Francesco va a colpo sicuro, è uno deciso. Ok, in campo è una certezza: costanza, voti alti e leaderschip assoluta. Ma è scoprirlo da vicino che impressiona ancora di più. Sì, è un attimo entrare in connessione con Ace: scambio di sguardi, sorriso e forte stretta di mano. Ciak, si gira: “Perché, dobbiamo parlare ancora della mia storia?”. Ah, i giornalisti…E in effetti, per quella, basta leggere ‘Tutto bene’: il meraviglioso racconto della doppia vittoria di Francesco. Pagine vere. Caratteri e parole di una persona straordinaria.
Un lottatore, un guerriero: fate voi. Intanto Ace va dritto al punto: “Tranquillo, chiedimi tutto”. Ok, cominciamo. Inevitabile partire dal campo. ‘Ma non ti fermi mai?’, perché Francesco a oggi non ne ha saltata una. Instancabile. Dall’Europa League alla Coppa Italia, passando per un campionato da leader vero. Ah, pane prezioso per sfamare la bocca dei fantallenatori più golosi: “Mio fratello quest’estate ha speso un sacco di soldi per prendermi all’asta. Ha sborsato tutto per me, e infatti è ultimo”. E via di risata generale. Anche se la realtà , Acerbi, la conosce bene: i suoi voti sono roba preziosissima. Media? 6.52, chapeau: “Al fanta giocavo pure io, adesso però sono fermo”. Merce rara per un centrale. Difensore in campo e attaccante nato nella vita. Perché il destino ha deciso di assegnarli un ruolo, ha scelto di usarlo come esempio per tutti. “Qui a Sassuolo ho scoperto la bellezza delle cose semplici. Casa-allenamenti-casa. Facile. Oggi è questa la mia vita”.
Lì, nel posto dove tutto stava per cominciare già nell’estate 2010. Quando Francesco, in vacanza col fratello Federico a Milano Marittima, a bordo piscina stava aspettando la chiamata di Andrea Cattoli, il suo procuratore di allora. ‘Era tutto fatto col Sassuolo’. Poi il telefono squillò, col faccione dell’agente a colorare l’Iphone: ‘Pronto Ace, cambio di programma: vai a Reggio’. Non quella Reggio Emilia però, nessun Sassuolo, di mezzo c’era la Calabria. Dal Pavia, dopo la sconfitta ai play off contro lo Spezia, fino alla Reggina. Nel segno di un’estate on the road: tra Milano Marittina (viva il mare, il suo), Dresano, Pavia e il sigaro del presidente Foti. Solo alcune tappe del giro d’Italia di Francesco. Entra deciso, Ace. Non si abbatte, mai lo ha fatto: “Una delle persone alle quali devo tutto è mio fratello. Mi è stato vicino durante le chemio, addirittura per non lasciarmi solo ha perso il suo treno col calcio e ha mollato lo studio”. Francesco e Federico, legatissimi. “E anche qui nello spogliatoio del Ricci sono tutti bravi ragazzi – racconta Acerbi in esclusiva ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com. Io sono un tipo quasi solitario. Magari c’è il gruppo dei giocatori sposati e fidanzati che esce spesso assieme, io invece mi godo la vita a casa. Mangio e vado a letto presto. Il mio mondo è così”.
In un Sassuolo che per Ace è definitivamente arrivato nel 2013. Una società seria e sana. Un supporto prezioso nei due mesi di ospedale durante i quattro cicli di chemioterapia. "La malattia mi ha aiutato a crescere, forte di quella gran voglia di tornare a giocare al massimo”. Passionale, Francesco. ‘La mia prima cotta è stata il mare, non riesco a vivere senza di lui’. Assieme a tanta buona musica e qualche rito segreto da pre partita: “Mi piace tanto Jovanotti, ho anche iniziato a suonare la chitarra. Col tempo imparerò a strimpellare”. Con tutta la calma di chi sa davvero apprezzare la vita. Facendo tesoro dagli errori del passato, il Milan? “Non mi pento di niente. Non ho mai fatto nulla di male eh. Forse mi sentivo arrivato. Mi sono seduto. Ma non sono mai stato un cattivo ragazzo, semplicemente ero ancora ‘acerbo’. Peccato. L’importante è aver capito gli sbagli. Nella mia poca maturazione, però, col Milan mi sono tolto comunque diverse soddisfazioni”. Questione di numeri, anche. #FA15, “il quindici è sempre stato con me da Pavia. Non lo mollo mai. Al Milan invece ho avuto la fortuna di indossare la 13 di Nesta, uno dei miei grandi idoli”.
Cucina e preghiera
Dalle domeniche in curva a San Siro sino al patto col Diavolo. Affascinato da Berlusconi, quasi come fosse una bella donna. Senza dimenticare le risate di Robinho e l’amicizia con Abbiati. Poi la cucina, preziosa risorsa nei momenti bui. Fame. Tanto Masterchef, seratone con i tre giudici: “In realtà non sono granché a cucinare. Anche se ho passato ore davanti alla tv con Cracco, Barbieri e Bastianich in attesa che mi venisse l’appetito”. Questione di impiattamento. ‘Ah, ricette prelibate?’, macché: pizza tonno e cipolle e via, fedele compagna nelle cene in reparto. Un rito consumato a go-go in compagnia di Federico: ‘ancora, non l’abbiamo già mangiata ieri?’. Routine meravigliose, dall’ospedale al campo. Telefonate indimenticabili, il numero sconosciuto che lampeggiava sul display dello smartphone: ‘Ciao Francesco, sono George Weah. Ti chiamo da New York per farti i miei auguri, mi raccomando tieni duro’. Emozioni, scritte e raccontate anche in ‘Tutto Bene’, la sua autobiografia. Perché quando King George giocava nel Milan, Francesco era nella Fossa dei Leoni a tifare per lui. Ora invece Ace comanda in campo: “Ho i miei riti prima delle partite. Prego sempre anche, appena sveglio e prima di andare a letto”. Tatuatissimo, Ace: “Ormai ho perso il conto. Hanno tutti un significato. E adesso ne arriverà un altro bello grande”. Sognando senza pensieri un futuro da protagonista in Nazionale, “ma la notte dormo comunque sereno, l’azzurro non è mica un problema”. Si perde e si vince, già. E lui ha vinto due volte, superando sempre a testa l’avversario più difficile. Perché Acerbi è uno deciso, va a colpo sicuro.