Lazio show, da "crazy-Keita" ai gol di Immobile: sette storie per sett...
Close menu
Chiudi
Logo gdm
Logo gdm
logo
Ciao! Disabilita l'adblock per poter navigare correttamente e seguire tutte le novità di Gianluca Di Marzio
logo
Chiudi

Data: 07/05/2017 -

Lazio show, da "crazy-Keita" ai gol di Immobile: sette storie per sette gol

profile picture
profile picture

Se siete amanti del film "Sette spose per sette fratelli" è il giorno che fa per voi. Perché stavolta parliamo di un remake calcistico in chiave pallonara, con un titolo diverso: "Sette storie per sette gol". Tutti all'Olimpico, tutti "Made in Lazio". Tutti oggi poi, nel 7-3 contro la Sampdoria (ps: erano 12 anni che in Serie A non si vedevano 10 reti in una partita). Decisivi e non superflui, perché gli Inzaghi's boys centrano l'Europa aritmeticamente e scrivono la Storia. Anzi, sette. Una per ogni gol, dai 22 squilli di Ciro Immobile all'exploit dei giovani; da Keita versione top player a Strakosha figlio d'arte, passando per l'artefice di tutto, Simone Inzaghi. Sette storie da Lazio, eccole qui.


1) INZAGHI: UN LEADER ALL'IMPROVVISO



INZAGHI - La prima storia è la sua. E la Lazio, inevitabilmente, è la sua "sposa" predefinita: "Allenare qui era il mio destino". Eh sì. Perché ormai la sua vicenda è nota a tutti e "Simo" non ci scherza neanche su, non gli va. Non gli piace ricordare quei momenti. Era in Ciabatte, a Milano Marittima, ad aspettare una chiamata che sarebbe arrivata soltanto per caso. Bielsa sì, Bielsa forse. Bielsa no. Il "gran rifiuto" del Loco I del pallone. Che si fa? Toh, c'è Inzaghi: contratto di un anno e sorrisi: "Torno per restare". Resterà, Simone, con tanto di rinnovo e ritocco dell'ingaggio, nonostante l'offerta della Fiorentina. Resta con l'Europa in tasca e con la speranza di tenersi stretti i suoi gioielli, da Keita a capitan Biglia. Non si sente un fenomeno, non è un montato e non fa neanche il filosofo. Inzaghi è umile, equilibrato, razionale, scaramantico quasi come Pippo. Tant'è che ai tempi della Primavera, e forse anche ora, non andava a dormire se prima non aveva bevuto una bottiglia di vino col suo staff. Motivatore, poi. Ha creato un gruppo unito e ne va fiero: "Sono orgoglioso dei miei ragazzi". Leader all'improvviso.


2) I GIOVANI: DALLA PRIMAVERA CON FURORE



Re Mida del pallone, ne abbiamo? Perché quest'anno è andata così: ogni giovane che è stato lanciato ha fatto bene. E' diventato "oro". Tutto merito di Inzaghi, certo. E se n'è parlato molto. Dagli Allievi alla prima squadra "coi suoi ragazzi". Ma anche della società, brava a farli crescere lontano da Formello ma a tenerli comunque sott'occhio. Prendiamo Lombardi, il caso più eclatante. Male a Trapani, benino ad Ancona. Contratto fino al 2019 poi rinnovato fino al 2022. Con Bielsa non sarebbe andato neanche in ritiro, Inzaghi l'ha chiamato il giorno di prima di partire e l'ha portato insieme a lui. Storia nota. Era fatta alla Sambenedettese, poi si è ritrovato titolare contro l'Atalanta a causa dei comportamenti di Keita. Chiamata al papà: "Oh, mi ha dato il fratino...". Prima da titolare in Serie A e subito in gol: "Lo dedico a mio fratello che mi guarda da lassù". Orgoglio di mamma e papà, orgoglio di Viterbo (leggi il viaggio nella sua prima società). Il lieto fine che tutti vorrebbero. Poi? Poi Crecco, richiamato dal prestito all'Avellino e in gol nel 6-2 contro il Palermo; il giovane Murgia, uno che stregò perfino Bielsa. 12 presenze e un gol contro il Torino, da impazzire. Senza contare Strakosha, da riserva della riserva a titolare, fino a Prce, Tounkara e Alessandro Rossi, bomber della Primavera. Tutti considerati, tutti parte di un gruppo. Il vero segreto della Lazio.


3) IMMOBILE: CI PENSA CIRO



Che dire? E tutto scritto lì, sui tabellini: 22 reti in Serie A come nella sua miglior stagione col Torino, quando uscì da capocannoniere e se ne andò al Mondiale brasiliano. Nessuno avrebbe scommesso un euro su di lui. Quest'anno veniva da un anno travagliato, carico di motivazioni: "Ho scelto il 17 perché a Pescara portò bene". Risultato? Numero fortunato, bomber ritrovato. E investimento da grande squadra per la Lazio (preso a 8,5 milioni). Inzaghi l'ha cercato, voluto e infine preso. "E' grazie a lui che oggi sono qui". E pensare che al suo posto sarebbe potuto arrivare Enner Valencia, attaccante dell'Everton che quest'anno ha segnato 3 gol. Game, set, match. Ci pensa Ciro.

4) STRAKOSHA: FIGLIO D'ARTE


Andò ad Auronzo quasi per caso. In silenzio, senza dire una parola. Male male alla Salernitana, inizia da titolare e poi esce dal giro. I tifosi non lo vogliono e lui, a testa bassa, rientra a Formello. Inzaghi lo studia, lo osserva e se lo tiene: "Sì, può fare il terzo portiere". Prima di lui c'è Ivan Vargic, ma quando Marchetti dà forfait contro il Milan a San Siro l'allenatore chiama lui, Thomas figlio d'arte. Da lì, un'alternanza col "Fede" a causa di problemi. Infortuni, stop. Strakosha c'è e si fa trovare pronto, fa il suo esordio pure in Nazionale, tra l'altro contro l'Italia, rendendo il padre orgoglioso di lui: "E' il mio idolo, è per lui che sono diventato portiere". Oggi la società è pronta a blindarlo. Ah, contro la Samp due parate decisive sull'1-0. Ancora protagonista. Sliding doors.


5) KEITA: CRAZY GENIUS



Forse la storia più bella. Più travagliata, più da thriller. Ma bella. Perché a inizio anno lui e la società erano davvero ai ferri corti: prima l'auto-esclusione dall'amichevole col Brighton, poi il finto (?) infortunio prima dell'Atalanta. Inzaghi deluso: "Sono basito dal suo comportamento". Guerre di comunicati, stilettate più o meno velate, clima teso. Poi, però, la lenta ripresa: nel giro di qualche mese - soprattutto dopo il rientro dalla Coppa d'Africa - Keita si prende la Lazio a modo suo, tra gol e talento. Eguaglia il suo record di reti, va in doppia cifra, segna la sua prima tripletta in Serie A e stende la Roma con due gol da bomber vero. "Vorrei che restasse con noi" ha detto Inzaghi. La Juve lo cerca, Mirabelli l'ha visto più volte e lo tiene da conto per il nuovo Milan. La "Maravilla" dribbla le voci di mercato segnando come non mai. E oggi ne fa un altro alla Samp. "Quanti in stagione?" 14. Come il numero di maglia in onore di Henry. Una volta un signore lo vide giocare e predisse al padre il suo futuro: "Compragli delle scarpe, grazie al calcio viaggerà molto". Alla Lazio sperano che rimanga nei paraggi ancora per un po'. Crazy genius.


6) VALORIZZAZIONE: IL TESORETTO DELLA LAZIO



Il mercato non poteva mancare. O meglio, le valutazioni dei giocatori, che dopo un annata del genere sono aumentate vertiginosamente. Il tutto nel giro di un anno: merito di Inzaghi, del bel gioco, dei risultati e dell'Europa conquistata. Prendiamo Keita, in scadenza di contratto nel 2018: pagato 300mila euro dal Barcellona, ora vale circa 25 milioni. Exploit. Biglia? Pagato 8,5 dall'Anderlecht, oggi si attesta sui 20: "Devo incontrarmi con la società" ha detto il capitano. Incontri per il rinnovo. Poi de Vrij (dai 7 ai 30 milioni), Milinkovic (costato 9 dopo l'intrigo con la Fiorentina, ora vale più di 25), Strakosha (cresciuto nelle giovanili, si attesta sui 5). Senza contare Ciro Immobile, il cui valore si avvicina ai 20 milioni, e Felipe Anderson, da 7,5 a 28. Tesoretto da valorizzare.


7) L'EUROPA: "E QUINDI USCIMMO A RIVEDER LE STELLE"



L'ultima storia è la più recente. La più fresca: il ritorno in Europa dopo aver combattuto per un anno. Con Inzaghi poi, capocannoniere dei biancocelesti nelle coppe europee con 20 reti (ricordate il poker al Marsiglia?). Ad agosto nessuno l'avrebbe detto, oggi la Lazio fa sua l'aritmetica in attesa di blindare anche il quarto posto. Missione compiuta: “I ragazzi sono stati bravissimi, hanno avuto un ottimo approccio. Onore a questi giocatori che hanno avuto un ottimo stadio dalla loro parte. Sono orgoglioso di allenarli. Arrivare in Europa con tre giornate d'anticipo è un motivo d'orgoglio per tutti". Game, set, match. Inzaghi rivede le stelle.



Newsletter

Collegati alla nostra newsletter per ricevere sempre tutte le ultime novità!