Torino-Juventus, domenica sarà un "mezzogiorno di fuoco". In scia al Napoli, la corsa scudetto dei bianconeri passa anche per i cugini, che puntano al settimo posto e a fare uno sgambetto ai rivali di sempre. Iago Falque, ex della sfida, si concentra più sul primo obiettivo: "Dello scudetto non ci interessa niente… Io penso che quei 3 punti ci avvicinerebbero di più al 7° posto, all’Europa League. Certo, la corsa in vetta è divertente: il Napoli gioca un calcio bellissimo, ma la Juve è pratica e riesce sempre a spuntarla. Pressione del derby? E’ normale entusiasmo: lo stesso di noi giocatori. Speriamo che sia la volta buona perché qui in casa l’anno scorso abbiamo perso solo per un gol di Higuain nel finale. Belotti? E' guarito con calma e ora è definitivamente tornato: sarà fondamentale, non solo domenica. Le aspettative su di lui erano e sono giuste, ma piccoli fattori possono complicare la crescita come gli infortuni o la mancata vetrina Mondiale. Però col tempo può fare una carriera da Higuain: se tante squadre lo volevano, vuol dire che è un top. Tra gli altri compagni mi piacciono Baselli, indispensabile: fa anche lui tanti ruoli. E poi dico i giovani: Lyanco, Bonifazi, Barreca, Edera. Tra qualche anno saranno star".
Sui derby: "Genova, Roma, Torino: li ho sentiti tutti perché sono allo stesso modo speciali. E’ una cosa molto italiana: qui il calcio viene vissuto e “parlato” più che in Spagna". L'esperienza alla Juventus accompagnerà sempre Iago Falque: "E’ una parte della mia vita. Felice. Mi ha accolto, fatto crescere e questo mi ha aiutato per la vita. Ora la guardo come il rivale più grande: non c’è nostalgia, ma determinazione. Tottenham? E' la scelta sbagliata: ho cercatoisoldi e non la sfida sportiva. Ho visto la parte più brutta del gioco: ero solo un numero, zero considerazione. Ma anche quello mi ha reso più forte. Chi toglierei alla Juventus? Il più forte è Pjanic: tecnicamente il migliore della A. La squadra dipende da lui". Sull'esperienza nella Roma: "Il meglio della mia carriera sta arrivando ora perché ho trovato la mia dimensione perfetta. Per il resto, sono orgoglioso di quanto fatto: alla Roma, in una squadra da Champions, forse mi è mancato l’ultimo passo. E’ il mio rimpianto, ma anche una fortuna: da lì sono arrivato a Torino e questo è l’anno migliore della carriera. Roma è caos, ma pure la città più bella al mondo. A Genova c’è il mare come a Vigo, non è da poco. Ma se ne devo sceglierne una, dico Torino: bellissima, tranquilla, organizzata". L'intervista integrale sulle pagine de La Gazzetta dello Sport.