Juventus, Napoli, Real, ma anche vita privata. Higuain non si nasconde e si racconta nel corso di una lunga intervista concessa al Corriere della Sera. Il bomber argentino è un "sopravvissuto" e si sente vicino alle famiglie delle vittime del disastro aereo di Medellin:
"Sì. È terribile quello che è successo. Il nostro pensiero va alle famiglie colpite e ai superstiti. Anche io sono un sopravvissuto? A 10 mesi ho avuto la meningite. Non mi hanno raccontato tutto, ma è stata una cosa grave. Grazie ai medici e alla mia famiglia ne sono uscito bene. A 13 anni il sogno era di andare al Real, l’ho realizzato grazie alla forza mentale che ho e che mi ha fatto arrivare fin qui. Adesso spero di vincere tanti trofei con la Juventus, per la fiducia che ha avuto in me: voglio ricambiare con tanti gol e vittorie. Come persona vorrei formare una famiglia, trovare la moglie giusta. E diventare ogni giorno una persona migliore. Quando lascerò il calcio vorrei essere ricordato per quello che ho fatto".
Higuain senior, ex difensore, ha sempre seguito Gonzalo: "Per lui la serie A è il campionato più difficile per fare gol e in effetti mi sembra più difficile segnare qui. I gol sono come il ketchup? Me lo disse Van Nistelrooy, in un periodo in cui non segnavo. Ed è vero: ci provi, ma non escono. E quando escono, lo fanno tutti insieme, come il ketchup. È una bella immagine. Umiltà? Credo che nessuno sia perfetto, neanche il migliore del mondo. Per cui io voglio sempre imparare. A volte è difficile accettare le critiche. Però ci vuole l’umiltà di ascoltare, per cercare di crescere ancora". Il "pipita" torna sulle trattative estive: "Primo gol con la Juventus? Ho fatto più di 300 reti in carriera, non era una liberazione. Ma è stata un’estate dura. Mi hanno massacrato. Hanno detto che stavo male e tante altre cose. Poi sono entrato, ho segnato e per tutti ero in grande forma. Le critiche non mi danno fastidio e se qualcuno ha dei dubbi può chiedere i dati fisici al preparatore, che è molto contento del mio lavoro".
Alla Juventus c'è un DNA vincente? "È vero. Da fuori dici sono forti, hanno fatto 25 vittorie di fila, eccetera. Poi arrivi qui e dici: cazzo. Ci sono giocatori che hanno vinto tanto eppure ancora hanno questa fame di vincere ancora. È una cosa che ti contagia e ti dà la voglia di migliorare ancora. Vedere Buffon o Barzagli dare tutto per il calcio fa la differenza: è questa la mentalità che ti porta lontano. Sono arrivato in una squadra dove compagni, allenatore e modulo per me sono nuovi e sta andando come immaginavo: ho fatto 9-10 gol in 19 partite, ho giocato quasi sempre. E quando mi è toccato andare in panchina, sono andato in panchina. Sono decisioni dell’allenatore e devo fare gruppo e avere l’umiltà di capire. In ogni caso, siamo l’unica squadra d’Europa prima in campionato e in Champions: non mi sembra poco".
Higuain spiega perché non ha esultato dopo il gol contro il Napoli: "Sono stato educato in un certo modo e avevo già deciso prima della partita di reagire così. Non vuol dire che non volevo vincere. Però sono un uomo che non dimentica quello che ha fatto e quello che ha ricevuto. E a Napoli mi hanno dato tantissimo e mi hanno fatto crescere. È stato un segno di ringraziamento alla squadra, all’allenatore, ai tifosi. Dopo la partita ho esultato con quelli della Juve, perché lo meritano anche loro per il rispetto e l’amore che mi stanno dando".
Quest'anno Gonzalo è in ritardo nella classifica dei cannonieri: "Dzeko e Icardi sono in fuga? Se non li riprendo non succede nulla. L’importante è vincere il campionato, sono qui per questo. Poi se faccio tanti gol, è molto meglio. Ma per fortuna ho superato il record di 35 reti, che resisteva da 50 anni". E' vero che il Pipita va in giro con la scorta? "Zero. Dirlo è una cosa che non ha fondamento, una mancanza di rispetto totale. Mai avuta una scorta nella mia vita. E mai ce l’avrò. Ma le bugie hanno le gambe corte. Come non è vero delle minacce: mai ricevute".
Rapporto con Allegri? "Tranquillo": "Ci stiamo conoscendo. C’è grande rispetto. Dice che il calcio è arte? Certo- Quando fai un gol bellissimo, una giocata di cinque-sei tocchi che l’avversario non riesce a fermare, questa è arte. Mia madre è una pittrice: dipinge quadri, soprattutto astratti. Da quando ho avuto la meningite il rapporto con mia madre è speciale. È lei che mi ha preso in mano e mi ha portato in ospedale: è merito suo se ora sono qui. Critiche? Che parlino bene o parlino male di me, l’importante è che se ne parli, mi ripete. Poi mi dice anche che con 36 gol in 35 partite l’anno scorso ho abituato male tutti e adesso se non segno per 4 partite è un macello… Ma tutto questo alla fine mi fa bene. È un motivo per dare ancora di più".