Paulo Dybala ha parlato tramite le colonne de La Stampa di questo inizio stagione della Juventus. Tra certezze di squadra, aspirazioni personali e la nomea di squadra costruita per vincere: "Se si guardassero solamente le squadre e non si giocasse il campionato, saremmo più forti dell'anno scorso. Il problema è che lo dobbiamo dimostrare sul campo. Non basta avere tanti giocatori forti, tecnicamente e fisicamente, ma ci vuole determinazione e fatica. Il sesto scudetto farebbe entrare la Juve nella leggenda, però la Champions ha un significato più grande del campionato. Ma come noi, la vogliono Barcellona, Bayern, Real".
Campionato e Champions sono obiettivi di squadra, a livello personale però Dybala sa di essere sempre più importante all'interno della Juventus: "Vero, sono un po' più punto di riferimento di questa squadra e sento anche più responsabilità". Serio e responsabile che da quest'anno non fa più rima con goleador. Solo una rete fino ad oggi, quella segnata martedì contro la Dinamo Zagabria. Arrabbiato, deluso? Oppure è il ruolo diverso ricoperto in campo quando c'è Higuain? Nulla di tutto questo: "I miei compagni si accorgono quando sono arrabbiato, ma sono uno che si tiene le cose dentro. Il ruolo? Non è vero che gioco più lontano dalla porta, è solo che adesso gli avversari mi concedono meno tiri, se ne sono accorti e mi giocano più vicino. Higuain ha ragione a volermi più vicino, ma a Zagabria vedevo che vicini a lui non avevo spazio, per questo ho cercato di aprirmi per rientrare in gioco, per mettere palle gol".
Infine l'argentino parla anche del suo compagno di reparto, Gonzalo Higuain, da sempre considerato un grande attaccante... solista. A Napoli avevano imparato ad accettare le arrabbiature in campo del Pipita. Situazioni che a Torino non si verificano più. Perchè? Dybala lo spiega molto semplicemente: "L'anno scorso alzai le braccia per lamentarmi a fine partita mi hanno detto: 'Qui non si fa', forse l'hanno detto anche a lui".