DESTINAZIONE MONACO
Due anni a Cosenza infine: “Dovevo andare a Valencia, ma mi infortunai al crociato e mi ritrovai lì. Sono stati due anni molto belli, poi la società fallì nel 2003 e rimasi senza squadra. Volevo una nuova chance, il Monaco cercava un difensore centrale…”.
Oui a la France: “Il provino andò bene e mi presero, c’era un grande gruppo, con giocatori assurdi”. Morientes, Prso, Adebayor, Flavio Roma, Giuly, il suo amico Shabani Nonda: “Ci infortunammo nello stesso periodo, Deschamps ci aspettò fino alla fine. Inoltre, durante il recupero, ci allenavamo con la squadra”.
Il Monaco passa i gironi, fa fuori Lokomotiv e Real e si ritrova in semifinale di Champions contro il Chelsea di Ranieri: “Deschamps convocò sia me che Shabani, prima della sfida andammo a farci i capelli. Nonda era in panchina, mentre si stava scaldando gli dissi che avrebbe fatto gol. Era la gara d’andata a Louis II, lui entrò e segnò dopo soli 30 secondi. Al ritorno finì 2-2 e andammo in finale, quando ci penso ho ancora i brividi. L’anno scorso ci siamo rivisti per una reunion, è stato bello”.
Il Monaco perde in finale contro il Porto di Mourinho, Oshadogan resta un altro anno, gioca poco e decide di tornare in Italia alla Ternana. Sembra un nuovo inizio, sarà un incubo fatto di bodyguard e minacce.
TERNANA, CAOS E MINACCE
Succede di tutto: “Un periodo assurdo, credimi”. L’inizio non è male: “Eravamo una bella squadra, c’erano Kharja, Jimenez, Frick, Candreva, Berni. Arrivavo da una società che giocava in Champions e strinsi un accordo verbale con la Ternana. Se fosse arrivata un’offerta dalla Serie A mi avrebbero lasciato partire”. Oshadogan gioca, Livorno e Ascoli bussano alla porta, chiusa a doppia mandata: “Non mi fecero andar via e finii fuori rosa all'improvviso senza un motivo”.
L’inizio di un incubo: “C’erano dei bodyguard fuori dai cancelli della sede, avevano una lista di persone che non potevano entrare, io ero tra quelle. La società stabiliva le regole”.
Il telefono squilla, Joseph trema: “Chiamavano di continuo, volevano che io firmassi la rescissione, che me ne andassi, avevano deciso che non avrei giocato. Ma a me non stava bene, ero un professionista e il Collegio Arbitrale risolse tutto, nonostante le minacce”. Non prima di un’uscita diventata storica. In sala stampa, dopo la risoluzione del suo caso, un giornalista chiede di Oshagodan a Massimo Raggi, ex allenatore della Ternana nel 2006. Lui risponde così: “Penso si sia dato al golf”.
E Joseph lo spiazza: “Mi piace giocarci, lo faccio tutt’ora, lui rispose in quel modo e io mi presentai agli allenamenti vestito da giocatore di golf. Doveva remare dalla parte della società, fu una scelta infelice”. Metterci la faccia, sempre: “Non ho mai accettato comportamenti sleali, ho sempre difeso il gruppo, non mi sono tenuto dentro nulla”. Un solo rimpianto: “Sarei più diplomatico, ma sempre me stesso”.
Il codice Oshadogan, il centrale che suonava il violino. Ribelle mai, meglio golfista. Per una volta sola.