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Data: 14/02/2019 -

“L'addio alla Juve mi ha chiuso le porte dell'Italia”. Ecco la storia di Davide Chiumiento

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​Cresciuto nella stella di Alessandro Del Piero, la sua ascesa dal Settore Giovanile alla prima squadra bianconera fu inesorabile, poi … “L’Italia e la Juve erano il mio sogno, sono stato abbandonato senza un reale motivo”. Questa é la storia di Davide Chiumiento ​
​Cresciuto nella stella di Alessandro Del Piero, la sua ascesa dal Settore Giovanile alla prima squadra bianconera fu inesorabile, poi … “L’Italia e la Juve erano il mio sogno, sono stato abbandonato senza un reale motivo”. Questa é la storia di Davide Chiumiento ​

Davide Chiumiento, svizzero di Haiden , piccolo paesino di 4.200 anime, per un po’ ha sognato di essere il nuovo Alex Del Piero. Già, perché nel settore giovanile bianconero era lui la stella che avrebbe dovuto prendere il posto dell’allora capitano bianconero. “Il nuovo Pinturicchio” così veniva chiamato. Ma se adesso vi state chiedendo chi sia Davide Chiumiento, è chiaro che qualcosa è andato storto. Il talento cristallino, una maglia bianconera addosso, le urla di Gasperini. Tanto poteva essere, tanto non è stato. Una favola senza lieto fine forse, o forse no. Questione di punti di vista, di prospettive. Oggi Davide vive in Canada e allena i ragazzi. Tra rabbia e amarezza, racconta la sua parabola in esclusiva per gianlucadimarzio.com: “Dicevo sempre a scuola che sarei andato in Italia a fare il calciatore”. Nessuno però lo prendeva sul serio. La sua storia parte da San Gallo, è stata quella la sua prima vera squadra: “Feci sei gol in un’amichevole contro di loro. Mi vollero subito”. Fu quello il primo passo verso il sogno chiamato Juventus, che poi si è rivelato un boomerang per la sua carriera. Ma riavvolgiamo il nastro.

IL SOGNO ITALIANO E L’APPRODO ALLA JUVENTUS

Il sogno e il destino si incrociano per la prima volta in un torneo Under 15 in Francia, e fu amore a prima vista: “I dirigenti della Juve mi videro e mi dissero che volevano portarmi a Torino”. L’attesa fu molto rapida, infatti bastarono due allenamenti per convincere la dirigenza bianconera: “C’erano Bettega, Gasperini e Moggi. Mi vollero acquistare subito. Bettega mi disse "tu devi venire alla Juventus“. Una vera e propria favola, non esente da effetti collaterali: “Per me fu difficilissimo lasciare la famiglia, la mia casa. Volevo tornare in Svizzera per parlare con mia madre che non era lì, e in sede Moggi mi disse "se non firmi ci sono altri milioni di bambini al tuo posto“. Alla fine quella firma arriva.

IO, GASPERINI E LA JUVENTUS

Dal piccolo paese alla grande città. Dalla scuola calcio di Heiden alla Juventus. Un mondo sconosciuto per Davide. Il suo percorso in bianconero è marchiato a fuoco nel nome di Gian Piero Gasperini. Un rapporto di amore e odio il loro, che spesso l’ha fatto scontrare con il suo allenatore: “Io non ero abituato a vedere un allenatore gridare, e inizialmente la prendevo malissimo, volevo tornare a casa”. Alla fine, però, Davide quella maglia non riesce proprio a mollarla. Spesso però quegli scontri non lo facevano stare bene “Eravamo in ritiro con la Primavera, ero molto giovane e giocavo poco. Dissi al responsabile che volevo andare via”. La reazione di Gasperini non fu delle migliori: “Mi rimproverò duramente davanti a tutta la squadra. Mi disse che così non sarei diventato un calciatore”. Un ricordo positivo? “Il primo Viareggio. Il gol che feci in finale sancì il nostro lieto fine. Gasperini diceva sempre che avevo un talento immenso. Poi arrivò il secondo Viareggio, e l’approdo nella Juve dei grandi: “Alla prima partita di quel Viareggio c’era Tacchinardi che non capiva come mai io non facessi parte della prima squadra. Così quando iniziai ad allenarmi con loro lui mi disse "io di solito i giovani li meno in campo ma tu sei un bravo ragazzo ti lascio tranquillo”. Dopo il Viareggio, arriva anche l’esordio in Serie A con l’Ancona e quello in Champion. L’ascesa è inesorabile: “Quello è stato il momento in cui i sacrifici miei e della mia famiglia sono stati ripagati”. Poi ricorda: “Lippi mi chiamò e mi disse "hai talento non aver paura". Io ricordo che avevo le gambe pesanti ed il campo sembrava più grande del solito”.

L’AMAREZZA E L’ADDIO CON LA JUVE

Per Chiumiento è arrivato il momento di andare a giocare: “La Juve era in dubbio se farmi crescere insieme a grandi campioni oppure farmi andare a giocare. Scelsero la seconda, anzi scelse Moggi, quando c’era lui si faceva quello che diceva lui”. Arriva così il Siena: “Lì Ho conosciuto Gigi Simone, lui non guarda in faccia a nessuno anche se eri giovane se facevi bene in allenamento lui ti faceva giocare”. Qualcosa però non andò per il verso giusto: “A gennaio presero De Canio che puntava su calciatori d’esperienza, io volevo tornare a Torino e cambiare squadra, ma qualcosa si incrinò tra me e il mio enturage e la Juventus”. E’ l’inizio della fine. In estate, infatti, arrivò la definitiva rottura: “Volevano mandarmi in serie B a Crotone io volevo restare in A. C’è stato un forte litigio che rovinò definitivamente il rapporto con la Juve”. Cosa penso? “Andare contro il volere di Luciano Moggi, mi ha chiuso le porte per il futuro. Sono successe cose che non dovevano succedere e ci sono andato di mezzo io”. Poi sottolinea: “Mi sono ritrovato dall’essere il nuovo talento del calcio italiano a non valere nulla". Una cosa Davide, però, non si perdona: “Non aver giocato l’Europeo Under 19 con la Svizzera. In quel momento volevo solo la nazionale italiana, fù un grandissimo errore”.

LA RINASCITA MANCATA E L’INIZIO DI UNA NUOVA VITA

Davide ci riprova, si rimette in gioco nella sua Svizzera, e rinasce nel Lucerna: “Avevo ancora 25 anni c’era tempo per rifarsi”: Ma … “Ero in scadenza ed ero convinto di tornare in Italia. Meritavo una seconda chance”. Invece l’italia si era definitivamente dimenticata di lui: “Era come se quello che fosse successo con la Juve mi avesse chiuso tutte le porte”. Davide è amareggiato. Su quel treno dei desideri lui ci era salito, ma poi l’hanno fatto scendere forzatamente “Ci sono state situazioni che non dovevano accadere”. Poi aggiunge: “Sono sempre stato troppo buono, nel calcio serve un po’ di sana arroganza”.

Poi il discorso si sposta sull’Europa League, la sua ex squadra lo Zurigo, affronterà stasera il Napoli: “E’ una qualificazione scontata per me”. Ci sono però dei rischi: Il clima e lo stadio. I tifosi ci tengono tanto, sarà uno spot per la Svizzera, ed il terreno di gioco può giocare brutti scherzi”. Poi rivela: “Io amo Napoli, mi sarebbe piaciuto giocare lì. C’è un amore speciale verso la squadra che sarebbe stato bello vivere in prima persona”.

Lasciamo Davide andare ad allenare i suoi bambini in Canada. Insomma, è difficile stabilire se c’è stato oppure un lieto fine. Sicuramente Chiumiento è uno di quei talenti che avrebbe potuto fare del bene al calcio italiano. Ora si vive la sua vita in Canada, pensando a cosa poteva essere e cosa non è stato, ma felice del suo percorso. Spesso purtroppo, una scelta, una situazione o una circostanza cancellano la strada di un destino che sembra scritto.

A cura di Francesco Falzarano



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