Appena risponde al telefono, capisci quanto l’Italia gli sia rimasta dentro. “Ciao come va, che si dice nel vostro paese?”. La pronuncia è perfetta. Michel Kreek ha giocato in Serie A dal 1994 al 1997 con le maglie di Padova e Perugia e l’italiano se lo ricorda ancora bene. Poi è passato al Vitesse in Eredivisie. Ci è rimasto cinque anni, giocando 150 partite. “Era un Vitesse diverso il mio, ma è anche normale, sono passati più di vent’anni”. Ma ci torneremo. Oggi il suo presente si chiama Ajax, è il responsabile del settore giovanile, scova talenti e li fa crescere. Stesso destino che toccò a lui tanti anni fa nell’Academy biancorossa. Altri tempi.
Domani il Vitesse affronterà la Roma negli ottavi di finale di Conference League. “Sono una buona squadra, ma la Roma può farcela”. Tradotto: i giallorossi sono più forti ma dovranno tenere gli occhi aperti ed evitare distrazioni. “Oggi grazie anche al lavoro di Spors, che ora è venuto da voi in Italia, hanno messo su una squadra competitiva che se la gioca a viso aperto ovunque vada. Hanno una mentalità imprenditoriale, sono molto attenti e bravi da quel punto di vista”.
Eppure, quando giocava lui, il mondo del Vitesse era diverso in tutto e per tutto. “C’era un attaccamento alla squadra che ora non vedo più, ma non solo io, anche i tifosi. Non si riconoscono più nel club, nonostante i risultati siano positivi”. Spazio ai ricordi. “Il nostro presidente, Karel Aalbers, era, in primis, tifoso del club. Ora non è più così, ma lo capisco. Noi siamo arrivati a giocare contro l’Inter in Coppa Uefa nel 2001, non sa lo stadio quanto era pieno. Un’atmosfera meravigliosa. In questi anni, forse prima che arrivasse il Tottenham, era da tempo che non si vedevano così tanti tifosi”.
Va indietro nel tempo, ricorda, sorride. Kreek parla di tutto con la solita fermezza che l’ha sempre contraddistinto. Diretto, senza giri di parole. “Noi giocavamo un calcio divertente, per la città ogni partita era una festa. Adesso non mi sembra sia più così”. Poi in chiusura due flash sull’Italia. “Ci sono momenti che resteranno per sempre nella mie mente”. Ce ne dica un paio. “Il primo è il rigore decisivo segnato contro il Genoa nello spareggio salvezza con la maglia del Padova. Un’emozione indescrivibile. Poi il modo di vivere la partita degli italiani. È unico”.
Istantanee che lo riportano indietro nel tempo e lo legano all’Italia. Che domani sarà rappresentata dalla Roma nella “sua Olanda”. Attenzione è la parola d’ordine, garantisce Michel Kreek.