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Data: 26/09/2017 -

Lafferty e la dipendenza dal gioco d'azzardo: "Vi racconto la mia vita da gambler"

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“Mi chiamo Kyle Lafferty e ammetto che sono un gambler”. Cuore in mano, occhi lucidi. E tanto, tanto coraggio. È quanto mai toccante la lunga intervista rilasciata da Kyle Lafferty – ex, tra le altre, anche del Palermo – ai microfoni della BBC. Un salto nel passato, tra il demone del gioco d'azzardo e tanti rimpianti. Con un ringraziamento speciale per l’ Heart of Midlothian Football Club, che gli ha permesso di ricominciare dopo essere stato multato dalla Football Association per aver violato la regola E8, attraverso cui si impedisce ai giocatori professionisti di scommettere sul calcio.

Ma torniamo proprio agli inizi. E’ il 20 febbraio del 2016. Lafferty gioca nel Norwich, ma ha la passione per le scommesse. Un giorno, annoiato, decide di puntare su una gara di calcio. “Avevo avuto delle vincite il giorno prima, quindi avevo dei contatti con me. Sapevo che scommettere sul calcio era contro le regole, ma quando hai una dipendenza dal gioco vuoi solo vincere quei soldi. Era sbagliato, lo so, ma l’ho fatto comunque”, racconta il classe ’87. Il fattaccio è compiuto, la notizia ci mette poco a circolare. La Federazione calcio inglese decide di sanzionarlo di 23mila sterline e gli consiglia di “fare i conti con i propri demoni”. Lafferty tira un sospiro di sollievo, inizia a vedere uno psicologo. Senza troppo successo, però: “La pena poteva essere ancora più dura, ma sono stato onesto con il giudice e questo mi ha facilitato le cose. La FA mi ha aiuto molto, ho parlato con una clinica e facevo terapia con uno psicologo ogni due settimane. Eppure, lo facevo in modo sbagliato: in quei casi, infatti, dai l’impressione che ti vuoi far aiutare ma dopo mezz’ora sei già a scommettere di nuovo”.

Nemmeno le sedute terapeutiche sortiscono l’effetto sperato. Troppo forte la dipendenza, questa illecita passione per le giocate. Nata per noia ai tempi dei Rangers: “A metà della mia avventura con i Rangers, non avevo niente di meglio da fare che andare a scommettere al termine degli allenamento oppure farlo direttamente online. Scommettere sul calcio mi era vietato, quindi iniziai a farlo sui cavalli anche se fino a quel momento non ne sapevo nulla. Mi informavo, cercavo indizi e poi scommettevo. Ogni giorno lo facevo su qualsiasi cosa: dai cavalli ai cani, fino alle roulette online. Ci sono state occasioni in un cui ho perso somme molto grandi, ma questo non mi ha mai fermato perché sapevo che in qualche modo avrei ricompensato la somma persa”. L’aiuto dei compagni di squadra? Prezioso, fondamentale. “Sono stato fortunato ad avere accanto a me compagni di squadra che hanno capito la mia situazione e hanno cercato di aiutarmi e tutt’ora lo fanno”, garantisce Lafferty. A cui perfino una società di scommesse ha provato a fargli cambiare strada: Un giorno una società di scommesse ha cercato di aiutarmi. Mi aveva mandato un questionario sul gioco d’azzardo a cui io risposi in modo quanto mai onesto. Un giorno andai a caccia e quando tornai vidi che il mio account era stato bloccato. Ho chiamato per chiedere spiegazione e non volevo altro che divorare il ragazzo che mi ha risposto. Ero accecato, solo ora capisco che stava cercando di aiutarmi”.

Oggi, una nuova pagina. Con una dichiarazione d’orgoglio che sa anche di rimpianto: “Ora sono pronto a dire che ho una dipendenza dal gioco d’azzardo”. Dipendenza da cui Kyle sta cercando di liberarsi, sostenuto dall’affetto dei dirigenti dell’ Heart of Midlothian Football Club. Più di una squadra di calcio, una famiglia: “Ora mi sento fortunato ad essere con gli Hearts, dove ci sono tante persone che mi sostengono. Quello che fanno per me il presidente Ann e il tecnico Craig, mi fa sentire più forte. Voglio dimostrare che sto qui per ricominciare con la mia vita e la carriera”. E, perché no, aiutare chi è nella stessa situazione: “Non sto dicendo tutto questo per attirare simpatia, so che avrei potuto anche chiedere aiuto in privato. Ho decido di farlo pubblicamente perché voglio essere onesto e perché so che ci sono tanti altri giocatori che sono dipendenti dal gioco d’azzardo e per cui parlare della mia battaglia potrebbe essere utile”.



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