Maglia numero 11. Un gol che apre una stagione
e che decide la trasferta della Roma a Bergamo. Data: 20 agosto. Esattamente un
anno fa, un altro gol di un altro numero 11 – all’Olimpico – invece chiudeva un
poker giallorosso contro l’Udinese. Sempre alla prima in stagione. Il numero resta, chi lo indossa no. Una
costante? Il gol. Perché da Salah a Kolarov è passato un anno di Roma e la
numero 11 oggi ha un nuovo ‘proprietario’. Nuova squadra, nuovo direttore
sportivo, nuovo allenatore. Totti? In tribuna, giacca e camicia. Quasi un altro
mondo, di sicuro un’altra Roma. Ma quell’11 ancora esulta. E fa esultare. Non è
più l’egiziano, ieri è stato Kolarov, forse anche un po’ a sorpresa. Come quella
punizione che ha fatto saltare la barriera e ha creato il varco giusto per
spiazzare Berisha.
Un altro calcio piazzato da ricordare nel palmarès del difensore: come dimenticare quello durante l’amichevole della sua Serbia contro l’Estonia? Colpi che si provano a fine allenamento, come ai tempi del Manchester City, anche insieme a Balotelli. Addio ai citizens questa estate e via all’avventura in giallorosso dove ha ritrovato l'amico Dzeko. Lui, vecchia conoscenza della Serie A e della capitale che torna proprio a Roma dopo gli anni alla Lazio. Rancore? Non per tutti. Ci pensano i tifosi a fare come se nulla fosse. Basta una dichiarazione ‘da derby’ (“Se segno alla Lazio esulto”), oppure un gol subito decisivo. “Pensavo si aspettassero un mancino alto, sopra la barriera, ci ho provato. Temevo un contropiede, ma alla fine è andata bene”.
L’esordio, il gol e poi “in campo è come De Rossi” ha ammesso El Shaarawy. Un po’ per il carisma, un po’ anche per quella veste da regista che, insieme al capitano, ha indossato in una gara come quella di ieri contro un avversario insidioso. Un acquisto utile in campo come nello spogliatoio, stile Maicon o Keita delle passate stagioni per intenderci, in attesa di altri rinforzi. “Monchi lavora al massimo”. Sì, anche per trovare un altro attaccante da regalare a Di Francesco, un sostituto di Salah, l’egiziano che ha lasciato in eredità la 11 proprio a Kolarov. La maglia che in passato fu di Romagnoli, Taddei, Rizzitelli, Graziani, Prati e anche di Conti e dello stesso Di Francesco, tra gli altri. Per non dimenticare Emerson. Ricordi di scudetto. E con Kolarov… ricordi di derby e di un passato biancoceleste che i romanisti sono pronti a dimenticare. Almeno chi ha esultato al gol di ieri, come un calcio a quel passato che comunque “non voglio e non posso negare”. Cambiare pagina però sì, da quella chiacchierata con Monchi. Perché a convincerlo a sposare la causa giallorossa e ad iniziare la sua ‘seconda’ nuova vita a Roma ci ha messo davvero poco. “Praticamente due minuti”.