Un gol, una vittoria, poi tante lacrime. Gioia e commozione, il film di una vita passato in un attimo davanti agli occhi. Dai palcoscenici europei ai campi di provincia, un solo comune denominatore: l'affetto incondizionato della gente. Un premio meritato, per chi ha sempre dato tutto. In campo e fuori. Animo nobile e simpatia vera Inacio Pià, vent'anni da guerriero inseguendo un sogno dietro a un pallone. 'Anema e core', dalla Serie A all'Eccellenza. Nel mezzo maschere di Spiderman, esultanze indimenticabili mimando John Cena e un incontro da brividi con Ronaldo. Ieri, l'ultima corsa: addio al calcio, fine di una bellissima favola fatta di gol e sogni realizzati. Accanto a lui la famiglia, inseparabile. "Sembrava fosse la prima partita della mia carriera, il cuore mi batteva fortissimo. Non riuscivo nemmeno a mangiare - racconta emozionato Inacio Pià ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com -. Non riesco a spiegare bene, il calcio è stato davvero tutta la mia vita".
'TUTTO TROPPO VELOCE' - Con l'Adrense (Eccellenza lombarda), l'ultima maglia vestita dopo una carriera piena di soddisfazioni e condita da qualche rimpianto - "ah, maledette quelle ginocchia!" -, la passerella finale. "Appena sveglio mi sono subito messo a piangere perchè ho realizzato che era davvero arrivato il momento. Fino allo scorso venerdì non ci avevo pensato, ieri invece ho capito che sarebbe stata la mia ultima volta in campo. Ed ho soltanto pensato che è stato tutto troppo veloce. Da un lato ero triste, perchè smetto di fare il mestiere più bello del mondo, dall'altro ero contento, perchè mi sono anche reso conto di aver avuto la fortuna di realizzare il mio sogno. E' finita nella maniera migliore possibile, ho fatto l'ultimo gol ufficiale della mia vita ed abbiamo vinto. A fine gara, tra un po' di festa e qualche bottiglia di spumante, tanti ragazzini mi chiedevano di non smettere. Un'emozione ulteriore: vuol dire che, in fondo, qualche bel ricordo l'ho lasciato".
NAPULE E'... - Ricordi, sì. Un libro pieno, ma i più vivi sempre lì. Sole, sorrisi, gente di cuore, "l'ambiente ideale per una persona come me". Scalate e record. Serie A, Serie B, C1 ed Europa League, in rete ovunque: "Il Napoli è stata la parentesi più bella, il massimo che si possa desiderare in quanto a stimoli ed affetto da parte dei tifosi - continua l'ex attaccante -. Quando sono arrivato non c'erano i palloni, ho concluso in Europa. Segnando in tutte le categorie! Fantastico, così come la sintonia che si era creata tra noi. Stavamo bene in gruppo, gli scherzi non si contavano. Con Grava, Montervino e Calaiò non ti dico quello che si combinava... Una volta Grava si nascose nel carrello della biancheria: poverino, il masaggiatore Carmando cadde a terra dallo spavento". Risate, come quelle dell'allora allenatore Edy Reja prima di una partita: "Dovevamo andare a giocare al sud, così Reja una mattina chiamò me, il Pampa Sosa e Grieco - ricorda Pià -. Disse che se ci fosse stato il sole avrei giocato io, se avesse piovuto sarebbe andato in campo il Pampa, mentre se fosse stato nuvoloso sarebbe toccato a Grieco. La domenica mattina mi svegliai all'alba, non vedevo l'ora di scoprire come fosse il tempo. Uscì un gran sole ed ero felicissimo! Al momento di dare la formazione ero quindi tranquillissimo. E invece vuoi sapere? Non giocò nessuno dei tre, Reja diede la maglia a Calaiò. Quando andammo a chiedere si fece tante risate, lo aveva fatto per tenerci tutti super concentrati".
SUPEREROE - Prima i gol, poi le sorprese. Mai banale Inacio Pià. 'Ma come gli è venuto in mente?'. Domanda spontanea dopo ogni esultanza. "Mi piaceva inventarmi sempre cose nuove, ma una volta sorpresi tutti quanti quando mi 'trasformai' in un supereroe - ricorda divertito il brasiliano -. Incontrai un ragazzo, per tutti 'Don Gaetano', mentre leggevo un fumetto di Spiderman, il mio personaggio preferito. Mi disse che mi avrebbe portato una maschera e che l'avrei dovuta indossare se avessi segnato. Oh, credevo scherzasse, invece lo ha fatto davvero! E' stato di parola, il giorno dopo venne con la maschera e mi portò fortuna, per questo lo vorrei ringraziare". Poi il marchio di fabbrica, lingua di fuori e mano ad ondeggiare davanti al volto. 'Mi vedi?'. "E' nata guardando il wrestling, mi faceva impazzire quella mossa di John Cena. Una volta vinsi una partita alla playstation contro mio fratello e gli feci quel gesto in faccia. Sai che risate... Così l'intuizione: 'Adesso la faccio anche dopo i gol veri!'. Non mi sono più fermato. E quelli del wrestling mi hanno anche invitato a vedere il loro spettacolo a Roma!".
MALEDETTE GINOCCHIA - Uno spettacolo anche il primo gol nel gennaio 2002, roba da sogno trasformato in realtà. "Lo ricordo ogni giorno, avevo solo 18-19 anni e segnai il primo gol in Serie A. Atalanta-Fiorentina, e chi se lo scorda più? Lì ho capito che avrei davvero fatto il calciatore...". Oltre ai nerazzurri, "la mia casa", e al Napoli, "il top", tante altre squadre nella vita di 'Jo' Pià. Dall'Ascoli - "una vetrina" . al Treviso, fino a Catania - "peccato per la sfortuna, Zenga stravedeva per me" -, e Torino - "un'esperienza gratificante"-. Poi la Lega Pro con Portogruaro, Pergocrema, "dove è stato stupendo giocare con mio fratello Joelson, una delle prime punte più forti che abbia mai visto",Lecce e L'Aquila, per finire tra i dilettanti. Rimpianti? Più di uno: "Il più grande è quello di aver mollato in certi momenti. A volte perchè pensavo di non farcela, altre perchè credevo che l'allenatore non mi vedesse. Per le mie qualità avrei potuto fare molto di più. Se non è successo la colpa, se così si può dire, è stata soltanto mia. Ma adesso voglio dare un insegnamento ai giovani: non mollate di un centimetro, se una cosa si vuole per davvero si può raggiungere. E poi gli infortuni, quelle maledette ginocchia. Purtroppo sono sempre stato fragile a livello di cartilagine, in Brasile sono cresciuto in una famiglia con 8 fratelli e non ho mai avuto un'alimentazione corretta da piccolo. Questo fattore ha pesato tantissimo. Che peccato...".
'NON FARTI MAI DIRE CHE NON SEI BRAVO' - L'incontro della vita quello con l'idolo di sempre: Ronaldo, il Fenomeno. "C'era Atalanta-Inter e lui purtroppo è rimasto in panchina. Ma appena l'ho visto da vicino ho iniziato a tremare. Luccicava, davvero, era un alieno. In Brasile lo sognavo, quel giorno era a due passi da me. Allora presi coraggio e andai da lui: 'Non farti mai dire che non sei bravo - mi disse -. Se non vai bene puoi deciderlo soltanto tu'. Non smettevo di sorridere". E se Ronaldo era l'idolo, Hamsik è stato il compagno più forte, mentre Samuel l'avversario impossibile da superare: "A livello di professionalità ed esempio per tutti gli altri, Marek è stato per me il compagno numero uno. Stravedo per lui. Il più difficile da affrontare, invece, era 'The Wall'. Oh, non la prendevo mai. Devastante, sia a livello tattico che sul piano fisico".
UN NUOVO JO - E adesso un pensiero al domani, per Pià tanta voglia di ricominciare con ciò che è stata la sua vita. Non farà l'allenatore, per l'ormai ex attaccante idee chiare e un talento già individuato... "Tra un po' farò il procuratore. Ma già ho messo gli occhi sul prossimo campione - ride -. E' mio figlio Samuele, ha 9 anni, gioca nell'Atalanta e penso che già oggi sia il 2008 più forte di tutti. Non lo dico perchè sono il padre, ma lo hanno detto gli addetti ai lavori. E lo hanno già cercato Arsenal, Inter e Milan, ma per il momento penso solo a farlo crescere in maniera sana e tenerlo fuori da ogni problema". E adesso? "In questi giorni mi riposo un po', poi inzierò ad andare in giro a vedere qualche partita. Nel frattempo ringrazio e mi godo mia moglie Silvia, che mi accompagna e mi supporta da 20 anni, e i miei figli Samu e Sofia. Loro sono la mia forza, ciò che mi ha permesso di andare sempre avanti. E ciò che mi spingerà a fare sempre meglio. O almeno, lo spero". Ce la farà sicuramente. In bocca al lupo, Inacio Pià.