Se la Lazio di quest’anno fosse un film avrebbe tre titoli e un regista, Paolo Genovese. Tre sceneggiature per tre gol.
Ciak, si gira, stavolta dirige Paolo, uno che ha la Lazio dentro e va a vederla anche all’Olimpico, lasciando a casa i premi: “I laziali sono abituati a soffrire”. E a vivere diverse fasi. L'ottovolante del pallone tra lampi e schiarite. Un po’ “Immaturi” e un po’ “Famiglia perfetta”, capolavori di Genovese, perché se perdi una Champions in 5 minuti manca ancora qualcosa. Maturità. Anche se alla ripresa “stecchi” 7 partite di fila, 3 sconfitte e 4 pareggi, 44 giorni senza guizzi.
Qualcuno mugugna, magari ha ragione, ma il gruppo tiene botta e resta unito. Il ritiro è servito a qualcosa: “Una famiglia perfetta”. Quella che oggi stende il Cagliari 3-1 e torna sull’ottovolante: non sai mai quando scendi ma una volta salito ti diverti. Come l’anno scorso, miglior attacco (89 gol) e bel gioco, il "colpo grosso" mancato per dettagli. Oggi la Lazio sembra quella di prima: Milinkovic torna a segnare dopo 3 mesi e scoppia a piangere, una liberazione dopo le critiche. Mani sul viso, l’Olimpico lo abbraccia e lui si scusa: “Ora sono io, ora sono tornato”. Questa notte è ancora sua.
Stesso copione per Luis Alberto, il migliore in campo, finalmente addio ai problemi. Bentornati tacchi, assist e sombreri. Lui e Correa si completano e il tempo diventa bello, il mare è di nuovo calmo e la testa pensa, stavolta non si deprime. Un colpo di tacco ai “Perfetti Sconosciuti” dell'estate che oggi sono amici. Milinkovic apre, Lulic chiude e Acerbi raddoppia, terzo gol in campionato per una “Favola Vera” che continua, verso la Champions.
Ora Inzaghi punta la Luna, ci è già stato e vuole tornare. Genovese può essere d'aiuto pure qui.