L'anteprima della biografia di Vardy: "Adoravo Matematica. Di Canio il...
Close menu
Chiudi
Logo gdm
Logo gdm
logo
Ciao! Disabilita l'adblock per poter navigare correttamente e seguire tutte le novità di Gianluca Di Marzio
logo
Chiudi

Data: 29/11/2016 -

L'anteprima della biografia di Vardy: "Adoravo Matematica. Di Canio il mio idolo e quella volta che mi sfidò a calcio tennis..."

profile picture
profile picture

Una stagione unica, irripetibile. Leicester campione della Premier League, chi l'avrebbe mai detto? Una favola nel calcio di cui si parlerà per decenni anche grazie a quel suo trascinatore in campo, Jamie Vardy, la cui storia ha fatto davvero il giro del mondo. Dal lavoro in fabbrica al titolo, in mezzo tanta gavetta nelle serie minori. Leggenda. A cui non poteva certo mancare una biografia 'Jamie Vardy - Venuto dal nulla. La mia storia'. Ecco una breve anticipazione, come si legge sulle pagine di Extra Time:

A LEZIONE MR PEMBERTON MON AMOUR RE DEI NUMERI

A scuola, oltre a giocare a calcio mi interessava soltanto una cosa: le lezioni di matematica di Mr Pemberton. Durante le lezioni delle altre materie facevo finta di ascoltare, pensando più che altro alla successiva partita del Wednesday o al gol che avrei segnato al campetto, ma quando Mr Pemberton si piazzava di fronte alla classe aveva la mia completa attenzione per tutto il tempo che voleva, perché era una persona gentile e un ottimo insegnante – il giornalaio vendeva addirittura delle caramelle con il suo nome – e perché matematica era la mia materia preferita in assoluto. Calcio a parte, infatti, i quiz sulle tabelline di Mr Pemberton alla scuola elementare erano la cosa migliore della settimana. Disegnava sulla lavagna un orologio, con i numeri da 1 a 12, e poi metteva un numero al centro; a turno, ogni ragazzo andava alla lavagna, davanti a tutti, dove la tensione era alta, e Mr Pemberton diceva: “Bene, trenta secondi a partire da ora”. Allora indicava con la sua bacchetta uno dei numeri dell’orologio, che andava moltiplicato per il numero centrale; era un gioco che mi piaceva tantissimo, e in cui, a differenza degli altri esercizi che facevo a scuola, ero molto bravo. Non so da dove mi venisse quella propensione naturale per i numeri; forse dal tempo che avevo trascorso da bambino nella sala giochi del pub, con i miei genitori...».

GLI ANNI D’ORO AL WEDNESDAY E IL DERBY ’93

I primi anni 90 erano un periodo fantastico per i tifosi del Wednesday, perché stavano vivendo un’età dell’oro in cui il club era riuscito a imporsi come una delle squadre più forti del calcio inglese: nel 1991 aveva battuto il Manchester United e vinto la Coppa di Lega, la stagione successiva aveva chiuso il campionato in terza posizione e nel 1993, quando avevo 6 anni, aveva giocato a Wembley quattro volte nel giro di sette settimane. La prima di quelle partite era la cosa di cui tutti parlavano nella zona, perché si trattava di una semifinale di FA Cup contro lo Sheffield United, il nostro peggior nemico; il Wednesday vinse 2-1 ai supplementari, e senza dubbio il momento migliore fu il gol di Chris Waddle... Durante le nostre partitelle fuori dallo stadio la palla finiva spesso oltre il muro perimetrale, e così per riprenderla, invece di chiedere a qualcuno della sicurezza, lo scavalcavamo; in quell’occasione decidemmo di fare una bravata, non solo scavalcammo il muro, ma ci dirigemmo verso il campo di gioco. Ci stavamo divertendo un sacco, passandoci la palla di fronte a 40 mila seggiolini vuoti, impersonando a turno Hirst e Paolo Di Canio, quando improvvisamente una guardia di sicurezza iniziò a urlarci contro e fummo costretti a svignarcela. Di Canio firmò per il Wednesday nel 1997, un anno dopo l’arrivo in squadra di Benito Carbone, e quella strana coppia di italiani mi regalò una delle migliori esperienze della mia infanzia. Un sabato mattina dovevamo allenarci a Middlewood e, dato che non erano previste partite, anche i giocatori della prima squadra erano lì per un allenamento leggero; io stavo facendo qualche passaggio con un ragazzo della mia squadra, quando all’improvviso si avvicinarono Carbone e Di Canio e ci sfidarono a calciotennis. All’epoca erano probabilmente i due migliori giocatori del Wednesday - erano stati gli acquisti più costosi del club, quando avevano firmato -, per cui che ci chiedessero di giocare con loro era davvero un sogno, che divenne un incubo una volta iniziata la sfida: ci distrussero. Da una parte della rete c’erano due ragazzi che si preoccupavano solo di mandare in qualche modo la palla dall’altra parte, non importava come, e dall’altra c’erano Carbone e Di Canio che davano spettacolo con passaggi e rovesciate. “Wow” era tutto quello che riuscivo a pensare. Adoravo Di Canio: che giocatore, quanto talento, quanta passione. Se però uno parla di Di Canio e dello Sheffield Wednesday tutti pensano all’episodio del settembre 1998, quando in una partita contro l’Arsenal diede uno spintone all’arbitro Paul Alcock che lo aveva espulso; a ripensarci le due cose che mi fanno sorridere sono l’atteggiamento teatrale dell’arbitro - che ci mette praticamente mezzo minuto a cadere a terra - e la scena comica di Nigel Winterburn, che prima si avvicina per affrontare Di Canio e poi si spaventa quando questi accenna a rifilargli un cazzotto.



Newsletter

Collegati alla nostra newsletter per ricevere sempre tutte le ultime novità!