Vede la foto di Boskov e la voce si ferma. Strano, per lui che sembra avere la risposta sempre pronta. Occhi commossi e Trapattoni che deve correre "in aiuto", non ci vuole molto per capire che Vujadin, per Sinisa Mihajlovic, è stato più di un maestro. Alla Domenica Sportiva l'allenatore del Milan si racconta, senza filtri come piace a lui. C'è tempo anche per i sorrisi quando gli Autogol lo imitano, sorridono pure gli occhi quando sullo schermo passano i volti dei tifosi rossoneri che sabato entravano a San Siro: "Uomo vero, diretto, schietto. E grande allenatore" sono tutti d'accordo. Voci all'unisono che si stringono intorno a lui, Miha che adesso più che mai ha in mano il Milan. Chi frequenta Milanello assicura che un'armonia così non si respirava da tempo, che l'unità che ha saputo creare Sinisa è forte. Ed il campo, in qualche modo, sta restituendo il favore.
"A me le sfide piacciono, e per questo non ho mai smesso di aver fiducia in me stesso. Ci sono stati momenti difficili sì, ma sono sempre stato sereno": il terzo posto è là davanti, obiettivo mai nascosto. Quasi a braccetto con l'Inter che rappresenta parte del suo passato sì, ma che non è mai stata un problema. Perché è vero, "non ho potuto insegnare ai miei giocatori cosa vuol dire giocare per il Milan - confessa - ma ho potuto trasferire loro il rispetto che ho provato da avversario". Miha sorride anche quando sullo schermo appare Mancini, "è grazie a lui che faccio questo lavoro". Boskov, Mancini e... Berlusconi.
Rapporto difficile? Proprio no, "un bel rapporto e grande ammirazione per lui, sono orgoglioso di essere arrivato qui. Mi ha dato il suo Milan in mano e mi ha lasciato libero di decidere anche se a volte non siamo d'accordo, è sempre rispettoso verso di me ed entrambi vogliamo portare in alto il Milan. Non smetterò mai di ringraziarlo perché mi ha voluto e per me è un onore andare a cena da lui e parlare, tanto. Calcio e politica, perché è stato il politico più importante in Europa degli ultimi 20 anni. E poi... qualche barzelletta sì", per il buonumore non fa mai male. Rigido in campo e buongustaio a tavola, così Sinisa ha costruito tante certezze del suo Milan. Col gruppo a cena due volte, una anche con lo staff al completo. Perché una squadra mica viva di solo pane e campo, anzi. Lui, a Milano, non nasconde la passione per la cucina. Cliente affezionato di un ristorante, italiano, in cui lavora un cameriere serbo. "La cucina italiana è la migliore del mondo, ma la nostalgia di casa si sente spesso. E allora lo chiamo 2-3 giorni prima e gli faccio preparare piatti tipici slavi". Leggeri? "No, difficili da digerire e costringono a bere tutta la notte". Acqua ovviamente, gazzosa e champagne li ha già lasciati al giudizio del suo Milan.
Cibo e fede, che lo sostengono ogni giorno. Un viaggio a Međugorje dove "mi sono sentito come un bambino appena nato", e neppure qui si sforza a nascondere le emozioni. Perché gli uomini veri, quelli schietti e sinceri, sono così: non serve fare il duro sempre, solo quando è necessario. Torna ad esserlo, scherzando, quando riguarda le punizioni sue e quelle di Pirlo: "Bravissimo. Il migliore, dopo di me..." ride Sinisa. Che poi aspetta Balotelli ed applaude El Shaarawy, talento scivolato via dal suo Milan ed ora arma in più della Roma per il terzo posto. Già, ironia del destino: un altro passato che ritorna presente. È la storia della sua vita: come l'Inter, come Mancini, come Boskov. "Mihajlovic è uomo che fa il duro e che sorride", parafrasato - per Sinisa - non suona poi così male.