“È talentuoso, ma…”. Eliminate quel ‘ma’. Simone Verdi ormai è una certezza di questa Serie A. Vero, il suo talento prima di manifestarsi nella sua pienezza ha dovuto affrontare un percorso più ripido del previsto ma finalmente eccolo rivelato. Ora brilla, eccome: chi già lo esaltava ai tempi del Milan Primavera ci aveva visto lungo. Quasi impossibile trovare un altro giocatore capace di calciare di destro e sinistro così, allo stesso modo, ovviamente senza andare a scomodare i mostri sacri delle big d’Europa. In una parola: ambidestro. Chi ha visto una qualsiasi partita di Verdi al termine dei 90’ solitamente si chiede quale sia il suo piede ‘forte’. Ve lo riveliamo noi: “È destro”. Arcano svelato ai nostri microfoni grazie alla spifferata del suo primo allenatore, Sergio Catalani.
Poi, fare un partidazo del genere contro l’Inter di fronte a Ventura ha tutto un altro sapore. Si sarà stropicciato gli occhi il ct in tribuna, gongolando per quel numero 9 rossoblù tendente all’azzurro. “Non sapevo nemmeno ci fosse Ventura in tribuna”, ci dobbiamo credere? Beh, se quella qualità nelle giocate di Simone l’aveva notata anche un certo Ronaldinho ai tempi del Milan… vuol dire che non stiamo parlando proprio di un bluff: “Al Milan credevano tantissimo in lui e anche Ronaldinho aveva una certa simpatia per ‘Simo’. Al ritorno dalla partita di Champions di Madrid lo volle vicino a sé sull’aereo perché stravedeva per lui”, parola sempre di Sergio Catalani, suo primissimo allenatore ai tempi della piccola Audax Travacò.
Siamo certi però che ieri sera Verdi avrebbe di gran lunga preferito segnare un gol in meno pur di avere tre punti in tasca: “Contro Napoli e Inter abbiamo giocato due grandissime partite, con la Fiorentina un po’ meno però oggi il nostro primo tempo è stato pazzesco, poi siamo calati perché abbiamo speso tanto. Siamo riusciti ad andare in vantaggio e in campo avevamo la sensazione che solo in quel modo potevano segnarci. Mi sentivo bene fisicamente, è sempre facile giocare queste partite perché le motivazioni vengono da sole. Il difficile sarà nelle prossime contro Sassuolo e Genoa dove dovremo replicare queste prestazioni”. Personalità da leader e piedi da crack: Verdi è finalmente diventato grande.
E pensare che ad un certo punto sembrava quasi essersi perso. Tanti, troppi passaggi a vuoto: quella luce che oggi illumina il Dall’Ara ad ogni suo tocco sembrava davvero destinata a spegnersi. Poi, ecco la svolta. Due nomi ben precisi: Sarri ad Empoli e Donadoni. L’inizio della rinascita culminata a Bologna. "Simone, non mollare mai, hai il talento per arrivare. Non è facile trovare persone così", consigliava Sarri; Donadoni invece ha saputo indirizzarlo con le giuste motivazioni: “Il mister mi dice sempre che devo migliorare perchè in alcune fasi della partita tendo a fare le stesse cose”.
L’avventura in Spagna poi come crocevia fondamentale, in un calcio probabilmente fatto su misura per giocatori estrosi come lui: “L'esperienza in Spagna con l'Eibar mi ha aiutato tantissimo a livello psicologico perchè lì il calcio si vive in maniera diversa. In Spagna si vive con molta più leggerezza, una risata è solo un altro modo per approcciarsi alla partita”.
Infine, liberato dalle eccessive pressioni legate al mondo Milan poi, ha avuto via libera per esprimersi al meglio: “Le aspettative al Milan? Non ero pronto, non ho dimostrato di meritare quella maglia, poi ho trovato altrove le condizioni ideali. Probabilmente mi sono liberato a livello psicologico. Il girovagare col marchio Milan non è stato un bene per me: spesso le società tendono a valorizzare giocatori che a fine stagione potrebbero diventare di proprietà rispetto a quelli che devono rientrare alla casa madre. Al Milan adesso ci sono giocatori davvero forti, come Suso”.
Ora forte lo è senza dubbio anche Verdi. Con l’obiettivo di portare più in alto possibile il suo Bologna e, perché no, migliorare lo score personale della scorsa stagione: 6 gol. Se continuasse così, non farà nemmeno troppa fatica. Staccando allo stesso tempo un pass che lo porterà dritto dritto in Russia. Alla faccia di quelli che “è talentuoso, ma…”. Eliminate quel ‘ma’: ora Verdi è una certezza, punto e basta.