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Data: 12/11/2017 -

Juventus, Marotta: "L'addio di Dani Alves un fulmine a ciel sereno. Bonucci? Allegri non è la causa della sua partenza"

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Campionato fermo, ansia per il destino della Nazionale che sale. Il pass per la Russia si allontana e gli azzurri hanno l'obbligo di ribaltare tutto a San Siro. Tra gli uomini scelti da Ventura ci sono molti giocatori della Juventus, profili su cui Marotta punta per centrare l'ennesimo scudetto della sua carriera da dirigente. Intervistato da 'Il Giornale', il direttore generale dei bianconeri ha parlato di vari temi, partendo dalla presidenza Agnelli.

"Avere una famiglia così longeva alla guida del club significa senso di appartenenza. Un Agnelli alla presidenza è un valore aggiunto. Andrea Agnelli ha creato un modello vincente. Il core business è fare calcio. Ma devi avere alle spalle una squadra invisibile che ti supporti in tutto. Lui è stato lungimirante, con due principi: la competenza e la delega. E tutto alla Juve è volto alla vittoria. Un colpo da 100 milioni ogni anno? Per Higuain si è creata un'opportunità d'uscita dal Napoli in un momento storico in cui noi abbiamo ritenuto di fare quell'investimento. Ma non si può pensare di farlo tutti gli anni. E' stata un'operazione chiusa prima della definizione del passaggio di Paul allo United, che era comunque prevedibile e ovviamente ha facilitato l'affare del Pipita".

Marotta poi si concentra sulle cessioni di Dani Alves e Bonucci: "Quella del brasiliano ci ha costretto a rivedere i piani, è stato fulmine a ciel sereno. Lui ha fatto una scelta che sembrava essere il City, poi è arrivato il Psg. C'è stato un momento di contrasto, perché ho fatto valere il rispetto del professionista nei confronti della Juventus. Bonucci? Premetto che l'allenatore non è la causa. Eravamo preparati perché nelle discussioni che normalmente si fanno erano emerse delle insoddisfazioni del giocatore. Juventus che ogni anno si ritrova a costruire e smontare il giocattolo? È una sfida. Ovviamente da una parte c'è sempre attenzione alle esigenze finanziarie, ma dall'altra si vuole ottenere il massimo dei risultati sportivi. È mancata solo la ciliegina, ma gli scudetti e due finali Champions in tre anni promuovono i mercati fatti. Matuidi strapagato? Non sono d'accordo. Venti milioni più bonus per un giocatore integro fisicamente che aggiunge personalità sono sostenibili. Se si pensa che abbiamo venduto Bonucci a quaranta. Priorità ai nuovi arrivi in difesa per il prossimo anno? C'è Caldara, ma la carta d'identità dice che qualcosa va fatto. E lo faremo. Sono convinto che se vuoi vincere in Italia lo zoccolo duro deve essere sempre costituito da italiani. Quando vanno sui campi di provincia, gli stranieri fanno fatica a capire che contro la Juventus ogni squadra esprime sempre il massimo. Se questa è la Juventus più forte della nostra gestione? Si dice sempre che l'ultima è la più forte. Io dico che questa è la squadra più equilibrata. Io parlo sempre al plurale perché condivido il merito con i collaboratori. Ho l'orgoglio di dire che Paratici, il direttore sportivo, è una mia creatura".

Marotta infine parla di Dybala: "Cosa succede a Paulo? Non ha avuto il tempo di essere talento: è diventato subito campione. E se fa cose normali viene bocciato. Come società dobbiamo essere bravi a supportarlo. Dal doping a Calciopoli ai biglietti, la Juve sempre al centro, che idea mi sono fatto? Che i forti generano sempre invidia. Si è galoppato sulla cultura dell'invidia così come non c'è la cultura della sconfitta. Milan e Inter in versione cinese? La competitività sportiva è sempre al massimo livello. Poi il calcio è un prodotto congiunto e con loro abbiamo instaurato un ottimo rapporto per valorizzarlo. I miei tre colpi principali? Casiraghi venduto alla Juventus di Boniperti: il segno del destino. Cassano portato alla Sampdoria dal Real Madrid: emozione pura perché si trattava di recuperare un talento. L'affare Pogba al Manchester United: la realizzazione professionale".

Il resto dell'intervista potrete trovarla sull'edizione odierna de Il Giornale

Tags: Juventus



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