Citic, ha rilevato il 13% del City Football Group (la holding con a capo lo sceicco del Manchester City, Mansour), per 400 milioni di dollari, con una valorizzazione del gruppo di circa3 miliardi di dollari.

Tra le altre operazioni di rilievo ci sono l’acquisizione del 60% dello Slavia Praga da parte della China Energy Company Limited lo scorso settembre e l’acquisizione del Sochaux per conto della Ledus, società con sede a Hong Kong. La Liga è il campionato europeo con i tratti cinesi maggiormente in rilievo: l’Atletico Madrid infatti ha ceduto in aprile il 20% delle quote a Wanda Group, altro gigante del mondo mediatico; a Barcellona invece il Gruppo Rastar ha acquistato il 56% dell’Espanyol, divenendo così azionista di maggioranza del club catalano.

L’Italia non resta alla porta e da anni intrattiene rapporti di amicizia con la lontana Cina: dai ritiri estivi alle finali di Supercoppa, passando per la cessione del Pavia a Xiao Dong Zhu e la trattativa che vede attualmente coinvolto il Bari, anche gli imprenditori italiani iniziano a parlare il mandarino.

In questa sessione di calciomercato la società che più si sta imponendo è il Jiangsu Suning, un club di Nanchino fondato nel 1958 che, dopo anni vissuti in incognito, è salito alla ribalta grazie all’ingresso del titano Suning Commerce Group, azienda leader nel campo dell’elettronica. La Suning ha rilevato il Jiangsu spendendo 73 milioni di euro, modificando il nome da Jiangsu Sainty a quello odierno. La rosa attuale, allenata dall’ex Foggia Dan Petrescu, sarà rinforzata dall’innesto ormai certo di Luiz Adriano; oltre all’attaccante del Milan, il Jiangsu strizza l’occhio anche a Gervinho, Eder e Guarin, per i quali sono state presentate offerte dalle cifre strabilianti: mentre quella di Eder è già stata ritoccata verso l’alto, non ci sono ancora numeri reali per gli altri due ma siamo pronti a scommettere che si parlerà di puntate altrettanto incredibili. Per dare un’idea della forza economica cinese, basti pensare che al momento il Guanghzhou sta trattando la cessione di Elkeson (33 gol in 37 partite) per 18 milioni di euro con lo Shanghai SIPS.

La Cina sembra avere scoperto finalmente le carte, forte di un background economico al momento senza eguali e consapevole delle difficoltà in cui imperversano i club europei. Il movimento calcistico cinese è ancora molto arretrato rispetto ai vicini Giappone e Corea, per questo il governo sta implementando le strutture necessarie, così da stimolare un adeguato seguito culturale. Dal 2016 infatti, il calcio sarà materia scolastica obbligatoria, insegnata anche da esperti europei accuratamente selezionati dal ministero cinese.

L’asta è terminata, vi alzate dal tavolo delle trattative con una malcelata soddisfazione, incomprensibile per i vostri rivali. Avete acquistato una manciata di stelle europee non ancora sul viale del tramonto, vi preparate a dare fuoco alle polveri nella prossima sessione di mercato e non vi curate delle malelingue che parlano dei vostri acquisti: quelli che loro chiamano sperperi, per voi non sono che investimenti irrisori.

Andrea Zezza



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