Juve-Roma, il futuro è tutto vostro. I bianconeri per la leggenda, perché a questo equivarrebbe il sesto scudetto consecutivo. I giallorossi per tornare più in alto di tutti dopo 15 anni e fermare l’egemonia. Sabato si scende in campo, ma per un attimo mettiamo da parte cosa sarà Juventus-Roma e cosa potrà significare per questa annata. Convochiamo il passato… E la risposta è che sì, Juventus-Roma è stata tanto. Partite bellissime e sentitissime, una rivalità storica, anche qualche polemica di troppo a volte. Scegliere un incontro rispetto ad un altro sarebbe esercizio ingiusto e complicato, c’è però un'altra soluzione: gli ex. Perché Roma e Juve, non senza veleni, alcuni giocatori (e allenatori) se li sono scambiati. Spesso e volentieri il percorso è stato Roma-Torino e questo ha acuito le tensioni. Ma restiamo in campo… e schieriamo una formazione di doppi ex di tutto rispetto, in cui sono inclusi anche due ancora in attività, Benatia e Pjanic.
(3-4-3): Peruzzi; Benatia, Vierchowod, Balzaretti; Emerson, Pjanic, Aquilani, Boniek; Vucinic, Toni, Fonseca.
ANGELO PERUZZI: è con la Juventus che è diventato grande vincendo tutto, ma Cinghialone nasce (calcisticamente e non solo) a Roma, sponda giallorossa: 13 presenze tra il 1987 e il 1989, soltanto tre nel 90/91 dopo l’annata a Verona. Ma la consacrazione sta per arrivare: lo prende la Juve e lì rimarrà fino al 1999, vincendo, una Coppa Uefa, una Coppa Italia, 3 scudetti, una Champions League, una Coppa Intercontinentale, una Supercoppa Europea, due Supercoppe Italiane. Tyson ha messo tutti i trofei KO.
MEDHI BENATIA: Il più recente insieme a Pjanic, negli occhi di tanti c’è ancora la splendida stagione 2013/2014 di Medhi Benatia alla Roma, dopo i 3 anni di Udine. Va a segno più volte, che bello il suo gol con la Samp. Il Bayern di Guardiola gli mette gli occhi addosso e lo prende l’anno successivo. Pur vincendo due Bundes e una Coppa di Germania però, complici problemi fisici, non è mai lo stesso Benatia di Roma. Per questo coglie al volo l’occasione che gli si presenta a scorsa estate. La Juve lo prende in prestito con diritto di riscatto: primo marocchino nella storia della Juventus, un’altra “B” a supporto della BBC.
PIETRO VIERCHOWOD: Altra epoca, altra pasta. La parabola dell’eterno Pietro Vierchowod tocca anche questi due poli. A Roma il primo scudetto della sua carriera nel 1983, una sola stagione ma marchiata a fuoco. Dopo l’epopea blucerchiata, durante la quale gli era sfuggita solo la Coppa Campioni, Vierchowod si trasferisce alla Juve all’età di 36 anni: resterà solo una stagione, ma gli basterà per completare la sua bacheca con la Champions League vinta proprio a Roma, giocando da titolare.
FEDERICO BALZARETTI: Due stagioni alla Juve dopo aver vestito anche la maglia del Toro. Quella del secondo scudetto bianconero revocato dopo Calciopoli e quella del nuovo inizio in Serie B. Prima con Capello e poi con Deschamps trova spazio sulla fascia sinistra. A Roma arriva nel 2012, dopo la sua miglior esperienza a Palermo, ed è purtroppo l’inizio della fine, troppo in anticipo, della sua carriera. 27 presenze la prima stagione, il gol nel derby la seconda, poi l’inizio del calvario. La pubalgia, le operazioni, la lunga assenza. L’ultima partita giocata proprio contro il Palermo, l’ultima di campionato della stagione 2014/15.
EMERSON: Il Puma… della discordia. Uno degli emblemi di quella rivalità tornata ad accendersi proprio dopo il suo trasferimento con Fabio Capello a Torino. Roma lo aspetta dopo l’infortunio al ginocchio ancor prima di debuttare, lui ripaga contribuendo alla vittoria dello scudetto. Poi qualcosa si rompe e decide di seguire il suo allenatore a Torino. Il Puma è una costante anche lì, nonostante qualche malanno fisico. Due anni, i famosi e già sopracitati scudetti revocati. Ma niente Serie B: sarà ancora Capello a portarselo dietro al Real.
MIRALEM PJANIC: L’ex più fresco. La clausola, le parole di Spalletti e dei compagni, l’amicizia con Nainggolan, l’adattamento alla Juventus, lo spauracchio di una punizione già segnata alla Juve e che potrebbe replicare a parti invertite. Sicuramente il protagonista più atteso di sabato sera, avrà il piccolo vantaggio di non giocare la prima da ex all’Olimpico. Chissà se, in caso di gol, esulterà. Higuain docet?
ALBERTO AQUILANI: Cresciuto a pane e Roma, dopo le giovanili e l’esperienza alla Triestina Aquilani si afferma proprio con Luciano Spalletti. Anche lui è uno di quelli a cui gli infortuni hanno impedito una carriera migliore, ma tra una rabona e qualche gol, alcune soddisfazioni in giallorosso se l’è tolte: tre trofei, tra cui due Coppe Italia e una Supercoppa Italiana. Dopo la parentesi al Liverpool, Aquilani veste il bianconero. Non lascia segni indelebili però, perché capita nella sfortunata stagione di Del Neri: l’ultima, suo malgrado, non vincente della storia recente della Juventus.
ZBIGNIEW BONIEK: Zibì, è molto più semplice. O bello di notte. Un’eccezione alla regola del viaggio Roma-Torino. Lui lo ha compiuto al contrario, anche se non andò molto lontano dal conformarsi: erano i mitici anni ’80 e il suo passaggio alla Roma nel 1982 saltò solo all’ultimo e lui andò alla Juve, dove vinse tutto formando con Platini una delle coppie più forti della storia.
MIRKO VUCINIC: Storia recente, con il talento un po’ folle e un po’ discontinuo di Mirko che brilla a Lecce, si afferma alla Roma e vince (lo scudetto) alla Juventus. Il rimpianto di tutta la città per quello scudetto del 2010 è anche suo. Tante le partite decise, non solo quell’annata. Gol nei derby, al Bernabeu, contro l’Inter, che coppia con Totti. Nel 2011/12 lo prende la Juve: è l’anno dello Stadium, della rinascita, del primo scudetto per lui dopo le Coppe di Roma: alla fine saranno 3 e anche qui Vucinic sarà decisivo, con la sensazione che lo sia stato meno di quanto potesse esserlo grazie al suo talento.
LUCA TONI: E’ il Toni 2.0 a oscillare tra Roma e Juventus, con in mezzo il Genoa, e a sfiorare quello scudetto che non è riuscito poi a vincere. Nella Capitale arriva nel 2009/10, mercato di gennaio; la rimonta sull’Inter di Mourinho però si ferma sul più bello, nonostante Toni sia determinante con 5 gol. La stagione successiva la comincia al Genoa, ma ancora una volta nel mercato di riparazione cambia maglia e approda alla Juventus. La stagione 10/11, come detto, sarà tra le peggiori della storia juventina. E in quella successiva Toni non riuscirà a partecipare al trionfo: viene ceduto all’Al Nasr sempre a gennaio. Il suo nome però resterà negli annali bianconeri: è il primo marcatore del nuovo Juventus Stadium, segnando il gol dell’1-0 contro il Notts County.
DANIEL FONSECA: Chiude questo strano tridente l’uruguaiano che alla Roma ha segnato 20 gol in 65 partite tra il 1994 e il 1997 e alla Juventus 10 in 42 partite tra il 1997 e il 2001. A Torino anche uno scudetto (1998) e una Supercoppa Italiana.
ALL: FABIO CAPELLO
Con la partecipazione, in un'ipotetica panchina, di: Morgan De Sanctis, Marco Motta, Jonathan Zebina, Cristiano Zanetti, Daniel Pablo Osvaldo, John Charles.