Ore di sonno: tre. Tutta colpa di un aereo in clamoroso ritardo: Venezia-Londra, forse la #macchinataignorante ci avrebbe messo meno. Poi su in carrozza: 85 minuti di treno bastano per toccare con mano una fiaba già entrata nella storia per quel suo lieto (e sorprendente) fine. "Leicester". O meglio "Lei(ce)ster" come lo pronunciano loro. Livello di stordimento altissimo, quasi massimo. Il tassista ubriaco (solo di felicità, per fortuna) inizia a parlare a macchinetta in un inglese stretto stretto: "We did!". Lo ripete mille volte ancora. "We did! We did! We did!". "Ce l'abbiamo fatta". "We are the Champions". In sottofondo pure la radio a dieci decibel sintonizzata su TalkSport: si parla di Claudio Ranieri, "a legend".
Trombette, clacson, schiamazzi. Bambini travestiti da Ulloa, volti di Vardy ovunque, appiccicati pure sulle vetrine delle agenzie immobiliari. Dall'Italia un fan di De Ron con tanto di maglietta autografata. "Siamo qui per Sir Claudio". Di più. "Oggi dalle 16.30 il negozio (di alimenti) resterà chiuso". E non perché è festivo. Il motivo è scritto a caratteri cubitali: "Per festeggiare il tremendo traguardo raggiunto". Leicester campione d'Inghilterra. Poi un urlo: "Go Foxes". C'è Santa Claus. "Il regalo è già stato scartato". C'è un Cristo (italiano) che apre le braccia al cielo e ricorda il miracolo. Ai piedi del King Power Stadium un coro Gospel: "Un capitano, c'è solo un capitano... Morgan". Pizze (anche viventi), birre e Leicester. "Congratulations from all". Un mondo intero ne parla e prova a raccontare questa favola: noi la vivremo qui su gianlucadimarzio.com, con foto e video, insieme a voi. #champions