Toh, chi si rivede. Rieccolo, Filippo Inzaghi, lì in panchina, frenetico e fremente come se fosse ancora lui il protagonista in campo. Venezia, così si chiama il presente: il Milan ormai appartiene al passato, seppur indelebile. Un anno di Purgatorio, lontano dai campi; e deve essere stata dura, durissima per chi come lui vive il calcio in maniera inquieta, quasi spiritata. Che poi, per chi è cresciuto vedendolo esultare in maniera indemoniata dopo ogni gol, anche solo ritrovarlo a bordocampo sprovvisto di scarpini ai piedi fa uno strano effetto.
Una missione da portare a termine, una squadra a mo’ di corazzata: per il suo Venezia l’imperativo è vincere la Lega Pro. Dall’ultima vittoria da allenatore del Milan, quel 30 maggio 2015 a Bergamo contro l’Atalanta, ad oggi, alla prima vittoria in campionato contro il Forlì è passato 1 anno e 3 mesi esatti. Ed orarieccoli, i 3 punti. La prima vittoria ufficiale col Venezia c’era già stata contro il Mantova in Coppa Italia di Lega Pro, ma i 3 punti in campionato hanno decisamente un sapore diverso, incredibilmente dolce. È bastato oggi il gol di Fabiano nel primo tempo a far esultare ancora Super Pippo, seppur in giacca e cravatta, ma in fin dei conti per Inzaghi esultare è sempre stata l’unica cosa che conta. Ieri in campo, oggi in panchina: questione di dettagli. È solo la prima giornata, ma iniziare col piede giusto è fondamentale per chi non può proprio sbagliare. E allora riecco Super Pippo: dopo più di un anno di lontananza dai campi probabilmente non poteva aspettarsi un rientro migliore, sperando di proseguire come ci ha abituati in carriera: esultando, sempre e comunque.
Alberto Trovamala