I primi cinque minuti, premonitori di un primo tempo a senso unico. Un possesso palla schiacciante di una Spagna perfetta nel fraseggio, come da tempo non si vedeva. Sembra passata una vita dall’ottavo di finale dell’ultimo europeo. Anche per l’Italia. L’aggressività nell’attaccare alti l’avversario è direttamente proporzionale al voto in pagella di De Gea: non pervenuto. Comprensibile la scelta tecnica di Ventura di essere maggiormente conservativo con l’introduzione di Montolivo dal primo minuto. Ma è la fase difensiva, nel primo tempo troppo in balia del trio Koke-Silva-Iniesta, rinati nella gestione Lopetegui. Curioso poi il fatto che il gol della Spagna si arrivato su una delle poche verticalizzazioni dei diavoli rossi. La solidità della nostra difesa a tre (oggi BBR), al netto dell’infilata con scivolone annesso di Buffon e degli sbilanciamenti per cercare il pareggio, il felice esordio di Romagnoli e la reazione dopo il gol subìto, sono le note da cui ripartire. Ripetiamoci, una Spagna così non si vedeva da tempo e per gli amanti del calcio è sicuramente un gradito ritorno. Allo stesso tempo, il girone di qualificazione non fa sconti e, in una Torino mai così azzurra, anche alla luce del secondo tempo, speravamo nel bottino grosso.
Non si può regalare un tempo a nessuno, alla Spagna in particolare. Una lezione da mettere in pratica già Skopje, dove ci aspetta una Macedonia, stasera sconfitta da Israele. Vedremo le scelte di Ventura, che potrebbe sfruttare il buon momento di alcuni elementi entrati in corsa, su tutti Belotti ed Immobile. Un cambiamento di metabolismo, in modo da non consentire ai più pessimisti di definirci già alla frutta. Con i nostri ingredienti e la giusta amalgama, sarebbe un vero peccato non goderci l’intero banchetto ed evitare il sempre rischioso buffet dei playoff.