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Data: 02/01/2016 -

Inter, Murillo: "Contento che Real e Barcellona siano interessate, ma rispetto questa maglia. Scudetto? Un dovere"

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Una squadra di guerrieri, leader che non hanno paura di niente e di nessuno. E' questo secondo il colombiano Murillo il vero segreto dell'Inter. Il difensore nerazzurro si descrive sulle pagine de La Gazzetta dello sport:  "Ho sempre voluto fare il calciatore. Fin dai tempi in cui io, piccolo piccolo, venni raggiunto dall’Inter prima di diventare interista veramente. Credo di essere più maturo dei miei 23 anni, sono il sesto di sei figli e nel crescere dentro una famiglia splendida secondo una vita umile si capiscono molte cose. E forse ci si sviluppa prima. Quando sei dentro alla battaglia la tua cabeza, la testa, cambia. E lì divento un guerriero: bisogna lottare, guadagnarsi ogni cosa. Detto questo, sono poi sempre un chico, un ragazzo che ama vivere bene, molto e con semplicità". L'Italia è sempre una meta ambitissima, prenda nota chi critica il nostro campionato: "La serie A è un Paradiso. E’ il campionato nel quale tutti prima o poi vogliono arrivare. Se lo pensavo così? Lo sognavo, ecco. Inter? Destino, davvero. La prima squadretta del mio quartiere si chiamava Andresanin e divenne partner del progetto Inter Campus, quello che porta il calcio e aiuti ai bambini nel mondo. Bene, un giorno arrivarono portando un mare di regali nerazzurri: maglie, palloni, scarpe, anche foto autografate. Io volevo quella di Ivan Ramiro Cordoba: era l’idolo della mia mamma, e di tutti in Colombia. Ricordo che regalavano maglie a maniche lunghe e faceva caldo: ecco, io quella maglia la indossavo da mattina a sera, fino alla sfinimento, sudando all’infinito". L'Inter gioca male? Conta altro: "Il primo posto. Penso che sia importante capire le cose che non vanno bene, migliorare sempre, acchiappare il momento e anche il risultato. Nel calcio, alla fine, conta quello. Con Miranda ci troviamo come fossimo insieme da sempre. I motivi? Veniamo dallo stesso campionato, da due squadre robuste e forti, c’è esperienza anche tattica, collaborazione, comunicazione, semplicemente ci capiamo al volo. In campo anche lui cambia testa: gioca senza paura di nulla, da leader". Su Mancini: "Dà tranquillità, sa guidare la squadra e va seguito: l’esperienza che ha è una garanzia in ogni senso". Barcellona, Real Madrid, Liverpool...la fila di estimatori di Murillo non manca: "E’ bello che si dicano certe cose. Com’è quella citazione? Nel bene o nel male, basta che se ne parli. Ma io sono un professionista e rispetto la mia camiseta, la maglia che indosso. Fino all’ultima goccia di sudore". Idolo? Un ex Milan: "Thiago Silva è un riferimento. Cosa penso di avere di lui? Io penso di avere tutto di... Murillo. L’altra sera, qui a Doha, ci siamo incontrati: era già successo, ma mai come in questo caso siamo riusciti a parlare un po’. Mi ha fatto i complimenti per il mio lavoro, mi ha incoraggiato e poi alla fine ci siamo scambiati la maglia. Bellissimo momento".   L'obiettivo è vincere il campionato: "Pronunciare la parola scudetto all’Inter non è un pensiero: è un dovere. Juventus? Noi pensiamo a noi, e basta".

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