Il Portogallo a scuola di tattica. Dopo Mourinho ecco Leonardo Jardim, idee simili con quel loro 4-4-2 rigido. Come per l’ex allenatore dell’Inter esperienze da calciatore solo amatoriali, ma dove non arriva la tecnica ci sono lo studio e la tenacia. Laureato in educazione fisica a Madera, tesi: “L’importanza dei calci d’angolo”, sinonimo di precocità. A 24 anni è il più giovane portoghese a prendere il patentino da allenatore UEFA A. Sapeva che sarebbe arrivato in alto, ma prima tanta gavetta. A soli 27 anni allena il Camacha terza divisione portoghese, poi Chaves e Beira Mar dove per la prima volta arriva in Primeira Liga. “Le persone danno importanza alla competenza, ma questa non dipende dal tuo curriculum, la tua età, la tua nazionalità o dal fatto che eri un grande giocatore”. Così vicino a Mourinho, ma lontanissimo da Paulo Sousa, lui sì dalla carriera importante da calciatore. Jardim rimane comunque diverso da entrambi. Per la sua storia personale.
Nato a Barcelona, non quella spagnola, ma in Venezuela dove i genitori si erano trasferiti per lavoro. Un impronta Sudamericana che rimarrà impressa nel suo DNA, vista la propensione offensiva delle sue squadre. Ma niente tiki-taka alla spagnola: contro il Borussia Dortmund appena il 39% di possesso palla nella partita e solo il 30% all’interno della metà campo avversaria. È il calcio a mille all’ora di Jardim fatto di intensità e contropiede. Velocità e tanti gol: nelle 52 partite stagionali solo in due il suo Monaco non ha segnato. Tre reti in tutte le partite della fase finale di Champions League e la prima squadra che riesce a qualificarsi per le semifinali partendo dai preliminari. Una favola calcistica? Per Jardim è impegno e dedizione: “Nel nuoto, la cosa più importante è il fisico per guadagnare velocità. Il calcio è uno sport di squadra, nel quale è importante che ognuno dia il suo meglio, dove i giocatori si aiutino a vicenda”.
Un allenatore che si accontenta del materiale che ha senza troppe pretese. Arrivato a Monaco nel 2014, con il presidente Rybolovlev che vende i pezzi migliori: James Rodriguez, Kondogbia e Martial e stop agli investimenti milionari. Un confronto impari tra i 580 milioni di euro di bilancio del Psg e i 160 del suo Monaco. Ora però tanti giovani da far crescere Mbappé, Lemar, Bernardo Silva ed un “vecchietto”, Falcao. Quarantacinque gol in 50 partite europee, El tigre è tornato a graffiare. Non sottovalutare il Monaco è la prima regola per la Juventus, perché non importa da dove vieni, ma il tuo percorso, come per Jardim. Nel 2004 Mourinho esultò con una scivolata all’Old Trafford, Jardim invece solamente con un pugno chiuso al Louis II dopo la vittoria contro il Borussia Dortmund. Due caratteri e due stili di gioco diversi, ma la stessa fame di chi ha dovuto dimostrare di poter diventare allenatore senza essere mai calciatore. Da Mourinho a Jardim, è la scuola portoghese dove non conta il curriculum per saper vincere.