Niente c'era una volta. Era il 1998. 'Titanic' vinceva 11 Oscar, Pantani il Giro d'Italia e il Tour de France, gli Aerosmith facevano sognare con 'I don't wanna miss a thing' e la Minetti vinceva il Festival di Sanremo. Nel mondo del calcio invece Antonio Conte era un centrocampista della Juventus di Ancelotti, Rashford aveva un anno, Kanté 7, Vardy era uno sconosciuto e Donnarumma sarebbe nato nel febbraio dell'anno dopo. E... John Terry faceva il suo esordio con la maglia del Chelsea. Quella dei grandi. Prima apparizione delle oltre 700 che ha collezionato finora. Fa un certo effetto guardare così indietro, ma è lì che è iniziata questa lunga storia a tinte Blue di un difensore che ha fatto la storia del club.
Una trama fitta, tanti capitoli, con il primo datato 28 ottobre 1998 e il debutto, in League Cup contro l'Aston Villa. Quello in campionato sarebbe arrivato poco meno di due mesi più tardi, nel Boxing Day, contro il Southampton. Vialli in panchina, Zola in attacco, e in difesa questo ragazzo di 17 anni. Per il primo gol ha aspettato fino al gennaio 2001 (lo realizzò contro l'Arsenal), mentre la fascia di capitano l'ha indossata per la prima volta nel dicembre di quello stesso anno. Prima vice poi Captain - di quelli che lo sono dentro e fuori dal campo - con Ranieri.
Quanti ricordi. Perché poi di lì a poco avrebbe vinto anche il primo scudetto con il suo Chelsea. Era il 2005 e il club non alzava quel trofeo da 50 anni esatti. Che trionfo, e John eletto miglior giocatore dell'anno (lo sarà per altre due volte in carriera, mai nessuno come lui nella storia del Chelsea). Difensore sì, anche... estremo. Indimenticabile il giorno in cui dopo gli infortuni di Cech e Cudicini fu proprio lui a indossare la maglia grigia e i guantoni. 'Terry the keeper', Terry il portiere.
Quello che nel 2008 poi sarebbe diventato Mr. Chelsea dopo il (non) rigore nella finale di Champions League di Mosca. Altro anno, altro capitolo, forse quello con più rimpianti proprio per quella scivolata sul dischetto ma che non ha scalfito la sua immagina di capitano, leader, leggenda. Perché poi quella Coppa l'ha alzata, Champions League al cielo nel 2012 all'Allianz Arena, anche se la finale l'ha guardata dalla tribuna. Tutta colpa di un cartellino rosso in semifinale. Prima però, nel 2010, è stato tempo del double nazionale: campionato e Coppa (più il Community Shield ad inizio stagione), quando sulla panchina Blue sedeva Carlo Ancelotti. Un altro italiano nella carriera di John. Dall'inizio con Vialli ai titoli di coda con Conte: in mezzo Ranieri, Ancelotti appunto e Di Matteo.
L'ultimo capitolo l'ha iniziato a scrivere l'anno scorso. Un rinnovo, per un'altra stagione. Per andarsene con un trofeo. E' quello che sogna Terry, è quello in cui sperano i tifosi. Perché la scritta The End deve calare come un sipario sì, ma con un altro titolo, il 15esimo. Perché l'ultimo momento di una storia così lunga dovrà essere un'istantanea dalla vetta della Premier League. Anche se poi continuerà a giocare, visto che al ritiro Terry ancora non pensa. "Questo è il momento giusto per dire addio al Chelsea". Parola di John, protagonista di un'era che sta per finire che è sicuro: "Non scorderò mai questo fantastico viaggio vissuto insieme. Grazie di tutto".