Blessed. Benedetto. Come la scritta che Daniel Bessa si è tatuata sul braccio. Blessed. Benedetto. Come il rapporto che ha Ivan Juric con la Juventus. Due piccoli protagonisti, che in 90’ sono riusciti a far passare in secondo piano la rete numero 400 in una competizione europea di Cristiano Ronaldo e a fermare la corazzata Juve a un passo dal record di vittorie consecutive dall’inizio del campionato. 1-1 e palla al centro. Che per i liguri ha già un sapore di vittoria.
E chi si poteva immaginare di vedere il Genoa portare a casa un punto d’oro, dopo due settimane di turbolenze e un esonero inaspettato anche per i protagonisti? “Non pensavo di tornare” aveva detto Juric nel giorno del suo terzo insediamento che per lui significa molto. Genova è la sua città, il Genoa la sua squadra e la Juve l’unico avversario che gli ha regalato la gioia della rete in Liguria. Era il 1 dicembre 2006, a Marassi sotto di 1-0 la squadra di Gasperini trovò il jolly con un mancino di Juric a scavalcare Buffon. Inaspettato, esplosivo. Una disattenzione difensiva che la Juve pagò allora a caro prezzo nel suo unico anno in Serie B.
Un pareggio che sapeva di vittoria, già. Ora come allora. Una benedizione per Juric, che così riparte con il sorriso. “Ma sapevo che avremmo potuto fare bene”, sorride sornione. Il suo Genoa ha sofferto e stupito, con qualche cambiamento che in pochi si aspettavano. Chi? Romero, per esempio: gioca e non delude. “Ursino a Crotone mi diceva che se uno è forte, deve giocare a prescindere dall'età” ricorda l’allenatore che da adesso si aspetta anche dei miglioramenti. Ma avrà tempo.
Intanto, si gode la scelta (benedetta?) di schierare Bessa, fino a ieri in ballottaggio con Hiljemark. A proposito, per l’italo brasiliano quella allo Stadium è la prima rete stagionale, la terza in rossoblu, pensando alla mamma che sei anni fa sconfisse il tumore al seno: una dedica che arriva 24 ore dopo la giornata mondiale per la lotta contro il cancro. Una benedizione molto più importante.