Toccare con mano il Paradiso per poi doversi accontentare del Purgatorio. Metafora ricorrente nella carriera di Lucas Correa, centrocampista argentino classe ’84 del Mantova. Lui che era per tutti “il ‘Cabezon’, per la testa grande” anche se ora “di capelli ce sono pochi e non sono più così Cabezon”, ride ripercorrendo la sua carriera in esclusiva per GianlucaDiMarzio.com. Correa sarebbe potuto essere un crack del calcio argentino. Cresciuto a pane e pallone: “La prima cosa che mi regalarono fu un pallone. Ho iniziato nel Rosario Central e ho avuto la possibilità di far lì tutta la trafila. Abitavo a 50 metri dallo stadio Gigante de Arroyito e tutta la mia famiglia tifa Rosario Central”. Insomma, sembrava l’inizio del sogno: “Prima ero tifoso, poi sono riuscito a diventarne anche giocatore. A 17 anni feci l’esordio. Fu pazzesco”. Cresciuto cercando di emulare idoli come “Veron, Riquelme e Seedorf”. Tutto procedeva al meglio. Arrivò anche la convocazione nella Nazionale sub 17 argentina per il Mondiale di categoria in Trinidad e Tobago con gente del calibro di Tevez, Mascherano, Maxi Lopez, Zabaleta e tanti altri. “Sono ancora in contatto con Mascherano. Io e lui abbiamo vissuto due anni nella stessa città. Tempo fa andai a trovarlo a Barcellona, fu gentile a regalarmi i biglietti per la partita”. E che ricordi. “Non dimenticherò mai quando con quell’Argentina U17 sfidammo la Selección vera e propria, quella di Bielsa. Eravamo ragazzini e ci eravamo illusi addirittura di poter vincere. C’erano Veron, Riquelme, Aimar e tanti altri campioni. Eravamo talmente convinti di vincere che dopo nemmeno 10’ eravamo già sotto di 3 o 4 gol… quanto si arrabbiò il nostro ct!”, continua Correa con l’ennesima risata. Con spensieratezza. D'altronde il calcio per lui è sempre stato la sua vita: “Sono un grandissimo appassionato di questo sport. Per il resto, mi piace stare in compagni dei miei compagni ma niente cose strane. Girare centri commerciali, andare al cinema, navigare su Internet… insomma, cose così! Dedico la mia vita al calcio cercando di essere un esempio per i più giovani”. Tuttavia poco dopo la parentesi felice con la propria nazionale, qualcosa andò storto. Quella grande occasione per sfondare definitivamente che sembrava dover arrivare da un momento all’altro non si presentò mai: “Diciamo che non sono salito sul treno giusto perché in quegli anni il mio club stava vivendo qualche difficoltà e io non giocai molto. Poi ognuno ha la propria storia e segue il proprio cammino. Non ho nemmeno avuto un agente capace di consigliarmi in maniera corretta e trovarmi una sistemazione più adatta”. Approdò in Italia prima al Penne e poi al Lanciano dove in C fece grandi cose tanto da convincere la Lazio a puntare su di lui. Anche se poi il club biancoceleste lo fece solo a parole e non coi fatti: “Alla Lazio mi aspettavo qualche possibilità in più. Purtroppo anche per alcune decisioni societarie non ebbi la possibilità di giocare. Ricordo però con piacere quei tempi e i miei compagni. Eravamo quella squadra che vinse la Coppa Italia, c’erano diversi sudamericani e si respirava una gran voglia di vincere”. In quella Lazio c’era anche un certo Simone Inzaghi: “Sono convinto che giocatori come lui che hanno vissuto diverse esperienze, ne facciano tesoro poi per diventare grandi allenatori. In questa Lazio ha trovato grandi giocatori ma lui è stato bravissimo a farli diventare squadra. Sta dimostrando grandi cose e potrà far ancora meglio in futuro”. Da lì in poi una carriera trascorsa principalmente in Serie C sempre in Italia, la sua “seconda casa”. Fino alla sfida accettata col Mantova dall’inizio di questa stagione, dove Correa ha avuto un impatto incredibile. Già 7 gol in 14 partite giocate: “A Mantova mi sono trovato subito alla grande e, anzi, non mi aspettavo un impatto del genere. Avevo avuto qualche problema familiare che mi ha costretto a tornare per qualche periodo in Argentina e comunque gli anni passano, inizio a sentire la fatica. Conoscevo una piazza storica come questa ma soprattutto ho trovato grandi compagni e grandi uomini che mi stanno permettendo di esprimermi al massimo, con grande umiltà e serenità. È una grande famiglia!”. Ora sono quarti nel Girone C di Serie D a quota 30 ma per il 2018 prospettano di scalare la classifica. Prima però le feste di Natale, che Correa trascorrerà rigorosamente in Argentina insieme alla sua famiglia, ai genitori e ai fratelli. Tornando nella sua Rosario, dove tutto cominciò quando da ragazzino toccò con mano il Paradiso, salvo poi doversi accontentare del Purgatorio.
Data: 26/12/2017 -