Più meteora che stella in campo, ma una volta diventato allenatore da subito ha deciso che voleva e poteva diventare un vincente. Il neo ct della Spagna, Julen Lopetegui (ex portiere) nonostante i 6 titoli vinti in carriera, non si può definire un 'Clasico' campione. Real e Barcellona, questi gli unici club con i quali ha vinto, ma in due stagioni a Madrid ha giocato una sola partita e in blaugrana 8 presenze in tre stagioni. Bottino magro ma i guantoni su campionato, Coppa e Supercoppa di Spagna li ha messi. Mai primo portiere, né al Real né al Barça, entrando dunque di diritto in quel club di giocatori che riempiono il palmarès dalla panchina. La continuità tra i pali la trovò al Rayo Vallecano e al Logroñés ma senza portare nuove coppe in bacheca.
Dopo 19 anni di attività, rieccolo in panchina. Nuova vita da allenatore, primo della classe nel suo corso e tanta voglia di dimostrare che i portieri alla guida di una squadra (di club o nazionale) ci sanno fare. Studio e capacità di restare sempre aggiornato, perché il calcio cambia e non è permesso restare indietro. Due club (Rayo e Castilla), poi l'inizio dell'avventura in Nazionale. Come un giocatore in erba, lui, allenatore con ancora tutto da dimostrare, ha iniziato dalle categorie inferiori. Spagna Under 19, Under 20 e infine Under 21, con la quale nel 2013 ha vinto l'Europeo: primo riconoscimento da allenatore. Il lavoro iniziava a ripagarlo ma la chiamata da un club gli ha fatto lasciare la piccola 'Roja'. Alla guida del Porto non è andata come sperava: un anno e mezzo sulla panchina lusitana, esonerato a gennaio.
Ma la Spagna ha effettuato questa scelta 'di casa', optando per un allenatore, già ct delle giovanili spagnole. Questione... 'di stile'. Perché Lopetegui sa cosa ci vuole per la Spagna, o almeno questa è l'opinione della federazione che ha scelto uno dei nomi meno mediatici nella rosa dei possibili che rimbalzava sulle pagine della stampa spagnola. "Lo stile non è questione di moda, lo mostriamo per vincere", ha affermato in conferenza stampa il nuovo ct. Oltre i confini spagnoli (e portoghesi) infatti in pochi conoscevano Lopetegui e la sua carriera. Giocatore, allenatore ed anche opinionista in televisione e su testate online. Oltre che per il suo amore per la tattica, qualcuno lo ricorda per un episodio spiacevole ma dal lieto fine che l'ha visto protagonista sull'emittente spagnola La Sexta. Mentre spiegava l'assetto tattico della nazionale del 2006, in diretta tv è svenuto. Grande spavento dei telespettatori e del presentatore e tante speculazioni su quel fatto. Si era arrivato a scrivere che fosse narcolettico. Ma Lopetegui poi si è ripresentato davanti alle telecamere, in buona salute e di nuovo pronto con le sue analisi.
Rivoluzione? No, evoluzione. Come un Darwin del pallone, Lopetegui non intende stravolgere il lavoro del predecessore Del Bosque ma continuare sulle fondamenta costruite dall'ex ct. Il passato come forza, il futuro come stimolo perché "siamo orgogliosi del nostro passato ma non possiamo vivere di questo", ha detto ancora nella prima conferenza stampa da commissario tecnico della Roja. Adesso non resta che vederlo all'opera. L'Italia, questa nuova di Ventura, incontrerà la Spagna a settembre e Lopetegui ha il non semplice compito di traghettare la sua nazionale verso il Mondiale del 2018. E oltre.
La Spagna ha un nuovo ct: tra la 'teoria dell'evoluzione' e la sicurezza dello 'stile' spagnolo in campo, Lopetegui è pronto per la nuova avventura.