Metti la consueta doppia tappa stagionale a Milano, la voglia di essere protagonisti anche a San Siro e la chance di avvicinarsi al secondo posto a portata di mano. Prendi il nome di un laboratorio sempre più produttivo, costruito passo dopo passo con idee base e materiale aggiunto, ad ogni finestra di mercato, in base a necessità e idee di un chimico amante del calcio di gran qualità, del fraseggio, di un'impostazione di gioco studiata e collaudata giorno dopo giorno, sempre più. Mix tra ambizione e realizzazione: risultato? Leggibile tra classifica e tabellini. O più metaforicamente, tra ampolle di vetro, in quella pozione azzurra in grado di fare centro per due occasioni su due nientemeno che alla "Scala del Calcio".
Questo è il Napoli di Maurizio Sarri. Tremendamente bello da vedere sotto il profilo del gioco, parallelamente efficace quando si tratta di vincere a Milano. 2/2 in stagione, contro Milan (1-2) e Inter (0-1): combinazione che non compariva sulla ruota dei campionati azzurri dalla stagione 1932-33, con l'undicesimo successo in trasferta volto a rappresentare un dato record, meglio anche di Benítez (fermatosi a quota 10) 4 anni fa. Forza di un collettivo divenuta ormai certezza, capace anche di far bottino pieno a Roma (1-2 contro Spalletti, 0-3 alla Lazio di Inzaghi), e di riunire talento ed idee, tutto sotto un'unica mente: quella del suo condottiero in panchina, tuta vecchio stampo come marchio di fabbrica e studio sui campi di provincia applicato, con enormi risultati, anche in Serie A. Calcio a memoria tutto qualità, geometrie, tagli e inserimenti: dal mai troppo apprezzato appellativo di "Mister 33 schemi", pur risultando efficacissimo su ogni palla inattiva ai non troppo lontani tempi dell'Empoli, al podio stabilmente occupato anno dopo anno con una realtà capace anche di perdere il miglior attaccante del campionato. E di sostituirlo, con un tremendo tridente-mini, con risultati ancora migliori.
Callejón instancabile, Insigne geniale, Mertens falso nueve ed inatteso goleador. E poi Zielinski e Diawara, pupillo e rinforzo voluto incastrati alla perfezione nei meccanismi azzurri: il Napoli gira con le intuizioni e la mente del suo maestro, corteggiatissimo ma quantomai inamovibile. Apprezzato da tanti, con Roma, Inter e Fiorentina su tutte alla ricerca di una nuova guida per la prossima stagione, ma blindato da De Laurentiis e in possibile uscita solo dal 2018, con clausola rescissoria da 8 milioni. Prezzo da pagare per chi ha reso un laboratorio di idee una macchina sincronizzata e perfetta, con voglia di diventare sempre più grande. Grazie alle lezioni di pallone di un professore che, anno dopo anno, ha reso Napoli sempre più sua.