Dal lungo corteggiamento al lungo addio. Stefano Sorrentino e il Palermo si sono inseguiti per anni e, una volta trovati, non hanno mai avuto un momento di equilibrio. La retrocessione, voci di mercato, gerarchie cambiate e poi ridefinite, un contratto in scadenza e una trattativa che, alla fine, non ha mai preso il decollo. Tre anni e mezzo che definire intensi è riduttivo, per tutto quello che hanno vissuto i rosa e il portiere arrivato in Sicilia nelle prime settimane del 2013. Un anno disgraziato, tra errori in campo e fuori, che rischiava di trasformarsi nell’unico anno di Sorrentino ai piedi di Monte Pellegrino. Troppo poco, per un giocatore che ha voluto fortemente Palermo e che il Palermo ha altrettanto fortemente portato alla corte di Gasperini.
Un trattativa nata sin da prima dell’apertura del mercato, mentre in campo Ujkani e Benussi si giocavano il posto da titolare. Una trattativa così lunga che Pietro Lo Monaco aveva quasi deciso di mollare tutto e virare altrove, perché il Chievo non si piegava nemmeno dinanzi alla decisione di Sorrentino di non presentarsi agli allenamenti. Strane, le vie del mercato: perché adesso Sorrentino torna proprio lì, in quel Chievo che gli ha ridato la giusta ribalta in Italia dopo tre anni all’estero, e che adesso deve riconquistare dopo un addio consumatosi non senza polemiche. Tutto rientrato, ovviamente, altrimenti non sarebbe stata certo Verona la sua nuova destinazione. A 37 anni, inoltre, un ambiente tranquillo e già conosciuto non può che essere l’ideale per smaltire le scorie di tre anni e mezzo nella frenetica Palermo.
Accolto dai tifosi come il salvatore della patria, non riuscì ad evitare la retrocessione dei rosa. In una stagione disgraziata, anche un suo errore contro il Bologna finisce nella bacheca degli orrori di quel Palermo, partito con ben altre ambizioni. Resta in Serie B pur avendo richieste dalla A e domina su tutti i fronti. È di gran lunga il miglior portiere del torneo e quando deve assentarsi per infortunio si nota eccome, la sua mancanza. Forse non la nota il presidente Zamparini, che vuole per lui un ruolo di vice, e lì la prima scintilla: “Io non faccio la chioccia a nessuno”, frase ripetuta più volte nell’arco delle sue stagioni a Palermo. Perché Sorrentino non solo si sente un titolare, ma lo dimostra sul campo a suon di parate. E dire che sulle sue tracce s’era mossa persino la Juventus.
Eppure il ritornello non cambia. Ultime partite del campionato 2014/15, torna titolare Ujkani. Perché in vista della prossima stagione si sta per ripetere lo stesso scenario dell’estate prima. Il campo, ancora una volta, premia Sorrentino. Finalmente arriva un ritiro da vivere in assoluta tranquillità… e invece no. Il contratto firmato due anni e mezzo prima vede come data di scadenza un più che prossimo 30 giugno 2016. Si parte con le trattative, ma di punti di incontro ce ne sono realmente pochi. Si arriva a febbraio senza un accordo e a quel punto Sorrentino può firmare con chi vuole. È il preludio ad un addio che a Palermo, dopo aver visto la fascia di capitano passare da Edgar Barreto a lui, avrebbero voluto evitare tutti.
L’addio invece arriva, ed è un addio lungo. Proprio come la trattativa per portarlo a Palermo. Mentre la squadra annaspa in zona retrocessione, tutti vogliono sapere quale sarà il suo futuro. Sorrentino evita di parlarne, agisce da capitano e ce la mette tutta per contribuire alla salvezza dei rosa. Fa, suo malgrado, anche da “chioccia”, con i giovanissimi Alastra e Posavec, lanciati in campo a causa di un suo infortunio. Anche qui, però, non mancano le liti: basta dire Coccaglio e Ballardini per avere chiaro il quadro della situazione nel giorno in cui, nello stesso luogo e con lo stesso allenatore, il Palermo cambia marcia e vola verso un’insperata permanenza in Serie A. Merito suo, merito di Ballardini, merito di tutta una squadra capace di cancellare il passato recente e di remare verso un’unica direzione. Una volta tagliato il traguardo, però, le strade si separano. Sorrentino è il primo ad andar via, con le lacrime a far da cornice ad un applauso unanime di tutto il “Barbera”, in quella che è stata la sua ultima partita in rosanero.
di Benedetto Giardina