Da Napoli a Riyad, Arabia Saudita. Con sosta a Enschede, in Olanda. Il pazzo itinerario di Bruno Uvini. Sì, proprio quell’Uvini che arrivò in Italia da giovane talento del calcio brasiliano e se ne andò da meteora. Desaparecido. Cinque anni di contratto con gli azzurri, vissuti più che in campo tra panchina, tribuna e prestiti. Dal Siena al Twente, passando per il Santos. Poi il trasferimento in estate all’Al-Nassr, nel campionato arabo. “Un movimento in crescita – racconta Uvini a GianlucaDiMarzio.com – perché finalmente i presidenti hanno capito che bisogna spendere i soldi per i calciatori che hanno voglia di giocare, non per i nomi di grido. Al Twente sono stato bene l’anno scorso, è stata una stagione speciale. Ma ho scelto l’Arabia Saudita e ne sono contento, è stata una piacevole sorpresa per me. Certo, è una cultura diversa quindi il processo di adattamento è più lento. Ma calcisticamente sta andando molto bene”. Titolare inamovibile, reduce da un “derby italiano”. Vinto! “La partita scorsa ho giocato contro l’Al-Ahli di Fetfatzidis, l’ex Genoa. Abbiamo vinto 1-0, in una sfida che qui è molto sentita. E per l’Al-Nassr questa vittoria mancava da 4 anni”.
Sfida sentita, sì. Vi viene in mente qualcosa? Già, Juventus-Napoli. Questo è il weekend di quella che, per i tifosi azzurri, è la partita più attesa. “Non l’ho mai giocata – racconta Uvini – ma ricordo benissimo l’atmosfera che c’era prima delle gare con la Juventus. Non ho mai visto nulla di simile, per questo mi auguro vada bene per il Napoli”. Sarà la sfida tra azzurri e bianconeri, ma anche quella del ritorno al passato di Gonzalo Higuain: “Non me la sento di giudicare la sua scelta, è difficile da capire. Però posso dirvi una cosa: a Napoli ho giocato soltanto due partite ma ho ricevuto un affetto straordinario e che non dimenticherò mai, non oso immaginare quello che ha provato Higuain che in azzurro ha fatto la storia. Questo tipo di affetto da parte dei tifosi napoletani non lo cambierei per nessuna cosa al mondo, fossi stato in Gonzalo ci avrei pensato su due volte”. Da Cavani a Higuain, Uvini ha avuto modo di affrontare i grandi centravanti azzurri in allenamento. E l’anno scorso, in Olanda, ha marcato Milik in Ajax-Twente. Ma dei tre, chi è il più forte? “Sicuramente Cavani, non ho mai visto un calciatore così. Al di là delle qualità tecniche mi impressionava la sua voglia di vincere, di lottare. Milik è fortissimo, l’anno scorso l’ho affrontato e vi dico che è molto difficile da marcare. E’ un attaccante molto intelligente. Poi è giovane, quindi avrà ancora margini di miglioramento”.
E allora facciamo un salto nel passato, agli anni di Napoli che non l’hanno mai visto veramente protagonista ma che Uvini ricorda con affetto: “Purtroppo ho un grande dispiacere, quello di non aver mai avuto l’opportunità di ripagare in campo l’affetto che mi davano i napoletani. Non ho mai avuto un rapporto così con i tifosi, neanche in Brasile. Ma purtroppo non ho mai avuto l’occasione di mettermi in mostra, anche se nelle due partite giocate con Mazzarri e Benitez ho sempre fatto bene. Ma non porto rancore, anche di questi allenatori conservo un bel ricordo. Mi hanno insegnato tanto”. Ma è soprattutto con la città di Napoli che Uvini ha stretto un legame fortissimo. “Sì, infatti la settimana prossima ci ritorno. Abbiamo qualche giorno libero per la sosta delle nazionali ed ho subito fatto il biglietto. Verrò a trovare Rafael, che è il mio testimone di nozze, perché sua moglie è incinta. E poi mi farà piacere trascorrere del tempo con Jorginho e con Allan, con il quale ho condiviso l’esperienza vincente della sub-20 del Brasile con Coutinho, Casemiro, Oscar, Juan Jesus, Alex Sandro ed altri grandi campioni”. E poi via di ricordi, a quei momenti vissuti a Napoli. “Eravamo un bellissimo gruppo, soprattutto con i sudamericani. Ricordo le cene e il torello prima dell’allenamento. Due tocchi e via, chi perdeva la sera offriva. Chi pagava sempre? Edu Vargas, infatti veniva sempre preso in giro. E poi che giornate con Cavani a pescare. Andavamo sempre vicino Pozzuoli, ci divertivamo un sacco. Anche perché io sono un grande appassionato di pesca, così come Edi. E la sera? Eravamo ragazzi tranquilli, il più delle volte restavamo a casa a giocare alla Play Station. Che partite con El Kaddouri! Vivevo nel Villaggio Coppola a Castel Volturno, ero vicino di casa di Hamsik. Lì ho lasciato il cuore e tanti amici, c’erano tantissime persone affettuose ed un ambiente familiare. Credo che sia per questo motivo che Marek non se ne sia mai andato”.
Da Napoli a… Siena: l’altro volto della medaglia della sua avventura italiana. “E’ stata una bruttissima esperienza per me. Mi ritrovai in una società fallita, per 5 mesi non ho preso stipendio. Mi allenavo, facevo la mia parte ma lì era tutt’altro che calcio. Mi dicevano che non potevo giocare per questioni contrattuali, perché altrimenti poi il Siena avrebbe dovuto pagare qualcosa dopo la mia prima presenza. E’ una parentesi brutta della mia carriera”.
L’Italia, ormai, è il passato. Bruno Uvini ora vive e gioca in Arabia Saudita. Ma di Napoli ricorda tutto: dai ristoranti in cui andava a mangiare alla gente che frequentava. Il suo italiano è sempre perfetto anche a distanza di anni e non manca qualche parolina in dialetto nel suo vocabolario. Perchè, calcisticamente, è sì un desaparecido. Ma a Napoli, Bruno Uvini, ha lasciato il cuore.