Era uno dei gioielli della cantera della Juventus. Stefano Beltrame adesso gioca in Olanda, nei Go Ahead Eagles, ma il suo sogno è quello di tornare a Torino. Lo racconta a TuttoSport: "E’ il mio obiettivo ma prima voglio disputare una grande stagione e poi provare a tornare lì. Ora conta il presente. Sono un trequartista, ma gioco anche da seconda punta: un numero 10, che nel calcio sta scomparendo. Rapido con il pallone tra i piedi, buon fantasista. Italia? Purtroppo non ho trovato la continuità di cui avevo bisogno, non riuscivo a esprimere il mio gioco, non ero me stesso. E non appena la Juve mi ha detto che c’era questa opportunità l’ho colta al volo. Qui i tifosi sono accaniti e un po’ pazzi, ti fanno sentire il loro calore. Si respira un bel clima e lo stadio è proiettato sul campo. La squadra ha ambizioni forti: vogliamo vincere il campionato e risalire in Eredivisie, un anno dopo la retrocessione. Per adesso ho segnato un gol e servito due assist".
A Torino fece molto bene nella Primavera guidata da Marco Baroni: "Mi ha trasmesso tanto a livello caratteriale. Mi ha dato parecchi suggerimenti, mi ha fatto crescere. E’ simile ad Antonio Conte: è un martello pneumatico. Conte? Mai vista una grinta così spiccata. Vuole sempre il massimo da tutti, ti dà stimoli continui. E sa tirare fuori da te ciò che serve. Ricordo l’esordio in prima squadra come fosse ieri: è ancora oggi il giorno più bello della mia vita, una roba talmente veloce da non aver avuto modo di realizzare subito cosa stesse accadendo. Stavo per giocare nella Juve, la squadra per cui tifo da quando ho iniziato a capire qualcosa di calcio. Eravamo sull’1-1 contro il Genoa, mancava un quarto d’ora alla fine, Conte si gira e mi dice: “Beltrame, scaldati che entri fra due minuti. Ebbi anche un occasione ma il loro portiere la sventò. Con Spinazzola ho legato di più al primo anno in Primavera, ancora oggi ci sentiamo. E’ un giocatore pronto per la Juve, però ha fatto bene a restare ancora un anno a Bergamo per giocarsi anche l’Europa League. Nell’Atalanta è titolare perché è forte, ha corsa, gran fisico, tecnica, una potenza devastante. Nella Juve giocavamo entrambi sulla trequarti. Rugani non molla, lavora sodo per migliorarsi. Pirlo? Una roba mai vista. In partita era un fenomeno, in allenamento faceva cose senza senso, che nessuno poteva neppure pensare. Magari mi risvegliassi e diventassi come lui. Idolo? Adoro Kakà, un giocatore incredibile. Però io sono sempre stato un tifoso juventino, da bambino piangevo quando la squadra perdeva. Come nel 2003 a Manchester...".