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Data: 13/05/2017 -

King Antonio. Conte di Londra, campione d'Inghilterra: dall'azzurro al Blue Chelsea, storia di una vittoria Made in Italy

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La Premier League è un Italian job. Ancora. Dal Claudio ad Antonio. Da Ranieri a Conte. "It's happened again, it's happened again". Sì, è successo di nuovo. E i tifosi del Chelsea lo sapevano già da prima della vittoria sul WBA. Poche parole cantate prima del fischio d'inizio di quella che si è rivelata la gara decisiva per assegnare il titolo a chi l'anno scorso l'aveva consegnato al Leicester (battendo il Tottenham). Storie di calcio. Conte...nto. Fin troppo facile. "Non è stata un'annata semplice". No, e guardarsi indietro è ancora più dolce pensando che nella griglia di partenza, ad agosto, il suo Chelsea non era nemmeno da podio. Adesso quelle parole, quei giudizi, assomigliano tanto a quel colpo che Conte ha preso nella foga di un'esultanza folle e carnale al gol di Batshuayi: lo incassi, ma è impossibile sentirlo. Si chiama adrenalina. Si chiama vittoria. Quella maiuscola, con la 'v' minuscola. E poi c'è Vittoria, la sua, quotidiana. Sua figlia. E' a lei e a Elisabetta, la moglie, che va la prima dedica. Il primo pensiero dal tetto della Premier League.

L'hanno chiamato in ogni modo. 'Confather', 'The Fantastico One'. Ma i tifosi li ha conquistati Antonio. Un nome che ha iniziato a riempire sempre di più Stamford Bridge e non solo. Sospinto dalle note di canzoni frutto solo dell'ammirazione, e dalle vittorie che come mattoncini iniziavano a tirar su una storia dal lieto fine. E pensare che è iniziato tutto con delle bandierine tricolori sventolate nello stadio di casa. Un 'benvenuto'. Un 'grazie', nella trama di un 'Ritorno al futuro' con la Premier League sullo sfondo. La svolta? Alla 14esima giornata, con il Manchester City di Guardiola come avversario. E' lì che Conte ha capito che quella squadra, sua più che mai, poteva fare davvero qualcosa di straordinario. Dopo ha dovuto 'solo' dimostrarlo. "Spero che potremo sorprendere le persone. C'è una piccola fiamma accesa qui, che può crescere e diventare un inferno". Copyright Conte. Parole (o meglio, sentenza) datate 14 luglio 2016. Quando il passaggio dall'azzurro al Blue ormai era compiuto. Sfumature.

Londra isola felice con il suo Antonio che non vola mai alto come gli aerei con le dediche che i tifosi gli riservano ma vuole sempre tenere i piedi per terra. Anche quando ormai la zucca è diventata carrozza, come in una favola ma senza la mezzanotte che spegne il sogno. L'intesa con i giocatori, il volto sorridente di Abramovich nel suo palco dopo ogni vittoria. Come a dire: quest'anno l'ho fatta io la scelta giusta. E un rapporto con i giornalisti aperto e cordiale come quando Conte li ha invitati al pub dopo una vittoria esterna, prima di rientrare a Londra. Oppure come in quell'occasione in cui il manager ha chiesto ad un reporter una fetta della sua torta. Fame. Affamato sì. Come in campo. Indemoniato. C'è bisogno di una Conte Cam, puntata solo su di lui, qualcuno più di una volta l'ha suggerito. Perché a volte il vero spettacolo è lì. O anche a fine partita, quando firma autografi e scatta selfie con i tifosi lì, a un passo. Un altro mondo rispetto all'Itala. Ma Conte l'ha conquistato. E il presente ora è troppo bello per pensare al futuro. Perché Conte quella fiammella, l'ha davvero trasformata in un inferno. O, se volete, nel suo Paradiso.



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