Edin. Dze ko. Dze ko. Dze ko. Un urlo assordante. Liberatorio, al momento del gol. Di venerazione quando Di Francesco gli ha concesso la passerella finale. L’Olimpico ha vissuto la sua notte di coppe e di campioni. Quarti di finale dieci anni dopo l’ultima volta, grazie al suo attaccante. Dzeko e sto. 1-0 e Shakhtar eliminato. Doveva essere una delle chiavi per ribaltare il risultato di Kharkiv. Alla Roma servivano i gol del suo bomber e Dzeko ha risposto presente. Per la 17esima volta in stagione. L’uomo dei gol pesanti, l’uomo della Champions giallorossa. Quarto gol in Europa dopo Baku e la doppietta pesantissima di Londra. Su questi quarti di finale c’è marchiato a fuoco il nome del bosniaco. Che si è preso sulle spalle la squadra. Ha tenuto botta per tutta la gara, ha portato all’espulsione di Ordets. Oltre il gol, tanto altro. Una prestazione sontuosa, da grande attaccante.
Sono 66 i gol in maglia giallorossa, a meno uno da Rudi Voeller. Ormai parlare di Dzeko come uno degli attaccanti migliori della storia della Roma non è più un'eresia. Al bosniaco manca un trofeo. Come sono riusciti a vincerlo Batistuta, Pruzzo, Delvecchio o Montella - Totti gioca un altro campionato. Ma era dai tempi dell'argentino che la Roma non aveva un vero numero 9. Le difese fanno vincere i trofei, si dice spesso, ma se davanti hai uno come Edin Dzeko è più facile almeno lottare per raggiungerli. Ora testa e cuore a Nyon, per continuare a sognare notti così. Di coppe e di campioni.