I capelli spettinati, il futuro, i social: De Rossi, una storia a 360°
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Data: 19/10/2018 -

I capelli spettinati, il futuro, i social: De Rossi, una storia a 360°

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strong>De Rossi e i social - Instagram? Ho fatto un profilo mio con pochissimi amici ai quali ogni tanto metto mi piace o lascio un commento perché per me è normale fare così. Non sono contro i social, è divertente, convivo con miliardi di persone che li usano, mia moglie e mia figlia li usano. Non demonizzo il social, ma il fatto che diventi un motivo di vita, un impegno. Entrare in campo in allenamento pettinati perché Luciano ti fa le foto e vanno a finire su Instagram. Io entro in campo la mattina tutto spettinato e la barba incolta, l’importante è altro. Ma non dico che i giovani non pensino al lavoro, ma pensano anche all’altro aspetto e ogni tanto mi fa sorridere.


Il futuro - Oh, iniziate ad abituarvi all’idea, non manca tantissimo. Tanti mi dicono per strada che senza di me e Francesco siamo rovinati, ma la Roma va avanti. E’andata avanti dopo Di Bartolomei, Conti, Giannini, Falcao, dopo le peggiori partite perse e delusioni. Stiamo andando avanti anche senza Francesco, che è forse la cosa più dolorosa da fare per un tifoso della Roma, figuratevi se non si può superare il post carriera del sottoscritto.

Il post carriera? Sono molto volubile. Se mi fa male il ginocchio per cinque giorni di seguito, penso che voglio smettere e dico a mia moglie che questa estate ce ne andiamo in vacanza per tre mesi, perché non si può sentire dolore tutti i giorni. Appena sto bene, penso subito alla prossima gara, la Spal poi il Cska.

Sono volubile da questo punto di vista come lo sono tutti i calciatori. Ma sono coerente, non voglio fare figuracce, non voglio essere un peso, non voglio essere qualcosa che toglie, per ora non lo sono. Ho già le idee chiare sui prossimi anni. Non lo dico mai, lo tengo per me, in questo caso sono egoista e mi tengo la libertà di poter cambiare idea.

Il mio corpo mi sta dicendo qualcosa, ma finché non si vede in campo ed è un discorso di fatica fisica nel reintegrarsi dopo tre giorni che hai giocato una partita, lo accetto tranquillamente. Quando vedrò che dopo tre giorni che ho giocato i dolori saranno talmente tanti che in campo andrò più piano del centrocampista che ho di fronte o accanto, quello è il momento di alzare la mano e sono sicuro che tanta gente mi riconoscerà l’impegno che ho sempre profuso per questo gioco.

Se farò l’allenatore? Ho grande passione per questo sport, per questo lavoro. L’unica cosa che mi vedo in grado di fare è l’allenatore. Dovrò capire se avrò quella voglia di sottoporre la mia famiglia allo stress dei risultati, del cambiare città, della lontananza o se ti seguiranno, avranno un papà che sta sempre in ritiro. Questo mi spaventa, dopo 24 anni di questo lavoro, farne altri 24 a questi ritmi. A oggi non so quante altre cose so fare, dovrei studiare, non mi spaventa, dovrei scoprire altre passioni. Rimanere nel calcio mi sembra una cosa logica, poi si vedrà. Devi anche essere capace, conoscere il calcio e riconoscerlo, una cosa che mi attribuisco anche quando vedo una partita, vuol dire tutto tranne saper essere un bravo allenatore. Un allenatore deve fare molto altro, deve fare tutta un’altra serie di cose non sempre legate al cambio, alla formazione o all’allenamento. E’ un lavoro complesso e non ho la presunzione di dire che sarò capace. Dovrò imparare, ma un po’ di passione ce l’ho.

Se non avessi giocato a calcio? Le nostre vite sono talmente condizionate da questo lavoro sin da quando siamo piccoli, che non sai che sbocco avrebbe potuto avere la tua carriera scolastica o quella facendo un altro lavoro. Mi piacciono le lingue e viaggiare, ho un amico con un’agenzia di viaggi e lui va a conoscere realtà che temo io non vedrò mai, specialmente se continuerò a fare questo lavoro, non avrò il tempo materiale per andare a visitare ogni Paese che mi piacerebbe andare a vedere.


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Tags: Roma



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