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Data: 17/02/2019 -

'La partita della vergogna', sette adolescenti allo sbaraglio. Il folle pomeriggio del Pro Piacenza

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Sono appena passate le 17, al Paschiero di Cuneo è, da pochi minuti finita, l’Apocalisse calcistica. Una domenica inenarrabile, nera, brutta, indecente. Una domenica triste, avvilente, umiliante. Per tutti. Per chi ama il calcio, per l’intero movimento, per i sette adolescenti catapultati in mezzo ad un campo di pallone come numeri per salvare non si sa bene cosa (di certo non la faccia) a prender venti sberle contro il Cuneo.

Una società vuota, fantasma, inesistente. Senza giocatori, senza allenatore, senza staff sanitario, senza dirigenti. Una società in crisi irreversibile da inizio stagione, che oggi non scendendo in campo sarebbe stata – giustamente – esclusa dal campionato per la quarta rinuncia.

Invece no, niente. Un’ostinazione senza fine (e senza senso) ha portato sette ragazzini (tra i diciassette e i diciannove anni) ad esser prima tesserati in extremis e poi buttati lì in un campo di calcio per giocare ‘la partita della vergogna’.

Gli antefatti – In estate il Pro Piacenza, società piccola ma sempre solida, passa di mano: dallo storico patron Alberto Burzoni, uno di quelli che faceva calcio per passione tanto per intenderci a Maurizio Pannella, presidente di Seleco (nota società italiana, già attiva nel mondo calcistico, nonché da diversi mesi in concordato fallimentare). La fiumana di problemi emerge ben presto. Più di trenta tesserati tra giocatori in prestito e altri a titolo definitivo. Alcuni dalle grandi squadre di Serie A, altri esperti della categoria. Nelle primissime giornate di campionato arrivano buoni risultati con Giannichedda in panchina. Preludio allo sfacelo, in tutti i sensi. Continui cambi dirigenziali, prime crepe con il Piacenza (locatore dello stadio Garilli), la scadenza di ottobre per gli stipendi del trimestre pregresso. Scadenza non rispettata, società messa in mora, si naviga a vista. Ci si avvicina a gennaio, comincia la diaspora. Tutti (o quasi) stanchi delle promesse non mantenute da Pannella fanno rientro nelle squadre di appartenenza o risolvono i relativi contratti.

A fine dicembre la società risulta ‘già fantasma’. Cominciano gli 0-3 a tavolino. Spariscono quasi tutti i giocatori (senza aver mai percepito una lira), si dimette l’organigramma dirigenziale nella sua interezza, fino allo staff medico. Il presidente Pannella rimane da solo.

Il 20 gennaio ecco il primo grande scempio. Dovrebbe giocarsi Pro Piacenza-Alessandria. Pannella recluta, in extremis, un manipolo di ragazzini per raggiungere il numero legale di sette giocatori, salda le spettanze pregresse con il Piacenza per il Garilli e tenta di giocare. La Lega Pro, causa vizi di tesseramento, impone lo stop con relativo rinvio di tutte le partite del Pro Piacenza (che, nel frattempo, si era già portato a tre rinunce e – da regolamento – a quattro scatta la radiazione).

Il 30 gennaio, in Consiglio Federale, viene avviato l’iter per la revoca dell’affiliazione di Matera (altra società inadempiente) e Pro Piacenza. Ma l’iter è lungo, una radiazione qui ed ora non è esperibile, una ri-scritturazione delle classifiche comporterebbe ulteriori problematiche. L’unico modo è metter i due club dinanzi alla realtà della situazione e far in modo che essi stessi si (auto)stacchino la spina. Come il Matera, quattro giorni fa con la quarta rinuncia. Non come il Pro Piacenza, la cui ri-calendarizzazione delle partite non ha, di fatto, sortito alcun effetto in tal senso.

L’apocalisse – Questa mattina, ore 8, il Pro Piacenza parte alla volta di Cuneo con sette ragazzini (quattro del ’01, uno del ’02, due del ’00). Squadra ‘raccattata’ all’ultimo dal nuovo dg Carmine Palumbo. Non c’è staff tecnico, non c’è staff medico. Niente, di niente. Abbandonati a se stessi. Abbandonati ad un’umiliazione macroscopica. Intorno alle 14 arrivano al Paschiero, scendono in campo per il riscaldamento tra l’incredulità dei pochi presenti. Si riscaldano con un magazziniere. I loro volti non sono sorridenti. Eppure un ragazzino a diciassette anni quando ha il pallone tra i piedi è la persona più felice del mondo. No, testa bassa loro. Corricchiano da destra a sinistra sotto gli occhi della terna arbitrale e dei delegati di Lega.

Ore 14.30 - Tutti negli spogliatoi. Lo speaker annuncia che si dovrà attendere 45’ affinché sia valutata la correttezza formale del tesseramento dei sette ragazzi. Poco dopo, il sito SportPiacenza.it rivela che uno di essi si è dimenticato del documento di identità. Ecco pronta la soluzione, due pezzi di scotch e come settimo viene mandato in campo il massaggiatore della squadra, Picciarelli (l'unico rimasto).

15.30 - L’inizio dell’Apocalisse. Si gioca regolarmente Cuneo-Pro Piacenza. Si gioca undici contro sette. Si gioca nell’incredulità del ‘Paschiero’ e del popolo di internet che a suon di click e condivisioni nel giro di mezz’ora, potenziata dal rotondo risultato, rende virale la notizia. Il primo tempo finisce sedici a zero per il Cuneo. I ragazzini del Pro Piacenza abbandonano il campo a testa bassa, scoraggiati, impauriti. I presenti li applaudano, provano a rincuorarli.

Il Cuneo stesso si ferma, fa girare palla, non affonda più. Al 70’ ne entra un altro nel Pro Piacenza, è Isufi, tesserato in quei minuti (probabilmente colui che si era dimenticato il documento d’identità a casa). Sette di movimento più il portiere, solo per pochi minuti. Esce dal campo il ‘massaggiatore-giocatore’ Picciarelli. Va verso la panchina. Non ce la fa più. Ma non c’è nessuno. L’allenatore, d’altronde, è il capitano, Cirigliano, appena diciannovenne. Finisce venti a zero.

Con grande tristezza – Se il passato serve a orientare e migliorare il futuro, che nessuno si dimentichi di questa domenica di metà febbraio. Che nessuno si dimentichi di Sarr, Di Bella, Isufi, Valente, Migliozzi, Cirigliano, Del Giudice. Che nessuno si dimentichi il nome di questi sette ragazzi mandati allo sbaraglio come carne da macello a prender ‘schiaffi’ e umiliazioni. Con quale prospettiva, poi? Quale prospettiva per loro? Quale prospettiva per una società che non esiste più? Il mandante cosa pensava di salvare? Li avrà guardati negli occhi prima di umiliarli così? Li guarderà negli occhi fra mezz’ora quando arriveranno a Piacenza?

Ce li vorrei guardare io, vorrei fare una carezza sincera ad ognuno di loro. Sarr, Di Bella, Isufi, Valente, Migliozzi, Cirigliano e Del Giudice (purtroppo non conosco i vostri nomi), non è il calcio che amiamo. E la colpa sì, è anche un po’ la nostra, che vi abbiamo permesso di subire tutto questo…


Foto: Campioni.cn



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