LA PRIMA CASA E CHI CI VIVE OGGI. E UN TUNNEL DOVE TUTTO EBBE INIZIO
Un negozio di frutta e verdura di cui oggi non c’è più traccia. Sulla vetrata a pianterreno, un manifesto della fondazione. Dentro, pagando un affitto di 700 euro, vive una signora di mezz’età con sua figlia. “Non penso che le piaccia il calcio, per lei è un posto come un altro”, racconta il dirimpettaio di Akkerstraat, la “strada della fattoria”. Dal 25 aprile ’47 al 1959, quella fu la casa di Johan. Al campanello non risponde nessuno. “Io l’ho visto giocare. Proprio là sotto. Tum tum, destro-muro, sinistro- muro. Quando pioveva, passava giornate là sotto”, racconta un signore anziano alzando la voce dall’altro marciapiede.
“Là sotto” è un tunnel fra Akkerstraat e Tunbouwstraat. A guardarlo da casa Cruijff sembra una delle tante porte bucate dal 14 durante la carriera. Ma in realtà quella “porta” è stato il suo primo stadio. Là sotto, c’è una porta disegnata col gesso. “C’è sempre stata”, dice una signora. Là sotto, se chiudi gli occhi, vedi un bambino gracile che gioca col muro e con suo fratello Henny. Erano gli anni ’50, i giorni in cui un tulipano biancorosso sbocciava sul cemento.
LA SECONDA CASA E IL SUO NUOVO INQUILINO
1959: Johann è già da un paio d’anni un calciatore dell’Ajax. Non deve fare molta strada per allenarsi. Il campo di allenamento è a poche centinaia di metri.
Può andarci a piedi, a volte lo accompagna la mamma, altre il padre. Fino al 1959: un attacco cardiaco stronca papà Manus. Mamma Nel non ci pensa un secondo: via da Akkerstraat, destinazione Weiderstraat. Sono solo 200 metri, quelli che bastano per mettersi alle spalle il passato. Porta d’ingresso celeste, come nella vecchia casa. Davanti c’è un motorino parcheggiato. Esce un uomo sui sessanta. Si chiama Dijk e fa lavori di restauro in tutte le case di Betondorp. “Imbianchino, idraulico, muratore. Faccio di tutto. Anche Cruijff faceva un po’ di tutto, no?”. Sorride e racconta che vive lì da una decina di anni. Ha una moglie e una passione sfrenata per l’Ajax. “Johan tornava spesso nel quartiere. Qui hanno vissuto i suoi nonni fino alla morte. Era un uomo legatissimo alla famiglia. Come me”. Dijk ama paragonarsi al 14. Gira il motorino e se ne va. Come la Cruijff turn, direbbe lui.
IL CAMPO DELLA FONDAZIONE CRUIJFF A BETONDORP
Giriamo la bici e in poche pedalate siamo a Onderlangs 21. C’è un campo in erba sintetica inaugurato nel giugno 2014 da Johan. Le porte sono arancioni, in alto troneggia un cartello con 14 regole fissate. La prima invita a “giocare di squadra”, l’ultima esorta alla “creatività”. In sostanza, il manifesto di ciò che è stato Cruijff: un eccezionale frontman di un’orchestra sbalorditiva. Quel campo è uno dei 230 playground sparsi nel mondo dalla fondazione. Hanno tutti quella scritta in alto. La stella polare di piccoli e grandi sognatori.