Accento romano, piedi argentini ma solo quelli. Perché Cristian Ledesma preferisce la praticità. In campo, come nella vita: pochi fronzoli, tanti fatti. Un cuore che in parte è anche italiano. E lo si capisce presto, quasi subito, soprattutto quando parla dell’Italia e di Roma, oramai la sua prima casa. E Roma, come la storia insegna, altro non è che una costola della Magna Grecia.
Sarà anche per questo che quando è arrivata la chiamata dal Panathinaikos, Ledesma non ci ha pensato su neanche un secondo. “Tutto è nato a giungo quando ero in partenza per le vacanze con la famiglia - racconta Cristian Ledesma a gianlucadimarzio.com - ed ho ricevuto la telefonata da parte di un agente Fabio Guardabasso. Mi ha fatto una proposta per andare a giocare in Grecia dicendo che Stramaccioni e Muzzi avevano chiesto espressamente di me, ed io ho detto ‘Ok, proviamo’”. Zero dubbi da parte sua e zero dubbi da parte del Panathinaikos “nonostante fossi fermo da mesi non mi hanno fatto alcun genere di problema, e questa cosa mi ha convito subito ad accettare la loro proposta”. Valigia pronta con destinazione e volo di sola andata Roma-Atene, altro che Bangkok. Le due capitali dell’era antica unite dalla passione per il calcio di Cristian Ledesma che proprio ad Atene ha trovato un allenatore italiano, romano e romanista come Stramaccioni. “Non avevo mai lavorato con lui, non lo conoscevo né come persona né come allenatore e devo dire che è stata una bellissima sorpresa”. La scintilla è praticamente scoppiata subito, fin dal ritiro. “E’ un allenatore preparato e a me piace ripagare in campo la fiducia. Ero fermo da gennaio e lui mi ha voluto fortemente”.
Amici in campo “rivali” sul divano. “Abbiamo due fedi calcistiche troppo diverse. La serie A la vediamo ognuno per fatti suoi”, e poi aggiunge con una risata, “Il derby insieme? Mai. Lo devo vedere da solo con la famiglia. Gli ultimi derby sono stati una sofferenza perché non poterli vivere in campo è dura”. Laziale nell’anima, ma sopratutto combattente. Gladiatore, anzi. E’ anche per questo che in casa Panathinaikos hanno già imparato ad amarlo. Non è uno che segna tanto, ma domenica è arrivata subito una doppietta: due gol su calcio di rigore. “Sono stato contentissimo, e poi ho festeggiato in famiglia come sempre”. Eccolo l’altro amore - oltre al calcio - di Cristian. “Per me stare bene a casa è tutto. Qui ad Atene mi trovo bene perché a stare bene è sopratutto la mia famiglia. Abbiamo trovato una scuola italiana così i bambini possono terminare gli studi e questo per me è fondamentale”. Certo, non cambierebbe Roma per Atene, ma per ora va bene così. E anche il tifo inizia a sembrargli familiare. “Roma è Roma, e come si vive la partita lì è impossibile trovarlo altrove, ma qui anche non sono male. Lo stadio è caldissimo e la gente è molto mediterranea, mi ricorda molto Lecce”. L’altra città di adozione di Cristian, quella dove ha conosciuto Marta - sua moglie - dove vive suo fratello e dove aveva anche già imparato a masticare qualcosa di greco. “Ci sono dei paesini vicino Lecce dove avevo già sentito delle parole. Ora le prime due che ho imparato sono ‘Kalimera e kalispera’, buongiorno e buona sera”. E’ arrivato da poco ma ha già pensato di organizzare una bella cena a base di “asado” con gli altri tre argentini in rosa (c’è anche Leto, ex Catania), serate nelle quali ovviamente è lui stesso ad occuparsi della cottura della carne. “Trovare quella buona non è mai un problema per noi argentini: in qualunque parte del mondo”. E magari aspetta anche la visita di qualche ex compagni di squadra della Lazio. “Lì ho tantissimi amici. Tra calciatori e non solo. Magazzinieri, staff, tutti quanti. Li sento spessissimo”.
Dopo la doppietta si è sentito subito con Cataldi, quello che lui stesso definisce un fratello minore e che forse più di tutti potrebbe ereditare in biancocelseste, la sua posizione in campo e la sua fascia da capitano. Non il numero di maglia: Danilo gioca con il 32 mentre Cristian è affezionatissimo al 24 - ce l'ha anche adesso in Grecia - riferito alla sua data di nascita: il 24 settembre. Argentino atipico come estro e stile di gioco, ma non certo come mentalità. Tranquillo, sereno e molto religioso. Chi meglio di lui, allora, potrebbe sentirsi a casa in Grecia: da sempre considerata la terra degli dei.