Dopo una lunga ed incredibile estate, tra affari fatti inaspettatamente saltati ed una cessione che sembrava ormai alle porte, Davide Santon è finalmente riuscito a trovare un pizzico di tranquillità. Posto da titolare ripreso tra le fila nerazzurre, con la gestione de Boer, mesi difficili con Mancini alle spalle: di questo e molto altro, il terzino dell'Inter ha parlato ai microfoni di Tuttosport, partendo proprio dal poco spazio avuto nella scorsa annata.
"Sarò sempre grato a Mancini per avermi riportato all’Inter, ma ha preferito altri giocatori rispetto al sottoscritto, come lecito. Io, di riflesso, ho iniziato a guardarmi intorno. Continuo però a non capire perché abbia voluto riprendermi per poi, dopo appena mezza stagione, decidere che non andassi più bene. E’ stata un’estate difficile: mi considerava la quarta, quinta scelta, e avevamo scelto di prendere strade diverse per far sì che non perdessi un anno. Così non è stato e si vede che il mio destino prevedeva che restassi qui. Poi de Boer mi ha dato fiducia e ho ricominciato a giocare. Però ce ne ho messo pure del mio, perché non ho mai mollato: se lo fai, è la fine".
Annate complicate anche da un ginocchio che, troppo spesso, non ha permesso a Santon di rendere al meglio. Influendo negativamente in affari già fatti, come quello con il Sunderland: "Il mio ginocchio va gestito: non posso certo giocare 5 partite in 15 giorni, ma da qui a non passare le visite mediche ce ne passa. Invece è successo, ma i dottori che mi hanno detto che posso giocare e non ho problemi. Ed è sotto gli occhi di tutti...".
Poi, il capitolo de Boer: "A lui devo tantissimo. Quando è arrivato, mi ha subito parlato. Sapeva che avevo affrontato un’estate difficile, che avevo bisogno tempo per tornare al 100%. Mi ha detto che aveva intenzione di schierarmi titolare e così è stato. Dopo le sue parole ho infatti maturato la convinzione che, se mi fossi allenato per bene, avrei potuto giocarmela con tutti. De Boer ha portato la mentalità che c’è in Premier: correre, pressare, riconquistare palla e pensare alla tattica. Se riusciremo a mettere in pratica tutto, sono sicuro che arriveranno grandi risultati. Dobbiamo essere più organizzati in campo, capire quando pressare e quando aspettare, essere più compatti e fare meno errori in fase di costruzione".
In chiusura, piccola parentesi sulle prestazioni in Europa, sul capitolo Nazionale e su Balotelli e Darmian: "In Europa abbiamo un problema di mentalità e di attenzione: se ssbagli, non ti risparmiano nulla. Il fatto di trovarci ancora a 0 punti dovrebbe ora darci una svegliata, anche perché abbiamo le qualità per passare il turno. Nazionale? Sono in debito con i colori azzurri, giocare un Mondiale per me sarebbe una grande rivincita. Ebbi l'opportunità di andare in Sudafrica: Lippi mi chiamò e mi disse che voleva portarmi, ma ero appena stato operato al ginocchio ed avevo fatto la riabilitazione. Nizza ultima spiaggia per Balotelli? Credo sia il posto perfetto per lui per rialzarsi, e Mario ci riuscirà. Darmian all'Inter? Matteo è un bravissimo ragazzo e un giocatore importante: se dovessero decidere di prenderlo, sarebbe un buon acquisto".