L'allievo supera il maestro? Non ancora, ma Federico Di Francesco è sulla buona strada. La serie B l'indispensabile "palestra" per crescere e per diventare protagonista anche in A, proprio come fece papà Eusebio. Quella di intraprendere lo stesso mestiere non è stata una scelta condizionata: "Da quando ero piccolo ho vissuto a stretto contatto con il calcio" - si legge nelle pagine di B Magazine, la rivista ufficiale della serie B -"L’ho respirato a casa, sui campi di allenamento, negli stadi. È stato un amore a prima vista: seguendo mio padre e le sue partite non poteva essere diversamente. Da parte sua nessun consiglio in particolare. Mi ha sempre detto di divertirmi e di giocare spensierato e che qualunque fosse stata la mia scelta, qualora fossi stato felice, l’avrebbe appoggiata. Quindi credo sia felice anche lui di questo mio percorso calcistico. Sin da piccolo avevo l’ambizione di poter un giorno giocare a calcio tra i professionisti. Sinceramente coltivo quotidianamente questo sogno e mi curo che con l’impegno e la dedizione possa diventare realtà".
Esordio in A da giovanissimo: "È stata una grande emozione esordire in A a 18 anni. Sinceramente è stato un evento inaspettato anche se il Pescara in quel momento stava vivendo un momento difficile con una retrocessione ormai acquisita ed è stato più facile dare la possibilità a dei giovani di provare l’ebbrezza della massima serie. Il mio sogno è quello di tornarci conquistandola sul campo. Tutte le stagioni che ho giocato sono state importanti per me, per il mio bagaglio di esperienze e per crescere come calciatore e come uomo. Under 21? Essere stato chiamato in Nazionale è stata veramente una grande gioia: purtroppo per un problema fisico non ho potuto esordire in maglia azzurra, ma il mio obiettivo è quello di poter tornare in nazionale".
Otto gol in campionato, sei sono valsi tre punti: "A questa statistica sulla fortuna non avevo mai pensato. Non credo a queste cose, credo nel lavoro e spero di fare altri gol importanti per salvare il mio Lanciano. Serie B? Sicuramente la Lega Pro è più fisica, ma mi ha fatto crescere tantissimo sotto molti aspetti visto che i gruppi sono molto eterogenei con calciatori di lunga esperienza e giovanissimi alle prime armi. È un’ottima palestra per farsi le ossa. Nella B il calcio è più tattico e più 'spettacolare' perché ci sono più spazi per le giocate". Sogni? "Mi piacerebbe un giorno giocare con una grande squadra e vestire la maglia azzurra. Lavorare con mio padre? Mio padre, oltre a essere un punto di riferimento importante nella vita, è anche un grandissimo allenatore quindi non mi dispiacerebbe affatto".
In chiusura d'intervista un pronostico sul campionato: chi salirà in A? "Crotone e Cagliari, ovviamente e poi credo che Pescara e Spezia siano le più attrezzate per essere la terza promossa".