Funziona tutto a meraviglia. Già, sarebbe strano il contrario. Da quelli parti parlano una lingua universale, l’intesa è sempre al massimo. E lì, a Barcellona, pensano al calcio nel suo significato più ‘profondo’. Perché il pallone, quello vero, è una fabbrica di sogni. Bene, al Camp Nou questi si realizzano sempre. Per credere domandate al Siviglia, strapazzato in trentatre minuti. Ci mettono poco, quei bravi ragazzi dalla pelle blaugrana. E forse, più che raccontarli, sarebbe meglio dipingerli. Ah, postilla: al centro del quadro, dopo tredici giorni lontano dal campo, c’è di nuovo lui. Esatto, Leo. Il capo tribù è tornato con una rabbia nuova e ha disintegrato la partita, doppietta e messaggio alla Juventus: dedicando il gol ai bambini che lottano contro il cancro.
Un po’ più dietro
La fonte d’ispirazione è sempre la stessa. Messi. E capire come annientarlo sarà probabilmente il primo dei problemi della Juventus. Chissà cosa s’inventerà Allegri, ‘posso fermarla la Pulce’? Risposta: se arriverà a questo livello, per Bonucci e compagni sarà una mission impossibile. "Las criticas me tienen sin cuidado", tradotto: a Leo delle critiche non importa nulla. Le polemiche dopo la squalifica rimediata contro l’Argentina lo hanno solo rivitalizzato. Anche da… trequartista. Nessun errore: il 10 fa male anche da quella mattonella. Oggi La Pulga giostrava dietro a Sergi Roberto (alto a destra, al posto dell'infortunato Rafinha), Neymar e Suarez. Ah, fermi tutti ora: se non avete visto l’ultimo gol del pistolero, accendete il decoder ed emozionatevi. Istinto e rovesciata da playstation a superare Sergio Rico. Roba normale, per uno così. Che oltre ad esultare ama servire i compagni: l’uruguaiano (a quota 23 gol) è il miglior assist man dei top 5 campionati europei. Intanto l’argentino, da dietro, orchestra la manovra. Poi segna strofinando il suo mancino. ‘Ma… è meglio da esterno o play davanti i finalizzatori?’ Decidete voi, tanto Leo potrebbe incidere anche da casa.
Il 3-3-1-3
O meglio, il 3-3-Messi-3. La chiave, alla fine, è sempre quella. Le note dello spartito cambiano solo leggermente. Ok, e la sostanza? Per intenderci: nella pazza remuntada contro il Psg, Luis Enrique disegnò con questo abito la squadra. Il risultato fu epico. Gli interpreti, più o meno, sono sempre gli stessi. La luce la accende sempre Iniesta, El Profe porta a scuola tutti quanti: genialità allo stato puro. Il pallone appare e scompare a seconda del pensiero di Don Andres, come per magia. E per questo Allgeri dovrà essere bravo a costruire un filtro in mezzo al campo in grado di inibirlo.
L’assenza dell’equilibratore Busquets
Hai capito, Juve? Questa assenza peserà eccome. Colpa dell’ammonizione rimediata nella gara di ritorno contro il Paris Saint Germain. ‘Bene, senza di lui cosa cambia per il Barcellona?’ Tutto. Sergio Busquets regala equilibrio all’attacco e alla difesa blaugrana. Filtra, spacca, pensa e detta la giocata: è un tipo universale, lo spagnolo. Ah, il contropiede: Allegri dovrà anticipare la costruzione del Barca, imprendibile nelle ripartenze fulminee.
I gol, fatti e subiti: la difesa non è perfetta
Là dietro la musica cambia. Lì la poesia si cancella, soprattutto quando in campo scende la difesa a tre. Contro il Siviglia, però, Mascherano, Umtiti e Piqué hanno tenuto botta. Ma il muro blaugrana è frangibile. Certo, le scorpacciate di gol segnati compensano i difetti di fabbrica: ma in Champions League anche una rete subita può pesare come un macigno. Su 30 partite di Liga, infatti, in 18 occasioni il Barcellona è stato bucato. Ma la capacità di rivoluzionare le partite, come contro il Psg, può far saltare il banco di qualsiasi difesa: anche quella della BBC bianconera.
Il nuovo Neymar
Ultimamente è ancora più forte: fa paura. Terrorizza gli avversari a suon di numeri e magie. È meno solista e più operaio, sempre di lusso eh. Soprattutto non esiste alcun invidia con Messi e Suarez, anzi: col nuovo 3-3-1 (Messi)-3 il calcio assiste ad uno nuovo boom di O’Ney. MSN illegale, Neymar speciale.