La Juve ha messo la quinta. Come una berlina elegante, il cui marchio è frutto della storia, di una famiglia, di un progetto. Un campionato vissuto in corsia di sorpasso, dopo un inizio bloccato al casello.
Chi viaggia tanto e per lunghe tratte, solitamente usa il telepass. La Juventus non è da meno, ma qualcosa, in quel marchingegno così rodato da quattro anni di domini, si era rotto. La sbarra di ‘via libera’ non si alzava e alle richieste di soccorso, si ottenevano solo responsi negativi. La cessione di troppi uomini chiave, un mercato sulla carta non esaltante e quell’Allegri… Bravo, bravo ma ripetersi è sempre dura.
Quando si rimane al palo, mentre le rivali viaggiano versa la meta si ha il tempo per pensare. La fila di squadre dietro di te si assottiglia, i clacson di chi ha fretta di andare si affievoliscono. Tutto intorno il nulla, perché dopo la sconfitta con il Sassuolo del 28 ottobre il campionato per la Juve è già finito. Magari un posto in Europa League, ma prima la salvezza. Le uniche a non crederci sono le squadre di vertice: Napoli ed Inter su tutte, riconoscendo nei bianconeri gli avversari da battere. Nonostante tutto.
Quello che successe a Reggio Emilia e nella settimana successiva non è dato sapere. Nella memoria, lo sfogo di Buffon a richiamare un’identità di squadra da ritrovare. Una fotografia, come quella al casello quando non hai pagato dazio. Si parte, finalmente, i conti si fanno e si pagano alla fine. In 25 partite la Juve raccoglie 73 punti su 75 disponibili. Altro che ritiro della patente. Non c’è tutor che tenga, la corsia di sorpasso è tutta loro e piano piano le avversarie che scorrono al fianco. Milan, Fiorentina, Inter, Roma e Napoli. Chi fermo all’autogrill, chi col motore fuori giri, chi a fare rifornimento. La berlina bianconera viaggia a pieno regime, alcuni pit stop solo per cambiare conducente: prima Buffon, poi Dybala, Mandzukic, Pogba, Khedira, Zaza. L’ultimo cambio ieri sera, in zona Firenze. Là dove c’è coda per antonomasia, la mano di Buffon schiva l’ultimo ostacolo. Poi tutti affacciati allo specchietto retrovisore, per avere la certezza di non essere più raggiunti. In tutto questo percorso, un solo navigatore: Massimiliano Allegri. Tutte le strade portano allo scudetto per la Juventus, anche in un’annata così: dai presupposti di un fallimento alla stagione dei record.
Con un progetto alle spalle non è proprio escluso che il prossimo anno la macchina perfetta ingrani la sesta: da berlina ad auto sportiva, il traguardo è sempre là. L’importante è tagliarlo per primi e la Juve sa come farlo.