Il punto di partenza è un ortofrutta a gestione famigliare nel quartiere Porta Romana di Milano. Lì tra cassette di frutta e verdura e le ramanzine di Papà Gianni, Federico Dimarco sognava di giocare a San Siro e di farlo con la maglia dell’Inter. Il campo base era un rettangolo di cemento davanti al negozio dove passava i pomeriggi con gli amici. Con il pallone non ce ne era per nessuno, troppo forte. Nel suo sorriso dopo il gol di questa sera è racchiuso l’entusiasmo di quel bambino che volava con la fantasia. D’altronde chi glielo avrebbe mai detto che nella stessa settimana avrebbe segnato prima con la maglia della Nazionale e poi contro la Roma. Neanche nei migliori sogni.
Oggi Dimarco ha sbloccato al 30' la sfida con i giallorossi, bruciando sul tempo Celik e battendo Rui Patricio in girata. Un gol da attaccante. Magari gli sarà venuto in mente quando a 10 anni faceva il centravanti, segnando gol a grappoli nei pulcini. Poi grazie a una felice intuizione è diventato terzino. “Renderai di più qui”. Lui si fidato e ha continuato a correre. Non ha mai smesso. Scommessa vinta.
Federico è diventato per Inzaghi un jolly a cui è difficile rinunciare: braccetto di sinistra in difesa o esterno sulla linea dei centrocampisti. Lui c’è, corre, lotta e ogni tanto punge pure. Come è successo stasera. La sua duttilità e il suo dinamismo hanno convinto tutti. Dopo anni di gavetta tra Parma e Verona e qualche porta presa in faccia, Dimarco è pronto a ritagliarsi un ruolo da protagonista in questa Inter. E con un Gosens che ancora non si accende, è lui il padrone della fascia sinistra. Le ottime prestazioni in nazionale non hanno che confermato il suo ottimo stato di forma. Adesso l’obiettivo sarà un solo: trovare continuità.
In tutto questo Mancini prende appunti, guarda e sorride. Dopo una prima stagione in nerazzurro passata tra alti e bassi, quest’anno Dimarco sta convincendo anche il c.t., che non solo lo ha convocato per gli impegni di Nations League, ma lo ha anche fatto partire dal 1’ in entrambe le gare. Fiducia. Ripagata in pieno da Federico con la solita corsa e applicazione. Ora dovrà continuare così, con lo stesso entusiasmo di quando dribblava in quel campetto di cemento, fingendo di essere Maicon e con il poster di Roberto Carlos appeso in camera. Mostri sacri del ruolo con un passato in nerazzurro. Adesso toccherà a lui prendersi la fascia.