Frank de Boer e l'Inter, storia che parte da lontano. Erano ormai diversi anni che il club milanese voleva affidare la panchina all'ex difensore olandese. L'inizio del rapporto è stato rimandato più volte, perché de Boer non era convintissimo del calcio di serie A. Tuttavia resistere al fascino di una società come quella nerazzurra è stato difficile e Frank, poche settimane fa, ha detto "sì" al progetto dell'Inter.
"Sono stato contattato un paio di settimane prima della firma, tramite il mio agente" - si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport - "Ho dato la mia disponibilità, il progetto nerazzurro mi è sembrato subito interessante, poi in un secondo momento ci siamo confrontati e ogni cosa è andata velocemente a posto. Inter? Per me significa tradizione, è Italia. Se pensi al calcio italiano ti vengono in mente le tre grandi: Inter, Milan e Juventus. A Milano, poi, sono passati fantastici giocatori olandesi: Jonk e Bergkamp da un lato, Van Basten, Rijkaard e Gullit dall’altro. Il prestigio del club nerazzurro ha avuto la sua influenza nella mia scelta, e io voglio essere coinvolto in questa grande storia".
Frank de Boer spiega la sua filosofia di gioco: "Per quanto mi riguarda, non voglio cambiare la storia dell’Inter, ma passo dopo passo possiamo crescere sotto molti punti di vista. Dobbiamo attaccare e difendere insieme. Poi, se ci sono momenti in cui si è stanchi, si può anche giocare a tratti in contropiede. Però, mai tutti dietro e due attaccanti lasciati là davanti a risolvere le cose... Il mio calcio? Si gioca in undici, anzi con tutta la rosa. Organizzazione e unione d'intenti fanno l differenza, sempre. I singoli vincono una partita, la squadra porta a casa i titoli. Se vuoi giocare da solo, passa al tennis. Bisogna scegliere una direzione, seguirla e coinvolgere l’intero gruppo. I miei attaccanti segnano molto perché sono vicini alla porta, ma allo stesso tempo devono garantire il giusto apporto alla squadra anche in fase difensiva".
Esistono dei moduli preferiti? "È vero, preferisco il 4-3-3, ma possiamo pure fare altro, come il 4-2-3-1. Non c’è nulla di male a cambiare. L’avversario va sempre studiato, bisogna individuare i punti deboli per capire come colpire meglio. Io voglio eccome che la mia squadra sappia cambiare due-tre sistemi anche nella stessa gara, ma per fare come Barcellona e Juve, brave a variare in corsa senza problemi, occorre una crescita generale dei ragazzi, ogni cosa passa dalla disponibilità e dalla qualità dei giocatori. A gennaio sapremo veramente chi siamo. Sono qui da poco, e domenica inizia il campionato. Col mio staff dobbiamo inevitabilmente stare attenti anche all’intensità degli allenamenti. Se non gestiamo bene l’aspetto fisico, tra un mese potremmo avere tanti infortuni".
Icardi? Deve sempre mettersi in discussione: "Mauro ha solo 23 anni e ha segnato tantissimo. Lui sa che non è solo merito suo, ma di tutta l’Inter. Ogni giorno deve arrivare qui per diventare un giocatore migliore, in campo e fuori, curando pure il cibo e ogni altra cosa che possa alzare l’asticella del rendimento personale. Questa è la mentalità giusta. Anche Messi non smette mai di mettersi in discussione. Il giorno in cui pensi di aver raggiunto il top allora sei finito. I movimenti di Icardi sono già fantastici, magari a volte deve capire che è meglio proteggere la palla e giocare semplice, per l’interesse della squadra. In ogni modo, ho visto in lui tanta energia negli allenamenti e nella gara col Celtic: mi è piaciuto vederlo felice nel servire l’assist a Candreva. Ovviamente vuole segnare, ma può fare la differenza in tanti modi. Dai, sono molto contento di Mauro, è il capitano, sa come voglio che lavori. Deve giocare per la squadra, e segnerà tanti gol".
Banega dove giocherà? "È un giocatore fantastico. Dobbiamo metterlo nelle migliori condizioni tattiche possibili. Sarà molto importante, perché fa la differenza quando ha la palla fra i piedi. Può fare tutto, ha grande intelligenza: bene a ridosso di Icardi, ancora meglio qualche passo indietro, bravo pure da regista. Con la nazionale argentina gioca a centrocampo, da interno, nel Siviglia faceva tutti i ruoli, e in Copa del Rey, contro il Barcellona, marcava addirittura Iniesta. Ha una qualità fantastica, è ciò che ci serve. Uomini come lui, Candreva e Perisic sono fondamentali, perché io amo la gente che sa giocare la palla a prescindere". La Juventus è la squadra da battere? "È una grande squadra, la rosa è eccezionale. Hanno messo dentro Higuain, allo stesso tempo è partito Pogba. Dobbiamo capire come giocherà a centrocampo, e non è così sicuro che sia più forte dell’anno scorso. Grandi nomi sì, ma non sappiamo ancora se i grandi nomi sapranno anche essere squadra".
Obiettivo? "Entrare in Champions, non ci sono storie. Il resto dobbiamo vederlo, comunque ci proveremo. Con una buona organizzazione e con la giusta mentalità si può ottenere qualsiasi cosa nel calcio. Sarà comunque durissima su tutti i fronti, perché Roma, Napoli, Lazio, Fiorentina e Milan sono ottime squadre e vanno rispettate". Milik del Napoli è un altro degli attaccanti svezzati da de Boer: "Può fare molto bene. Attaccante vero, è più adatto al 4-4-2, ha energia e qualità, è uno dei migliori sinistri in Europa. Potrebbe aver problemi nel 4-3-3, però è giovane e può migliorare. La sua velocità non è delle più alte, ha comunque grandi margini: se fosse anche veloce costerebbe quanto Higuain...".