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Data: 22/08/2017 -

​L’Accademia della Crusca sul VAR: “Meglio il maschile!". Tra calcio e lingua, una lunga storia

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Fino a poco tempo fa non sapevamo cos’avrebbe comportato in campo, ma nemmeno se si dicesse il Var o la Var. Da una parte, ne abbiamo avuto un assaggio alla prima giornata di campionato, mentre a dirimere la questione grammaticale è intervenuta l’istituzione con la i maiuscola della nostra lingua: l’Accademia della Crusca. Che nella figura di Marco Biffi, linguista esperto di anglismi, ha chiarito la questione di genere attraverso un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Si legge: "Essendo l'acronimo di Video Assistant Referee è più corretto il maschile, anche perché la traduzione in italiano sarebbe 'assistente video dell'arbitro'. Le sigle prendono il genere dal nome che ne esplicita il significato, in questo caso 'assistant', quindi 'assistente'. Inoltre, in italiano, quando le parole vengono dall'inglese, hanno sempre il maschile perché assolve la funzione del neutro”.

Sembra tuttavia accettabile anche la declinazione al femminile: "Una sigla può essere utilizzata come aggettivo, quindi se si intende Var come tecnologia può essere anche 'la Var'. L'uso del maschile è più corretto, ma siamo solo agli inizi. Per ottenere una versione definitiva bisognerà analizzare come la parola verrà utilizzata da giornali e tv, cioè quando entrerà nel linguaggio comune”.

Non ci resta che attendere quale versione prenderà più consistenza con lo scorrere del tempo. Ma intanto ripercorriamo qualche situazione che ha legato il calcio alla lingua. Per esempio, sapevate da cosa dipende la scelta del maschile o del femminile di una squadra?

Il problema l’ha affrontato Giuseppe Francescato in "Lingua Nostra” ed è stato poi ripreso e riassunto con grande chiarezza dalla linguista Jacqueline Brunet: “Quando la squadra porta lo stesso nome della città di appartenenza - o una sua variante, come nel caso del Genoa - il genere maschile serve a distinguerla dal toponimo, che è normalmente femminile (quindi la magnifica Cagliari = la città; il magnifico Cagliari = la squadra). Il femminile, probabilmente dovuto al sostantivo sottinteso squadra, si adopera con nomi derivati da un aggettivo etnico (la Fiorentina, l'Udinese) e con nomi che non corrispondono a un toponimo (quindi l'Atalanta, la Juventus, la Sampdoria e anche la Lazio, che così si distingue oltretutto dal nome della regione). La principale eccezione, di fronte a una spiegazione del genere, è la Roma”.

Sono moltissimi anche i termini che dal sottocodice sportivo sono entrati nel nostro uso comune. Pensiamo alla parola “dribblare”: deriva dall’inglese “to dribble” e si utilizza per indicare il movimento rapido di un calciatore nello scartare l’avversario, ma oggi si usa in senso figurato quando si vuole evitare un certo tipo di situazione o una determinata persona. Bastano pochi secondi per individuarne altre e per rendersi conto di come dal glossario calcistico finiscano nel nostro bagaglio lessicale con accezioni più ampie: autogol, assist, contropiede…servirebbe troppo tempo e un’approfondita ricerca per elencarle tutte. E la cosa incredibile è che non sarebbe un elenco definitivo, perché la nostra lingua, come il calcio, si muove e cambia di continuo, senza certezze. A meno che non intervengano l’Accademia della Crusca in n senso e il Var nell’altro.



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