"No se puede creer, no se puede creer, no se puede creer". E' finita così al Camp Nou, con le voci dei cronisti spagnoli praticamente ridotte all'osso. Increduli, come più o meno tutto il mondo. Increduli per aver dovuto raccontare una delle notti più irreali della storia del calcio. Increduli tutti, tranne uno. Lui, Luis Enrique Martinez Garcìa. Lo aveva detto dopo il 5-0 al Celta: "Se il Psg può fare quattro gol, noi possiamo farne sei". Dicho y hecho: un futuro da veggente per chi l'allenatore lo fa discretamente bene. E d'altronde come si potrebbe soltanto ipotizzare il contrario, visto che il sesto gol porta la firma di Sergi Roberto, entrato proprio dalla panchina. Sembrava dovesse finire con un'altra manita: 5-1 a pochi secondi dal fischio finale. E quella manita sarebbe diventata soltanto una calorosa pacca sulla spalla. E invece l'uomo della provvidenza si chiama Sergi Roberto. Il bambino di Reus, non esattamente il più tecnico nella rosa del Barcellona, ma sicuramente uno dei più catalani. Lui che è al Barcellona c'è praticamente da sempre e per restarci ha accettato di fare pure il terzino, nonostante di natura giochi a centrocampo. E' stata la sua vittoria, la vittoria del Barcellona e di Barcellona. Avrebbe vinto comunque questo pubblico che non ha mai smesso di applaudire la squadra, anche dopo la rete di Edinson Cavani. La ventesima rete con la maglia del Psg in Champions, proprio come Ibrahimovic. Gambe tagliate , doccia gelata. Un dolore grande quasi quanto l'amara notte di San Valentino dell'andata. Sembrava la notte del Matador, e invece è stata la notte sopratutto di Neymar. E' stato il brasiliano a prendere per mano la squadra quando la stanchezza cominciava a farsi sentire e il cronometro viaggiava a doppio. Ma o'Ney è stato ancora più veloce: una punizione eccezionale - la seconda in questa Champions, proprio come Ronaldinho 12 anni fa - e poi la rete su rigore del momentaneo 5-1. Tutto bello, ma non quanto l'assist per Sergi Roberto con il Camp Nou in religiioso silenzio per l'oraciò dell'Ave Maria. Una palla dolcissima, quasi, inconcepibile visto il momento della partita. Viene giù il Camp Nou, vanno giù in lacrime i giocatori del Paris Saint Germain. Piange di gioia pure il Barcellona e Barcellona. E adesso la festa si è spostata dal Camp alle Ramblas. E per una sera, o forse per sempre, il Barcellona è Més que un club. Poco ma sicuro.
Data: 09/03/2017 -