Tanti tifosi italiani lo ricorderanno per il gol segnato nella finale di Champions League di Atene nel 2007, persa dal Liverpool di Benitez e vinta dal Milan di Carlo Ancelotti. Oggi Dirk Kuyt è l'allenatore del Beerschot, in seconda divisione belga, in cui è subentrato a fine dicembre, e ha parlato ai microfoni di gianlucadimarzio.com. Finora ha ottenuto una vittoria e un pareggio, ma soprattutto ha già le idee chiare sul calcio che vuole proporre.
"Ho imparato tanto da molti grandi allenatori durante la mia carriera da calciatore. Rafa Benitez, Louis Van Gaal e Bert Van Marwijk sono quelli che mi hanno ispirato di più. Soprattutto Van Marwijk (CT dell'Olanda 2010, finalista al Mondiale in Sudafrica, ndr) mi ha sempre dato tanta fiducia. Ripeto, è stato un privilegio poter imparare da tutti loro e questo adesso mi tornerà utile nella mia nuova carriera da allenatore", ha detto Kuyt a gianlucadimarzio.com.
Kuyt: "Prendersi dei rischi premia: bisogna tenere la palla e segnare"
La sua nazionalità e la sua storia quasi gli impongono di proporre un calcio aggressivo e offensivo. E lui conferma: "A me piace avere la palla più dell'avversario. Prendersi dei rischi alla fine premia... E a me piace creare tante occasioni da gol, perché facendo così puoi fare più gol dell'avversario. È vero che puoi anche prenderti un'imbarcata, ma il mio modo di vedere il calcio è di cercare sempre di segnare più della squadra che ho davanti. Ed è importante ripagare i tifosi, dare a loro qualcosa per cui essere felici".
Occasioni, possesso e aggressività, ma anche cura dei dettagli e della testa dei giocatori: "Il mestiere dell'allenatore è cambiato molto perché oggi può contare sul suo staff. Non basta allenare i giocatori ma devi prenderti cura anche di loro. Se vuoi raggiungere obiettivi importanti puoi solo farlo se c'è un gruppo unito. Il gruppo viene sempre prima del singolo".
Infine, Kuyt ha dato la sua opinione sulle difficoltà di oggi nel trattamento dei calciatori, spesso influenzati da agenti o familiari: "È vero, ogni singolo giorno imparo tanto sia come persona sia come allenatore. La cosa più importante sono i risultati, migliorare i calciatori e creare una squadra. Però alla fine veniamo giudicati dai risultati... E perciò non mi va di perdere tempo con cose inutili. Mi focalizzo solo sul mio lavoro".
A CURA DI ALESSANDRO SCHIAVONE