A metà anni ’90 il mondo impazziva per un brano spagnolo: la Macarena. Chi ha pagato in lire almeno una volta nella sua vita, ce l’ha ancora in testa. La scrissero due signori della provincia di Siviglia, i Los del Rìo. Oggi hanno 71 anni e vi sfido a dirmi un’altra loro canzone. Suonano ancora ma quel successo è rimasto l’unico della loro carriera. La musica ha un’espressione inglese perfetta per descrivere questi casi: one hit wonder. Un solo singolo, per l’eternità.
Il calcio vive di attimi. Iconici, anche se vissuti in uno stadio della quarta serie della contea più a nord di Inghilterra. Eterni, se hanno fatto piangere di gioia migliaia di tifosi all’ultimo secondo oltre vent’anni fa. Poco importa se quel volo è durato poi quanto quello di una farfalla. Nothing matters. Se negli ultimi secondi un portiere attraversa il campo in cerca del miracolo su un calcio d’angolo, i telecronisti inglesi dicono: “He’s going for a Jimmy Glass”. La storia di un istante diventato memoria collettiva.
L’8 maggio in Inghilterra è il Jimmy Glass day, ossia l’anniversario del più incredibile dei gol. La rete di un portiere di 25 anni che nel ’99 salvò il Carlisle dalla retrocessione nei dilettanti. Al 94’, al volo di destro. L’unico istante di una gloria di una carriera finita pochi mesi dopo e riassunta in un’autobiografia che si chiama… One hit wonder
LA STORIA
Favola ambientata a Burnton Park, dal 1904 casa del Carlisle, che deve battere il Plymouth e sperare che lo Scarborough non vinca per evitare la retrocessione in non league, primo campionato non professionistico.
Un incubo per un club con 71 anni di Football League alle spalle e 90 minuti davanti per sopravvivere. Retrocedere determinerebbe di fatto la scomparsa della società. Giorni di terrore sportivo, ma non per il portiere Jimmy Glass. Arrivato poche settimane prima in prestito dallo Swindon, club di First Division, e ha giocato appena due partite con il Carlisle.
Alla vigilia della sfida decisiva, ha fatto l’attaccante nella rifinitura. Segnando una tripletta e alimentando il suo perenne dubbio sull’avere sbagliato ruolo. Un tormento mai sopito e periodicamente risvegliato da banali errori in porta. Come quell’autogol costato al suo Bournemouth una finale pochi anni prima.
Dura la vita quando passi il tempo nel posto più lontano a dove vorresti essere.
IL GOL DELLA SALVEZZA
Ma basta un attimo per riscattare la frustrazione. Minuto 94 a Carlisle, 1-1 sul tabellone. Lungo recupero perché un giocatore avversario si è rotto la gamba. A Scarborough è finita pari, ma sono già tutti in campo a festeggiare la salvezza. Si è diffusa una voce incontrollata che a Burnton Park sia finita, ma in realtà c’è un ultimo corner da battere. Nigel Pearson è l’allenatore del Carlisle. Qualche anno dopo sarà l’artefice della scalata del Leicester pre Ranieri, ma in quel momento è solo un uomo in pantaloncini che libera i sogni di Jimmy. Lo invita a salire. Glass è già praticamente sulla trequarti. Una macchia rossa si avventa in area, variabile impazzita dello scontro tra bianchi contro blu. Mancano dieci secondi. Angolo da destra. Colpo di testa di Scott Dobie respinto centralmente dal portiere del Plymouth, nella zona di un uomo che aspetta quel momento da sempre. Mezza girata sottoporta di Jimmy Glass, gol e spontanea invasione di 3mila persone. Jimmy viene sommerso. Torna verso la sua porta col naso sanguinante, ma non sente nulla, se non i tre fischi dell’arbitro. Viene portato in trionfo. Dallo stadio ai night. Dai night a Londra. Man of the day, travolto da una popolarità che lo sovrasta.
LA DISCESA
Decide di scappare. Da tutto. Due giorni dopo il gol si lascia con la ragazza, guida fino a Dover, prende un traghetto per Calais e gira l’Europa prolungando la gioia del gol fino ai confini più estremi. Scopre una passione per il gioco d’azzardo che gli costa 25mila sterline di debito e continua comunque a festeggiare il gol. Torna allo Swindon dopo il prestito. È il portiere di riserva ma anche l’oggetto dei cori della tifoseria a ogni angolo. “Come on Jimmy!”. All’inizio ne ride, poi comincia a rendersi conto di essere prigioniero di quel gol. O delle sue paure. Perché in fondo non gli è mai piaciuto così tanto parare, ma quello è il suo lavoro. I debiti di gioco aumentano, il tempo in campo si assottiglia. Passa anche da Brentford, Cambridge e Oxford. Senza lasciare traccia. Non si diverte più.
IL RITIRO E IL TAXI
E allora smette. A 27 anni, dopo un biennio in cui ha perso 100mila sterline e cancellato il momento più bello della sua vita.Smette di tuffarsi, ma anche di buttarsi via. Affronta i suoi problemi di ludopatia e inizia a lavorare come impiegato in un negozio di computer. Ma presto si stanca e decide di riprovare a giocare con i dilettanti. Dura poco. Meglio prendere un taxi. E guidarlo. Diventa il suo lavoro, a Wymborne, una città del sud esattamente dall’altra parte dell’Inghilterra rispetto a Carlisle.
Un giorno carica Paul Gascoigne. Anche Gazza si ricorda la sua storia e lì un po’ Jimmy si commuove. Trascorre il mondiale del 2014 ascoltando le partite tra una corsa e l’altra. All’uscita di una discoteca o fuori dalla stazione, sperando in una mancia che serva a sistemare le uscite a vuoto.
Finché un giorno, un amico lo riporta nel calcio
IL RITORNO
Eddie Howe, vecchio compagno di squadra e allenatore del Bournemouth, lo contatta e gli chiede se vuole lavorare nel club. Jimmy scende dal taxi e corre a Bournemouth. Dal 2016 il suo incarico è Player Liaison officer, una sorta di team manager con responsabilità organizzative anche legate all’area hospitality. Spesso racconta la sua storia ai giocatori. Quasi tutti la conoscono già. Perché come disse in un suo racconto pubblicato su FourFourTwo “quel gol non è mio, ma di tutto il calcio. A me è solo accaduto di trovarmi in mezzo”.
Una rete segnata con una scarpa che oggi è esposta al museo del calcio a Manchester. Perché quel gol è di tutti. Alla faccia delle frustrazioni e delle sconfitte.
Buon "Jimmy Glass day" soprattutto a chi quell’attimo lo sta ancora cercando.